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 2021  maggio 07 Venerdì calendario

Carini, il paese che ha paura del vaccino

Seduto nella piazza principale di Carini – 40mila abitanti a 16 chilometri da Palermo – Mario Davì recita il manifesto del libero cittadino no-vax: «Io non mi faccio nessuna puntura – dice Davì, 70 anni, ex collaboratore scolastico – sto bene e non ho intenzione di avvelenarmi. Conosco un amico che col vaccino è finito lo stesso all’ospedale». Una posizione, la sua, che nel piccolo comune – un agglomerato di cemento che si affaccia sul mare – non è affatto isolata tanto che il sindaco Giovì Monteleone, rieletto in autunno, ha iniziato una campagna sui social per chiedere ai concittadini di fidarsi della scienza: «Vaccinatevi» scrive nei post.Ma i numeri fotografano chiaramente che prevale invece la paura: si sono vaccinati solo tremila dei circa 60 mila residenti del distretto sociosanitario di Carini che comprende anche i comuni di Capaci, Isola delle Femmine, Cinisi e Torretta. Appena il 5%. Una fuga di massa insomma, che il sindaco sta cercando di frenare anche spingendo l’Asp a realizzare un hub vaccinale più vicino di quelli di Cinisi, a 12 chilometri, e Palermo, a 16: una possibilità – realizzarne uno in un centro commerciale proprio all’uscita del paese – è sfumata da pochi giorni per questioni logistiche. «Abbiamo solo un piccolo hub da due postazioni a Cinisi, 12 chilometri da qui, che garantisce però solo AstraZeneca – dice il sindaco – L’alternativa è la Fiera di Palermo che a tutti, soprattutto agli anziani, sembra troppo lontana. Qualcuno si è vaccinato lì e sfugge ai conteggi ma la verità purtroppo è che sono in tanti a non essersi ancora convinti che l’unica strada è immunizzarci».L’ultima vittima di Covid nel paese che è stato zona rossa fino a fine aprile, con picchi di 300 positivi a settimana, risale a una settimana fa. «Ma qui il vaccino continua a fare più paura della malattia» dice Francesca Genova, farmacista nella piazza del paese da 38 anni. A terrorizzare è soprattutto AstraZeneca. «Tutto ma non quello» dice Santino Misseri, mentre spazza il portico del bar dove lavora come impiegato, mentre al banco della farmacia, la dottoressa Genova prova a convincere una cliente che fa spallucce: «Se mi propongono AstraZeneca me ne torno a casa». È quello che ha fatto la signora Antonia che col marito Antonio Randagio aveva prenotato la dose alla Fiera di Palermo. Randagio è appena tornato e in piazza racconta agli amici, seduti sulle panchine a posti alternati, che appena hanno detto alla moglie che non potevano farle né Pfizer né Moderna. lei ha girato i tacchi e ha deciso di aspettarlo in macchina. «Io mi sono vaccinato ma lei non ne vuole sapere». La piazza, che anche in zona rossa è rimasta il punto di incontro per le chiacchiere pomeridiane, si divide. C’è chi, come il signor Pietro, non ha avuto dubbi e ha offerto il braccio «per godermi gli amici in serenità». Chi, come Benedetto Davì, si è convinto solo grazie all’insistenza del medico di base: «Mi ha detto che se non mi vaccino, e finisco in ospedale col Covid, dalla rianimazione non esco».Il ruolo dei medici di base diventa determinante : Valeria Di Gesaro ha lavorato anche il Primo maggio per vaccinare in casa una decina di pazienti fragili e over 80. «Riceviamo poche dosi ma quando ci arrivano cerchiamo di sfruttarle tutte», dice. «Il paradosso è che chi può non si vaccina e chi vorrebbe non può. L’Italia è un paese di fragili, ma di fragili d’animo».