Corriere della Sera, la Repubblica, 7 maggio 2021
Albertini spiega perché non si ricandida (due interviste)
Maurizio Giannattasio per il Corriere della Sera
Gabriele Albertini, l’altra volta ci sono voluti quattro no prima che lei dicesse sì alla candidatura. Non è che bisogna insistere?
«Questa volta ho detto un solo no. Subito. Salvini mi ha chiesto di prendere un po’ di tempo e rifletterci. È stato talmente generoso nelle sue lodi che ho accettato. Ma gli ho anche chiesto di capire quale fosse la posizione di Berlusconi. Non lo avevo più sentito da quella volta in cui mi aveva offerto il massimo che un leader può offrire a un suo adepto: il ministero che volevo e un posto sicuro al Senato».
In cambio di?
«Rinunciare alla mia candidatura alla presidenza della Lombardia con Scelta civica dopo che era stato siglato l’accordo con la Lega che prevedeva la candidatura di Maroni e il premio di maggioranza al Senato. Sarebbe stato conveniente accettare, ma ho fatto una scelta di lealtà verso Monti. Berlusconi si è giustamente risentito e ha pensato a un tradimento».
Quanto ha pesato la freddezza di Berlusconi sulla sua mancata ricandidatura?
«Mi era stato riferito che avrebbe preferito Maurizio Lupi e che lo avrebbe sostenuto anche economicamente per la sua campagna elettorale. Mi ha assicurato che la frase non è mai stata pronunciata».
C’è stata freddezza o no?
«La freddezza era riferita alla frase che mi hanno riportato, non a quello che ho colto nella conversazione con lui. Poi mi permetta una metafora da amante della Formula 1: se a Colin Chapman stava antipatico Jochen Rindt che però faceva i tempi migliori e diventava campione del mondo, la macchina gliela si dava lo stesso».
Il sondaggio della Ghisleri. È vero che si augurava un risultato peggiore?
Prima di rispondere Albertini sfoglia l’ultimo sondaggio di Eumetra, 2.000 interviste. Lo dà in vantaggio di tre punti rispetto a Sala: 50 a 47. «A Mannheimer, che conosco da anni, ho chiesto se si stava inventando un oscar alla carriera per il suo amico. È il terzo sondaggio di Eumetra che mi dà in vantaggio. Nel sondaggio della Ghisleri sono dietro a Sala di 3,6 punti, ma 1 o 2 punti dipendono dal fatto che la candidatura era solo virtuale. Certo, se fosse andato peggio mi avrebbe messo più tranquillo. Invece uno mi dà vincente e l’altro quasi vincente…».
Il rapporto con Silvio
Parlando con Berlusconi non ho avvertito freddezza nei miei confronti
Ci sono margini per ripensarci?
«Non credo proprio. Quando mia moglie Giovanna ha capito che gli attestati di stima, gli sms di sostegno, le telefonate di due ex presidenti del Senato, di un presidente della Camera, di un cardinale, di un generale a quattro stelle e persino di Tremonti, mi stavano facendo perdere la testa, è intervenuta e mi ha impedito di finire nel baratro. “Non ti sognare neanche lontanamente di fare quella vita lì, questi sono gli anni della nostra serenità”. Non so chi potrebbe convincere mia moglie. Forse se ci fossero ancora Montanelli e il Cardinal Martini, ma non credo…».
A Salvini ha detto che avrebbe voluto come vicesindaco, Beppe Sala?
«Assolutamente no. Come non gli ho detto che la mia sarebbe stata una campagna molto assertiva perché non condivido molte scelte di questa amministrazione. La sostenibilità ambientale non si fa con i monopattini e le piste ciclabili ma con la ricerca, lo sviluppo e l’industria. Il modesto amministratore di condominio ha fatto tre depuratori, due termovalorizzatori e avrebbe messo le auto sottoterra, allargato le strade e migliorato la qualità dell’aria se chi è arrivato dopo non avesse bloccato tutto».
Giriamo la domanda. Se glielo avesse detto in anticipo, Salvini l’avrebbe candidato lo stesso?
«Non lo so. Mi sono sentito di affermarlo perché c’è una situazione diversa da sempre. Questo è il terzo dopoguerra e non dimentichiamolo mai che Salvini ha aderito al governo Draghi. Semmai è da chiedere alla Meloni se sarebbe stata d’accordo».
Il sindaco Sala ha risposto con una battuta: «Farò di tutto per convincere Albertini a votarmi».
«Mi rammarico che Sala abbia banalizzato la mia proposta rifugiandosi in una battuta ridicola che non mi ha fatto assolutamente ridere perché l’argomento è terribilmente serio. È la “sfida del vincitore per la concordia”. Ripropongo la sfida e invito il sindaco a rispondermi. Se Sala fosse riconfermato si sentirebbe autorizzato a fare scelte così gigantesche come investire i 20 miliardi del Pnrr senza coinvolgere l’altra metà di Milano? Sei capace di farlo? I tuoi partiti non vogliono e tu hai la forza per opporti? Sei legato alla sedia? Sei capace di metterla in gioco per fare una scelta giusta e necessaria per tutta la cittadinanza?».
Salvini dice che lei darà una mano alla campagna. Come? Con una lista?
«Se ci fosse un candidato credibile sono pronto ad aiutarlo sempre che mi venga richiesto. Anche con una lista».
Andrea Montanari per Repubblica
MILANO – Gabriele Albertini, non è che si è ritirato per non passare per il candidato del solo Salvini?
«Dal punto di vista psicologico, questo argomento ha pesato in modo insignificante. Era ridicolo che finisse tutto in un calderone. Prendiamo il caso di Bertolaso. Uno cui, con la sua storia, già l’altra volta avevano tirato un bidone a Roma. È chiaro che davanti a una situazione come questa uno dice: trovatene un altro».
Lei si è chiamato fuori, ma le piacerebbe come candidato Maurizio Lupi che è stato suo assessore?
«Io mi sono chiamato fuori dalle scelte e non voglio influenzare le decisioni in questo momento. Quando ci sarà il candidato deciderò. E se me lo chiederanno, non escludo la possibilità di presentare una lista».
No a candidato sindaco, ma sì a consigliere comunale?
«Non lo escludo, oggi non ho altri incarichi. Dico solo: parliamone. Nel caso è ovvio che farei il consigliere comunale.
Altrimenti sarebbe come dire: armatevi e partite. Mi dicono che la mia lista potrebbe valere il 5% solo con il nome».
Doveva fare il candidato del centrodestra a Milano e invece ora fa addirittura un endorsement al sindaco Sala?
«Quello che ha detto Beppe Sala è una cialtronata. Il suo naso si sta allungando un po’. E non può fare finta di non saperlo. Il mio non era un endorsement, chi ha capito così è caduto in un equivoco».
Cioè?
«La mia era una sfida per la concordia che un sindaco vincitore dovrebbe fare al perdente in un momento come questo. Tutt’altra cosa rispetto a un endorsement. Altrimenti è una interpretazione meschina.
Quando si pensa che Milano deve risorgere dalle condizioni in cui si trova adesso non si può pensare solo all’emergenza per la pandemia, ma anche a quella economica».
Quindi?
«La sfida ora la rivolgo a Sala. Nel caso rivincessi, saresti capace di fare altrettanto? O seguiresti le scelte dei partiti che ti appoggiano senza tenere conto dell’altra metà? Prenderla come un endosement è una battuta che abbassa il livello».
Esclude la possibilità convincersi a votarlo?
«È una ipotesi fuori discussione. Solo se, per assurdo, il centrodestra proponesse un candidato inconcepibile».
Torniamo a lei e al suo no. Che cosa è successo?
«Mia moglie mi ha detto che le avrei fatto del male, ma forse Berlusconi non ricorda con piacere quando ho rifiutato la sua proposta di un posto al Senato e da ministro, se avessi rinunciato solo per convenienza alle candidatura alle Regionali lombarde del 2013.
Forse quello ha pesato. Ma quando si devono prendere voti vanno sempre bene i cirenei onesti».