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 2021  maggio 07 Venerdì calendario

Le prigioni di George Pell

George Pell “Diario di prigionia” (Cantagalli, 448 pagine, 25 euro) è il racconto in prima persona del cardinale australiano incarcerato con l’accusa di abusi sessuali su minori. Una vicenda da cui uscirà poi completamente scagionato. Il libro percorre un arco di tempo che va dal 27 febbraio 2019 quando Pell entra in prigione in attesa della sentenza di condanna al 13 luglio successivo con il porporato che aspetta l’esito del ricorso in appello alla Corte Suprema del Victoria. Gli estratti di questa pagina si riferiscono al 27 febbraio 2019 e al 13  marzo 2019, giorno in cui il cardinale è condannato a 6 anni di carcere.
Per quanto abbia dormito bene negli ultimi mesi, la scorsa notte mi ci è voluto più tempo per riuscire ad addormentarmi, e mi sono svegliato prima della sveglia delle 6:00. Messa, come al solito, nella sala da pranzo dei McFarlane, impreziosita dai ritratti del Duca di Wellington, di W.G. Grace, e di Victor Trumper, che forse non hanno mai assistito tutti i giorni alla Messa. Ho scelto la Messa votiva della Beata Maria Vergine del Rosario, perché durante questo lungo travaglio mi sono posto sotto la sua protezione.Ci vorrà più tempo di quanto sperassi, ma mi sento ancora protetto. Del resto, tutte le altre accuse pretestuose sono naufragate.
Hanno partecipato Joseph e Susan Santamaria, insieme alla figlia Helen da poco tornata da Londra, per esprimermi la loro vicinanza. Chris Meney è arrivato ieri sera, e dopo la Messa e la colazione Tim [McFarlane] ci ha accompagnato in tribunale. Pubblico molto ostile, soprattutto un poveretto, di mezza età, che aveva il volto deformato dalla rabbia. Mi domando che cosa gli abbia fatto la Chiesa.
La maggior parte dei presenti erano però giornalisti. Durante l’attesa – ero in anticipo – ho intuito che Paul [Galbally] avesse brutte notizie, infatti mi ha comunicato che non ritenevano utile chiedere questo pomeriggio stesso la libertà provvisoria in Corte d’Appello. Ho voluto aspettare di sentire anche il parere di [Robert] Richter e di Ruth [Shann], poi ho acconsentito. Potrei essere in carcere già nel pomeriggio. Il dibattimento è stato in gran parte surreale e kafkiano, come per esempio quando il giudice ha elencato i vari motivi in base ai quali il fatto fosse inverosimile, e ha poi tentato di ipotizzare il mio movente! Secondo Ruth, persino il procuratore – e sappiamo bene quale sia l’idea del giudice – mi riteneva innocente. Disposta la custodia, sono stato perquisito da due guardie filippine, che sono state entrambe rispettose. Uno dei due mi ha detto che si era seduto in aula per seguire il caso e che sapeva fossi innocente, mentre i tre membri del servizio di protezione che si erano occupati di noi durante le udienze mi hanno fatto i loro auguri, e mi hanno detto che erano contenti di avermi conosciuto. A quanto pare, persino David Marr
ha confidato a Denis Shanahan e a Richter che non mi riteneva colpevole! Ho quasi dimenticato di fare l’inchino davanti al giudice prima di abbandonare l’aula.
Lungo il tragitto fino al centro medico mi hanno tenuto in manette. All’arrivo, sono stato sottoposto a una serie di registrazioni e a un approfondito questionario medico. Sono stati tutti gentili, nonostante le lunghe attese trascorse dietro a porte chiuse a chiave. Dal momento che mi hanno valutato in certa misura a rischio di possibile autolesionismo, mi hanno tenuto sotto costante osservazione per tutta la notte. Tra gli altri detenuti, che non avrei visto, ciascuno nella propria cella, c’era una donna che di tanto in tanto piangeva (o così mi sembrava), e poi un altro ancora o altri due che gridavano in preda all’angoscia e continuavano a bestemmiare. Ho ricevuto soltanto un paio di menzioni d’onore.
Ero abbastanza stanco, quindi ho dormito profondamente fino a quando non sono stato svegliato dalla guardia. Ho provato a recitare il mio solito rosario per riaddormentarmi, ma sono riuscito soltanto ad assopirmi un po’. In ogni caso, è un sollievo che la giornata sia finita. Mi trovo ora nella quiete che c’è nell’occhio del ciclone, mentre la mia famiglia, gli amici e la Chiesa universale devono affrontare il tornado.
Dio nostro Padre, concedimi la forza di superare tutto questo, possa la mia sofferenza essere associata alla redenzione del tuo Figlio Gesù per la venuta del Regno, per la riparazione di tutti coloro che sono stati vittime della piaga della pedofilia, per la fede e per il bene della nostra Chiesa, e soprattutto per la saggezza e il coraggio dei vescovi, che devono condurci fuori dalle oscure tenebre verso la luce di Cristo.