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 2021  maggio 07 Venerdì calendario

Periscopio

Scioccati, scocciati, cocci. Dino Basili, Studi cattolici.
I giovani, nell’urgenza di vivere, possono solo utilizzare il materiale che hanno. E credono che il mondo cominci con loro e che essi lo stiano inventando. Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia, 1979.
Siamo vicino al fondo per credere alle segreterie politiche che puntano il dito contro un organismo, la Rai, che è esclusivamente cosa loro. Gabriele Canè. QN.
Al mattino, da Myrta Merlino all’Aria che tira, su La 7, Paolo Romani è ragionevole, misurato: «Noi stiamo lealmente al governo però quando ricomincerà a lagnarsi, io penso che Salvini possa comunque essere una risorsa, per il governo». Non la seguo. «Qual è il vero talento di Salvini? Capire la pancia del Paese. Le sue fitte, i crampi. Quindi, va utilizzato così». Un sensore. «Esatto. Dobbiamo sempre chiederci perché Salvini fa il suo capriccetto». Fabrizio Roncone. Corsera.
Ci sono state polemiche sull’uniforme che porto. Io rimango un alto comandante dell’Esercito, poi posso andare anche in scarpe da tennis, o pantaloncini, ma l’uomo è quello. Francesco Paolo Figliuolo, commissario governativo, generale di corpo d’Armata. La Stampa.
I media vengono sempre più concepiti come se fossero il tribunale della società invece del suo racconto. Davide Rondoni. QN.
Per me Cossiga non era matto ma fu il profeta della catastrofe. Come dice Bernardo Valli, il più grande inviato, il giornalismo è la verità del momento. Mentre lo pratichi, non sai di scrivere la storia. Cossiga avvertì, inascoltato, che il sistema dei partiti stava per crollare, così com’era appena caduto il Muro di Berlino. Lucidissimo, nonostante un disturbo bipolare che non nascose mai, faceva il pazzo, e non lo era, per poter dire la verità. Lo seguiva lo psichiatra Giovanni Battista Cassano, lo stesso che curava la depressione di Indro Montanelli. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della sera (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
La coesione del nostro Paese passa per la cultura, cioè dal riconoscimento delle differenze storiche che ci abitano e dall’unità culturale prima che politica del Paese. Daniele Rondoni. QN.
Io mi limito a prendere atto che questo pontefice bistratta giornalmente i valori civili cui tengo. Io sono per la produzione della ricchezza, per farsi strada col merito e il non dare credito a chi si adagia. Lui condanna come egoista questa mia visione. Se non vale più «aiutati che Dio ti aiuta», allora la Chiesa è troppo cambiata per i miei gusti. Idem, con l’accoglienza a tutti i costi. Io so che l’Italia è stata fatta a fatica, perché potessimo viverci in pace, scegliendo gli ospiti. Se per questo la Chiesa gesuita mi tratta da reprobo, io stacco senza fare una piega anche l’ultimo bottone che mi ci lega. E come me faranno i milioni di tiepidi che sono il vero patrimonio su cui il cattolicesimo d’Occidente può contare di questi tempi. Però mi chiedo: dove crede di andare facendosi il vuoto attorno? Giancarlo Perna. la Verità.
Federico Caffè era stato uno dei più brillanti economisti del Dopoguerra: un keynesiano, quindi convinto assertore che il mercato non andasse lasciato in balìa degli «animal spirits», ma che andasse regolato dall’intervento dello Stato. Nato nel paese sbagliato, nell’epoca sbagliata. Pescarese, classe 1914, con lo studio si era costruito un percorso accademico di primo piano. Il momento della svolta arriva nel 1946, con una borsa di studio alla London School of Economics. Caffè arriva nella capitale inglese proprio mentre i laburisti di Clement Atlee cominciano l’edificazione del «welfare state»: pianificazione dell’economia per sconfiggere la disoccupazione, un sistema di previdenza e sanità basati sul principio dell’universalità, nazionalizzazioni. Vede insomma in diretta l’applicazione delle teorie che tanto lo convincono. Un altro pianeta, pensando all’Italia einaudiana dell’epoca. Maurizio Pilotti su Federico Caffè, famoso economista scomparso nel nulla. Libertà.
Non è vero che Napoleone trafugò la Gioconda di Leonardo: secondo gli storici il dipinto si trovava in Francia dal 1517, dove lo aveva portato Leonardo stesso. In seguito, il quadro fu acquistato molto probabilmente dal Re Francesco I. Napoleone, grande appassionato d’arte, nel 1800 si limitò ad appenderlo nelle stanze della moglie Josephine e in seguito la Monna Lisa entrò a far parte della collezione permanente del Louvre (che all’epoca si chiamava Museo Napoleone). Insomma, una bufala. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
L’ideale di Pareto sarebbe stato di poter tradurre la sociologia in formule matematiche. Non c’è riuscito, ma avrebbe voluto. Giuseppe Prezzolini, Intervista sulla destra. Mondadori, 1994.
Pare che un gruppo di giovanissimi guastatori alpini dopo una sapiente e fortunata assenza di mezza giornata, tornasse con un fornito assortimento di vesti talari, e di occhiali senza lenti. Così, diversi gruppi di seminaristi occhialuti, ma non sempre con la dovuta compunzione di atteggiamento, si sparsero sulla pendici dell’altopiano di Asiago e nei campi della piana, finché i tedeschi dettero loro la caccia, ma arrestando soltanto pochissimi seminaristi autentici ed innocenti. Paolo Caccia Dominioni, Alpino alla macchia 1943-45. Cavallotti editori, 1977.
Alla fine della guerra Dionis andò con un amico a prelevare Robert Antelme in un lager nazista, dove lui e pochi altri erano sopravvissuti. Nel viaggio di ritorno, passato il confine, si fermarono in un’ osteria. E Dionis ricorda che i commensali si alzarono in piedi, commossi e stupiti nel vedere Antelme entrare ne locale sorretto da due amici perché gli mancavano le forze. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.
Mia nonna paterna, in occasione di qualche rara solennità, friggeva la polenta invece di abbrustolirla ma metteva nella padella solo una «C» d’olio, non completando nemmeno il cerchio per risparmiare qualche preziosa goccia. Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.
La gente sa qualche piccola cosa, una goccia nell’oceano, di quello che fecero i nazisti. Ma il mondo non sa niente di quello che sta facendo Stalin. Nemmeno quelli che vivono in Russia sanno tutto. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
Il poeta don Gerardo Diego era sempre ingessato, balbettante, austero fino alla parsimonia, «ordinava solo un caffè e lo beveva tiriandolo su, cucchiaino dopo cucchiaiano». Mario Cicala. Eterna Spagna Neri Pozza.
Le guerre si combattono in nome d’ideali tanto più nobili quanto più mostruose sono le stragi che, in nome dei medesimi, si combattono. Roberto Gervaso.