la Repubblica, 6 maggio 2021
Biancaneve sa difendersi da sola
Non c’è tema su cui tutti si sentano più esperti, per il solo fatto di essere adulti, della letteratura per ragazzi. E non c’è tema, quindi, su cui capiti così di frequente di dover assistere allo scoppio di bufere sul nulla, ultima la storia del bacio del principe a Biancaneve: da un lato è additato come molestia da chi ha uno sguardo così piccino da guardare ai simboli con gli occhi della cronaca, dall’altro è difeso all’urlo di “giù le mani dalle fiabe tradizionali” da chi non riesce più a dismettere uno sclerotico automatismo reazionario. Qualsiasi cosa si intenda per “fiabe tradizionali”, sarà utile ricordare che nella versione dei fratelli Grimm Biancaneve si sveglia per uno scossone della bara portata a spalla dai servi del principe che le fa sputare il bocconedi mela avvelenata. In Giricoccola, la versione bolognese raccolta da Italo Calvino, viene svegliata per sbaglio dalle sorelle cattive.
Quindi, quella che si sta attaccando odifendendo come se si giocasse la nostra identità è la versione iconizzata da un imprenditore americano nel 1937. Una fra molte, né la prima né l’ultima, con un dettaglio inventato dall’esponente di una precisa classe sociale in una precisa epoca con intenti precisi, e oggi contestata per trasmettere una nuova visione in una nuova epoca con intenti altrettanto precisi. Queste le basi. Percapire la radice dell’equivoco cominciamo dal futuro: cosa succederebbe se domani Biancaneve si svegliasse per il bacio di un’altra principessa, se lei stessa fosse in realtà un uomo o se dormisse perché ha bevuto troppo?
Nulla, a parte una vorticosa tempesta di opinioni molto urlate e, nella maggior parte dei casi, pretestuose. L’occasione perfetta per chi cerca contesti per dire la propria su un decreto di legge o ribadire la sua etica. Certo, se scambiamo le idee per opinioni e i litigi per dibattiti, quel nulla per un attimo potrebbe essere scambiato per tutto ma, nella secolarizzazione dei miti e nella loro millenaria incarnazione nelle fiabe, quell’interpretazione di per sé resterebbe, appunto, un’interpretazione. Almeno finché l’inserimento del nuovo dettaglio smettesse di essere il sempliceracconto di qualcunoediventasse una versione talmente popolare da prevalere nell’immaginario sulle precedenti, come è stato per il film della Disney. Le fiabe non sono firmate da un singolo autore, ma da intere collettività. In quel caso, quindi, non sarebbe la fiaba a essere cambiata, ma la società. Non sarebbemerito o colpanédi paladini rivoluzionari né di sordi resistenti, sarebbe solo la vittoria già avvenuta diquel cambiamento:nondentrola fiaba, ma fuori, nella realtà: le fiabe sono il nostro lento, inesorabile specchio. È sempre stato così ed è per questo che le amiamo. Cambiano pelle e la adattano mimeticamente, ma non cambiano la sostanza. Da un lato giocano la loro eterna partita archetipica e simbolica, dall’altro, siccome sono storie narrate dagli esseri umani, non possono che rispecchiarli: chi ne studia origine e variazioni sa che ogni versione è una spia del contesto geografico, storico, sociale e politico in cui è nata. E sa anche che la “fiaba tradizionale” non esiste, come spiega molto bene Jack Zipes, fra i massimi esperti di letterature comparate e per ragazzi, in quel saggio fondamentale cheè Chi ha paura dei fratelli Grimm?. Quando i fratelli Grimm decisero di mettere per iscritto i racconti del popolo, dovettero presto fare i conti con la splendida follia e la ferocia di quelle narrazioni. Scoprirono così che bisognava cambiarle: nel passaggio dall’oralità al libro le fiabe avrebbero perso il loro primo uditorio, i figli dei contadini, e sarebbero state recepite invece dai bambini alfabetizzati della borghesia. Assumendo una precisa valenza educativa, bisognava che trasmettessero precisi valori, quelli di una società patriarcale, maschilista e rigidamente divisa in classi.
Per spiegare questo processo, Zipes usaproprio la fiaba di Biancaneve, confrontando la versione del 1810con quella del 1812, mostrando come solo in quella successiva i nani danno ordini a Biancaneve su come deve tenere la casa. Nelle versioni precedenti non c’è niente di tutto ciò. Oggi, questa è la versione più comune di Biancaneve, spacciata per “tradizionale”. Nemmeno in quella versione, però, Biancaneve viene baciata dal principe. Forse saremmo più onesti a lasciarla stare e a trovare argomenti migliori per le idee che tanto ci accaniamo a sostenere, da una parte e dall’altra.