La Stampa, 7 maggio 2021
Gli ostacoli sulla via di Joe
Per ora è un coro di sì, ci sono tutti i leader europei – compreso Draghi, ovviamente – in arrivo a Porto per il primo vertice in presenza dopo la lunga stagione delle riunioni virtuali online. Tutti o quasi, dato che la Merkel ha fatto sapere che non ci sarà, motivazione ufficiale dell’assenza la gravità dell’emergenza Covid in Germania che non le consente di allontanarsi (e sta lentamente logorando il governo tedesco, vicino alle elezioni del 26 settembre).
La proposta del presidente Usa Biden di cancellare i brevetti dei vaccini anti-virus, per allargarne la produzione e consentirne una più facile distribuzione mondiale è basata sull’idea che solo una completa e rapida vaccinazione dei Paesi più deboli possa portare alla definitiva sconfitta del Covid. Non a caso Biden ha accelerato di fronte all’aggravarsi della crisi indiana, che rischia di sfuggire di mano alle autorità locali. Ma prima di aver ragione delle resistenze delle maggiori case farmaceutiche e ottenere dall’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) un nuovo sistema di regole che consenta di mettere in pratica il piano Biden, la sensazione è che passerà del tempo.
Vale la pena di cogliere, nel «ni» tedesco, la sostanza politica tutta merkeliana: la Cancelliera non è affatto contenta di questa svolta filo atlantica e filo americana dell’Unione europea, che segue gli anni di confusione di Trump, gli slittamenti filo cinesi e filo russi, e finirà col sottolineare il declino della leadership continentale della Merkel, ormai sul viale del tramonto.
Chi invece è soddisfatto, seppure con la sua solita cautela tenda a contenere l’entusiasmo come qualsiasi altra reazione emotiva, è Draghi. In assenza della Cancelliera, sarà lui il protagonista del vertice di Oporto destinato a segnare il recupero, in molti casi il ritorno di un asse preferenziale con gli Stati Uniti. Anche se non c’è da aspettarsi chissà quali conseguenze, almeno per il futuro prossimo, perché Biden ha i suoi problemi in casa, con l’America ancora spaccata, e una certa difficoltà ad allontanarsi del tutto dall’impianto sovranista di Trump. Al momento si tratta di condividere la convinzione che solo la sconfitta globale del Covid darà il via alla ripresa economica. E su questo Draghi è perfettamente d’accordo.