Corriere della Sera, 6 maggio 2021
I trent’anni dei 99 Posse
Militanti oggi come nel 1991: i 99 Posse festeggiano 30 anni di attività con il leader ‘O Zulù, cioè Luca Persico, che promette un 2021 costellato di «atti di vitalità». Il primo è il nuovo brano Comanda la gang, in cui il gruppo napoletano ritrae un’abbuffata generale della politica, nel bel mezzo del Covid.
Si salva qualcuno di questa gang?
«C’è poco da salvare. Predichiamo da 30 anni l’urgenza di cambiare modello di sviluppo, partendo dal benessere delle persone. Siamo stati osteggiati da tutti quelli che stanno al governo, spesso in maniera forte, con il carcere e le denunce. E intanto si sono susseguiti in varie formazioni fantasiose tutti quelli che ci ritroviamo oggi».
Il Movimento 5 Stelle vi aveva fatto sperare?
«No, ma parlarne male ora è sparare sulla Croce Rossa».
Se oggi si votasse?
«Abbiamo sempre praticato il non voto, la nostra idea di democrazia era il controllo popolare, la presenza nelle strade e nei luoghi di lavoro. Poi ci sono formazioni di sinistra vera che hanno la mia simpatia, ma il prezzo della loro coerenza è avere percentuali irrisorie in Parlamento».
Il video di «Comanda la gang» è girato in una scuola
«Ci sono i mondi più colpiti dalla pandemia: i ragazzi, con un danno enorme dell’apprendimento, e la cultura. Già due annate di 14enni non sanno cosa sia andare al primo concerto e pensano voglia dire accendere un pc».
Nella clip c’è anche suo figlio Raul.
«Ci sono tutti i nostri figli, i mini-Posse. Raulino si diverte a cantare e comincia a scrivere, anche se ha 8 anni ed è ancora in fase di gioco. Mi ha fatto sentire alcune cose che per pregiudizio non avrei mai ascoltato, come Sfera Ebbasta o Capo Plaza. Mi aiuta a smussare la mia rigida ideologia».
Come festeggerete i 30 anni di carriera del gruppo?
«Con atti continui di vitalità. Arriveranno altri singoli e porteremo la nostra storia a teatro. Poi faremo dei concerti. Il passato lo teniamo presente, ma non ci consideriamo un gruppo del passato».
Lei ha anche compiuto 50 anni: che effetto le fa?
«Sono molto soddisfatto del 50enne che sono. Quando avevo 20 anni arrivare ai 50 mi pareva fantascienza. Me li sono vissuti come un traguardo, ancora con la voglia di fare di quando ero ragazzino».
Ha anche avuto una trasformazione fisica notevole.
«Cinque o sei anni fa pesavo 130 chili, ne ho persi più di 40. Mi alimento con più saggezza, faccio un po’ di corsa quando posso. Ho messo in ordine un po’ di cose per avere uno stile di vita migliore».
In passato non ha nascosto i problemi con le dipendenze. Qual è stato il motore del cambiamento?
«È una cosa passata, tanto che ho smesso di contare gli anni. Mia moglie Stefania è stata il motore. Io non ci ero cascato: avevo scelto l’autodistruzione e l’avevo scelta anche con una certa lucidità. Lei mi ha dato il bisogno di scegliere l’opposto».
La sua esperienza ha cambiato il suo approccio anti-proibizionista?
«No, anzi si è rafforzato. Non ho mai detto che quello delle droghe sia un finto problema, ma il proibizionismo non lo risolve: lo aggrava. E si danno solo soldi ai narcos».
I 99 Posse sono nati negli anni dei centri sociali. Ce li racconta?
«La nostra rivoluzione è accaduta con gli sconquassi della caduta del muro. Per noi è stata occupare le università, creare collettivi, trasformare spazi abbandonati in luoghi di produzione culturale. I gruppi di rap militante in quegli anni hanno avuto più visibilità rispetto al rap modaiolo e superficiale che c’è sempre stato».
Qualcuno ha raccolto la vostra eredità?
«Nel mainstream non credo, ma quel che abbiamo costruito è più vivo che mai. A Capodanno del 2020 ho suonato al centro sociale Rivolta di Marghera che ho visto nascere. E conoscevo sì e no 10 persone sulle centinaia che c’erano, quindi c’è ricambio. Solo che non hanno più il riflettore puntato».
Come guarda al movimento dei Fridays for Future di Greta Thunberg?
«Non posso che essere felice. È dall’agire in prima persona che nasce la militanza, non dal leggere il Capitale di Marx e dire che aveva ragione. La nostra scintilla è nata nei centri sociali. Se ora nasce sul web ha identica dignità».