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 2021  maggio 07 Venerdì calendario

Ilpunto sul caso Rousseau-M5s

Arrivati a questo punto, anche la soluzione più semplice – azzerare tutto e rifare una nuova associazione per chiudere i conti in sospeso tra i 5Stelle e Rousseau – è altrettanto lastricata di guai. Perché non basta rifondare un altro Movimento, se non riesci a chiudere quello vecchio. E senza Casaleggio, il vecchio M5S chiudere non si può. Così, nella riunione via Zoom di mercoledì, Giuseppe Conte ha ragionato coi maggiorenti grillini su un’exit strategy che esautori la casa madre milanese da ogni velleità futura.
Tradotto: se anche l’ex premier rifacesse il partito da zero, non si può scongiurare il rischio che Casaleggio – che andò insieme a Luigi Di Maio a depositare dal notaio gli atti dell’attuale associazione – possa continuare a usare il nome del Movimento stesso. “Lui, come Grillo e Di Maio, può vantare diritti sul simbolo”, ammettono dai 5Stelle, pur aggiungendo che (senza Di Battista) la lista Casaleggio sarebbe ben poco attrattiva. Ma è comunque un rischio che nessuno si sente di sottovalutare: motivo in più per togliere al manager di Rousseau ogni paternità sulla creatura fondata dal padre. Ieri Conte ha chiuso ogni possibile trattativa: “Casaleggio per legge è obbligato a consegnare i dati degli iscritti al Movimento, che ne è l’unico e legittimo titolare. Su questo c’è poco da scherzare – ha detto a Repubblica – perché questi vincoli di legge sono assistiti da solide tutele, civili e penali”. Insiste, Conte, su “tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi”, a cominciare dalla richiesta di intervento al Garante della Privacy. Ma resta lo scoglio dell’attuale rappresentanza legale del Movimento, dopo che un pronunciamento del tribunale di Cagliari ha azzoppato il ruolo di Vito Crimi, il capo politico reggente a cui ora tutti gli espulsi minacciano di chiedere i danni, perché ritengono non avesse il titolo per cacciarli. E resta soprattutto lo scoglio della data della rifondazione M5S che non può certo aspettare i tempi della giustizia e delle Authority: senza considerare che il parere sulla privacy (che di solito si occupa di Pubblica amministrazione) anche se arrivasse nel giro di qualche settimana, non sarebbe in alcun modo vincolante da un punto di vista giuridico.
Conte però ha fretta: “Abbiamo predisposto tutto per partire. Siamo pronti. Questa impasse sta rallentando il processo costituente ma non lo bloccherà. Verrà presto superata, con o senza il consenso di Casaleggio”. Il consenso, va detto, è una chimera a cui nessuno crede più: “Ora Davide si sente ancora più forte”, avverte chi lo conosce bene. Figuriamoci dopo che ieri la (ri)candidata sindaca M5S a Roma, Virginia Raggi, ha scelto proprio la piattaforma “nemica” per il percorso che porterà gli iscritti a scrivere con lei il “programma partecipato” per la prossima consiliatura.