la Repubblica, 6 maggio 2021
Intervista a Mara Venier. Parla di sua madre
«Buongiorno, signora». Due parole, un dolore lacerante: quando Mara Venier va a trovare la madre, che non la riconosce, è il segno definitivo che l’Alzheimer si è impadronito di lei. La signora Elsa non sa che è sua figlia. Ci sono pagine commoventi, ironiche, piene di amore e di vita (Mara si rivede nei nipoti neonati: «Mi assomigliano» ) nel libro Mamma, ti ricordi di me? a cura di Sabina Donadio (Rai Libri) che esce oggi.
Da Mestre a Roma e ritorno, la ragazzina con la pelle olivastra che si vede come Calimero oggi è una star della tv e a settanta anni portati allegramente non rinnega nulla. «La mia è una famiglia umile, ma ho avuto due genitori meravigliosi: non mi sono mai sentita giudicata, non mi hanno fatto pesare niente. Mai. Quando è nata Elisabetta ero una ragazzina» racconta Venier. «Mia madre, che si è spenta nel 2015, è stata la mia roccia, mi capiva e mi ha insegnato a essere libera».
È stato difficile mettere in ordine i ricordi?
«Molto. Ci ho messo cinque anni per scrivere il libro, l’ho preso e lasciato, era troppo doloroso. Mio marito Nicola ha insistito: “Scrivi, è terapeutico”».
Lo è stato?
«Ci ho sperato. L’ho fatto per quello, Nicola ripeteva: guarda che ti serve.
Ma non è così. Nel ricordare le cose è riemerso tutto il dolore, intatto».
“Buongiorno, signora” è un colpo al cuore. Lei scrive: “È terribile non essere ‘visti’ da chi ci ha messo al mondo... Ti senti quasi negato, privato di te stesso...”.
«È così. Come racconto nel libro, dieci anni prima mamma si era fratturata il femore. Viene operata e il professore che la dimette mi avvisa che dalla Tac emerge che “ci sono cellule che si stanno spegnendo”. Rimango colpita ma senza apprensione. Mamma continuava a ballare il liscio, a venire a Roma, poi va male un’operazione di cataratta.
Leggeva, faceva la sarta e all’improvviso non vede più.
Comincia come una demenza, era svampita. Allora mi sono ricordata le parole del medico».
Nonostante la malattia, comunicava con sua madre?
«Sono stata costretta a metterla in una struttura, con lei c’era Lucia, una badante deliziosa. Il giorno in cui mi ha detto “Buongiorno signora” ho capito che era l’inizio della fine.
Comunicavamo attraverso le canzoni, cantavamo insieme anche al telefono».
Ha rimpianti?
«Avere dedicato tempo a chi non lo meritava, al lavoro e a viaggiare con compagni che non erano giusti. Ho tolto qualcosa a mia madre, ho il rimpianto di quando potevo parlare e ballare con lei. Ma la mia vita era a Roma».
Sensi di colpa?
«No. Ma cosa darei oggi per avere cinque minuti con lei. Questo libro non vuole dimostrare niente, ero una figlia disperata, impotente, mi sono aiutata con gli altri familiari».
Sua madre era fiera di lei.
«Mi imbarazzavo, in treno o quando faceva la spesa diceva: “Sono la mamma di Mara Venier”.
La prendevo in giro: “Prima o poi ti ci mandano”. Abbiamo condiviso momenti meravigliosi, era con me quando mi hanno eletta “veneziana dell’anno”. Amava Venezia ma l’affitto era alto, papà lavorava per le Ferrovie, quando avevo 5 anni ci siamo trasferiti a Mestre nelle case dei ferrovieri.
Quando ho condotto la prima Domenica in volevo comprare a mamma un appartamento a Venezia. Non ha voluto: “Resto nella casa di Mestre, quella è la poltrona di papà”».
Il libro è dedicato a suo marito Nicola, che ricorre spesso.
«Nicola ha amato mia madre immensamente, Arbore non si è mai concesso. Scrivendo scoppiavo a piangere. Per la prima volta abbiamo litigato : “Non ce la faccio”. È un libro sofferto, senza Nicola non sarebbe nato. Lo dovevo a mia madre, da come rispondevo al telefono capiva se ero stanca. Era l’unica a dirmi: “Riposati”».
Si creano legami con i familiari degli altri malati?
«Certo, sono rapporti indelebili, rimane la solidarietà. Tante associazioni mi vorrebbero come madrina, finora non sono stata in grado di parlare in pubblico. Io sono quella piena di vita che intrattiene, ma soffro come tutti.
Tanti non sanno cosa c’è dietro al mio sorriso».
Continuerà per tutto giugno con “Domenica in” che condurrà anche l’anno prossimo: che effetto fa a 70 anni?
«Volevo esserci in un periodo difficile, il pubblico mi ha dato tanto. C’è sempre stato e è cresciuto. Sono felice di continuare, me l’ha chiesto la rete».
Ci sono state polemiche sul Primo maggio. Lei si è sempre occupata di diritti civili: domenica scorsa ha invitato Eva Grimaldi e Imma Battaglia.
«Io penso che si possa parlare di tutto, che l’amore vinca su tutto e non abbia sesso. Imma e Eva traboccavano amore: c’erano i video dei nipoti, io una famiglia bellissima. Sono la zia Mara e il mio pubblico sa che non faccio differenze. Domenica in è pop, parla a tutti. Mi auguro che arrivi il giorno in cui nessuno venga etichettato: siamo persone.
Basta con le definizioni – gay, eterosessuale. Siamo esseri umani e questo virus terribile che si è portato via tanti amici, penso al mio adorato Giovanni Gastel, ci dovrebbe insegnare qualcosa».