La Stampa, 8 maggio 2021
Ombre cinesi su Big Pharma
Quante cose riesce a fare un parassita minuscolo e “cattivo” come il Coronavirus! Non solo si inserisce in alcuni dei punti più vulnerabili del corpo umano, non solo costringe miliardi di persone a cambiare abitudini e a praticare il “distanziamento sociale” ma sta anche scardinando i meccanismi del capitalismo globale, ponendone in dubbio la capacità di essere la base dello sviluppo futuro. Lo dimostra l’aspro dibattito in corso sulla somministrazione mondiale dei vaccini e la loro quasi gratuità per i paesi più poveri.
Questi, secondo il presidente americano Joe Biden, dovrebbero essere posti in grado di produrli da soli, senza pagare alcun brevetto. Non solo per amore del nostro prossimo ma anche perché, finché il Coronavirus continuerà diffondersi e a presentare nuove varianti, nessuno, neanche i vaccinati dei paesi ricchi, potrà dirsi veramente guarito ma solo temporaneamente “non infetto” e ancora vulnerabile.
Una solidarietà “obbligata” in altre parole. E proprio per questo i grandi produttori hanno ricevuto somme ingenti dai loro governi e da benefattori privati: si può stimare in almeno 4-5 miliardi di dollari il totale versato ai tre maggiori produttori americani di vaccini per finanziare una ricerca sicuramente efficiente che ha dato rapidissimi risultati. Sono bastate 15-20 settimane per vaccinare – almeno con una delle due iniezioni necessarie per quasi tutti questi prodotti – ben più di metà della popolazione britannica e israeliana nonché un quinto-un terzo di quella dell’Europa Occidentale con una forte caduta dei contagi e della mortalità.
E qui arriva la proposta di Biden di non far guadagnare i grandi produttori sulla ricerca finanziata dal governo che ha fatto sobbalzare i grandi delle Borse. Oggi la proprietà intellettuale è una delle basi della ricchezza, che si tratti dei fumetti di Walt Disney, di microchip ultramoderni, di un brano musicale o, appunto, dei vaccini efficaci contro il COVID-19. Negli ultimi decenni, la pressione dei produttori-innovatori ha fatto aumentare il periodo di validità dei brevetti e la loro possibilità di venderli.
Senza la proprietà intellettuale, nessuno è stimolato a far ricerca, ma quest’assenza di stimoli paradossalmente vale anche se la proprietà intellettuale dura troppo lungo scoraggiando possibili nuovi concorrenti. Forse non è un caso che la Cina abbia “militarizzato” la ricerca sui vaccini, affidandola all’Accademia Militare di Scienze Mediche.
Ed è proprio l’ombra della Cina che può aver stimolato Biden a intervenire pesantemente contro i produttori di vaccini con atteggiamenti ostili agli scambi con Pechino forse ancora più duri di quelli di Trump, scoraggiando collaborazioni troppo intense che potrebbero compromettere la supremazia americana. Nel marzo scorso, a esempio, Facebook ha rinunciato a costruire un cavo Internet sottomarino tra la California e Hong Kong per la paura del governo che potesse essere usato a scopi spionistici. E gli Stati Uniti fanno il possibile per tenere legata a sé l’Unione Europea e criticano duramente il nuovo gasdotto North Stream che dovrebbe collegare Russia e Germania.
Il Coronavirus, insomma, si è inserito nello scontro tra le grandi strategie industriali che determineranno il nostro futuro e le “catene del valore”, che permettono a imprese di tutto il mondo di partecipare ai grandi progetti industriali sono tutte sotto tensione. La scarsità di microprocessori che sta rallentando ovunque la produzione di mezzi di trasporto. Altro che pacifica convivenza a vantaggio di tutti! Il virus sta trovando un terreno favorevole non solo nelle condizioni ambientali ma anche nel surriscaldamento delle controversie economiche e politiche.