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 2021  maggio 07 Venerdì calendario

I romani che combattono tra i filorussi del Donbass

Decine di mercenari e volontari italiani provenienti sia dall’estrema destra che dall’estrema sinistra, che imbracciano le armi e vanno a combattere nell’Est dell’Ucraina, in Donbass, a sostegno dei separatisti filo-russi e dei militari infiltrati da Mosca in una guerra che dal 2014 ha causato più di tredicimila vittime e oltre trentamila feriti. L’ultimo ad essere arrestato dai carabinieri del Ros è G. R, un giovane ventottenne di Messina reclutato nel 2016, e che sarebbe legato alla galassia di estrema destra e in particolare al ricercato Andrea Palmeri, detto il generalissimo, su cui pende un mandato di arresto europeo. Ma non ci sono solo mercenari di destra e avventurieri nella complessa rete di fiancheggiatori e combattenti italiani: esiste anche un filone di estrema sinistra ramificato in tutta Italia e che anche a Roma ha un gruppo di militanti molto attivo.
A SAN LORENZO
In particolare nel quartiere San Lorenzo è presente un nucleo di estremisti di sinistra che aderisce al comitato per il Donbass Antinazista. Si fecero notare nel maggio 2015, quando organizzarono una parata per la morte di Aleksey Mozgovoy, il comandante della Brigata Prizrak. Alla sfilata parteciparono membri di Patria Socialista, una organizzazione che si rifà agli arditi di sinistra della prima Guerra Mondiale. Sul loro sito si vendono magliette con raffigurato un fucile mitragliatore Ak-47 e la scritta Novorossia’ (Nuova Russia), l’entità geografica che comprende le due repubbliche separatiste. Tre anni fa il ministero degli Interni ucraino ha trasmesso all’ambasciatore d’Italia a Kiev, Davide La Cecilia, un elenco di cittadini italiani che avrebbero fatto parte di reparti combattenti in Donbass, con la richiesta di avviare indagini congiunte tra i due paesi. Nella lista di nomi si trova, tra gli altri, Alberto Fazolo, romano, iscritto all’ordine dei giornalisti del Lazio, entrato illegalmente in territorio ucraino dalla Russia nel luglio 2015. Fazolo ha una incredibile somiglianza con il Comandante Nemo, membro italiano della InterUnit e coautore, insieme a Fazolo, di un libro sul Donbass. La InterUnit è l’unità militare che riunisce tutti i combattenti internazionali confluiti nell’Est dell’Ucraina a supporto delle milizie filo-russe. Una struttura all’interno della Brigata Prizrak, fondata e a lungo guidata da Aleksey Mozgovoy, ucciso nel 2015 con un ordigno improvvisato in un attentato dalle circostanze mai chiarite.
Gli investigatori stanno indagando per ricostruire l’organizzazione che da anni invia mercenari in sostegno delle cosiddette repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. Questa inchiesta porta a individuare solo in parte la complessa rete di sostegni, sia di tipo economico che di reclutamento vero e proprio, che si muovono sul territorio italiano.
LA RETE DEI RECLUTATORI
Lo scorso ventinove aprile, questa volta a Sassari, gli investigatori della Digos di Cagliari, in collaborazione con l’Ucigos, effettuano l’operazione Lone wolf, notificando a Luigi Frau, ex poliziotto, il provvedimento di divieto di espatrio. Voleva tornare in Donbass a sparare. L’ex agente è indagato per il reato di arruolamento e addestramento con finalità di terrorismo. Nel 2018 un’altra inchiesta sulla rete di reclutatori e combattenti, questa volta della magistratura di Genova, porta alla condanna di Antonio Cataldo, Olsi Krutani (condanna a due anni e otto mesi) e Vladimir Verbitchii, moldavo residente a Parma (un anno e quattro mesi). Del gruppo facevano parte altre persone, di fatto irreperibili, tra i quali Andrea Palmeri, Gabriele Carugati detto Arcangelo, e Massimiliano Cavalleri detto Spartaco. Cataldo nell’agosto 2011 viene liberato dai ribelli in Libia da un carcere di Tripoli insieme ad altri due soldati di ventura. I tre avevano tentato di farsi reclutare nelle file dei sostenitori di Gheddafi ma vengono scambiati per spie e arrestati.
LA LISTA
Nella lista trasmessa dagli ucraini al nostro ambasciatore a Kiev, oltre al nome del già citato Fazolo, si leggono quelli di vari esponenti dell’estrema sinistra italiana: Edy Ongaro, detto Bozambo, residente in provincia di Venezia, Giampietro Simonetto, anche lui veneto, condannato in appello nel 2010 al processo conto le Nuove Br per acquisto illegale di munizioni e Riccardo Sotgia, originario di Sassari. Tutti avrebbero fatto parte della Brigata Prizrak,