il Fatto Quotidiano, 7 maggio 2021
L’Ue vuole annacquare il vino
“Enoi je dimo, e noi je famo, c’hai messo l’acqua e nun te pagamo”. Pur essendo romano (e romanista), è difficile immaginare Mario Draghi perdere il suo aplomb, vestire i panni di uno dei “ragazzi fatti cor pennello” protagonisti dello stornello romanesco La società dei magnaccioni e gridare ai signori dell’Unione europea “Oste! Portace n’antro litro”. Specialmente se annacquato. Perché è proprio questo il “miracolo” che vogliono fare dalle parti di Bruxelles: non trasformare l’acqua in vino, come fece Cristo, ma versarcela direttamente dentro, come se stessimo parlando di una romanella qualsiasi rimediata in una fraschetta di serie b.
Sembra uno scherzo, ma il tema è serio. E a lanciare l’allarme è la Coldiretti, che denuncia un documento all’attenzione del Consiglio dei ministri Ue per la “dealcolazione parziale e totale dei vini”. Tradotto: vogliono abbassare il grado alcolico del vino per “preservare la salute dei cittadini europei”. La proposta, spiega l’associazione di categoria, “prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine”. Un “inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino”. In realtà, la proposta fa a pugni con altre normative europee, anche piuttosto stringenti. L’aggiunta di acqua al vino è assolutamente vietata in fase di produzione e imbottigliamento. Inoltre, in Europa esiste una rete di sicurezza delle denominazioni d’origine dei vini, che permette alle bottiglie di potersi fregiare del titolo “doc”. E queste norme non prevedono certo l’aggiunta di acqua per “dealcolizzare” il nettare di Bacco. Tutt’altro. Secondo Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, questa proposta è una “deriva pericolosa che rischia di compromettere la principale voce dell’export agroalimentare nazionale”, un settore che “complessivamente sviluppa un fatturato di oltre 11 miliardi in Italia e all’estero”. Quello dell’acqua nel vino, d’altronde, non sarebbe la prima modifica della “ricetta” ufficiale: in alcuni Paesi del nord Europa è permesso il cosiddetto “trucco della cantina”, ovvero l’aggiunta dello zucchero per rendere effervescente lo spumante (che tale non è). “Eh, ma così so’ bboni tutti”, risponderebbe l’avventore tipico degli stornelli romaneschi.