ItaliaOggi, 6 maggio 2021
Periscopio
Zuppa, zuffa, uffa. Danilo Basili. Studi Cattolici.
Far sapere che l’Italia è in stato di emergenza fino al 31 luglio significa scoraggiare in modo decisivo le prenotazioni straniere. Bruno Vespa. QN.
Quando Ratzinger si dimise ho provato totale sorpresa. Sconcerto. E dolore. Poi ho pensato che pochi giorni dopo sarebbe stato eletto il nuovo Papa, e così il trauma sarebbe stato superato. Camillo Ruini, cardinale (Aldo Cazzullo). Corsera.
Si somigliano, i napoletani, senza però essere eguali, attenzione. Alcuni spiccano sugli altri per napoletanità, come per esempio il principe Antonio de Curtis di Bisanzio, in arte Totò. È stato il sommo clown partenopeo che, in cinquant’anni di carriera teatrale e cinematografica, ha oscurato la fama di Pulcinella. Diego Gabutti, scrittore. Informazione alternativa.
Beppe Grillo era il frontman del M5s, il comico che teneva le piazze, ma le elaborazioni erano di Casaleggio padre. Ero con lui agli inizi di questa avventura nel 2012, ci sentivamo tutti i giorni. Grillo era istrionico ma l’abilità di delineare scenari e individuare percorsi era di Gianroberto. Che mi confidò che se il Movimento si fosse mai alleato con il Pd lui sarebbe uscito. Emblematico è stato l’articolo pubblicato sul blog il 14 marzo del 2013: «Il movimento5stelle e le sirene». Per Casaleggio padre le sirene erano il Pd, a partire da Pier Luigi Bersani. Fosse dipeso da Grillo, il Movimento avrebbe ascoltato le sirene, fu Gianroberto a imporsi. Nel 2016 quando muore Casaleggio, i rapporti con Grillo si erano già sfilacciati, Gianroberto aveva capito il rischio che si correva. Ecco perché prima di morire decise di costituire insieme al figlio Davide l’associazione Rousseau. Paolo Becchi, ideologo del M5s agli inizi (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Nelle 319 pagine del Recovery Plan manca il fuoco di Draghi. Quell’idea «illuminata» destinata a passare alla storia come il simbolo di quest’epoca di guerra alla pandemia. Come fu con la Tour Eiffel in Francia, o da noi con l’Autostrada del Sole, icona del boom. Ora, l’opera simbolo della pandemia debellata dovrebbe collegare Berlino a Trapani, l’ultimo porto e aeroporto della Sicilia che si affaccia sul Mediterraneo: solo così riusciremmo a unire finalmente tutta la Penisola e l’Italia con l’Europa. Per farlo, occorrerebbe prolungare l’alta velocità fino alla Calabria e costruire, per poco più di 4 miliardi, il ponte sullo Stretto di Messina. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Nel novembre 1967 inizia il processo Scalfari-De Lorenzo, sulle accuse di golpe nei confronti di mio padre. Questo processo è l’episodio più clamoroso e probabilmente quello che contiene più materiale interpretativo. Testimoniarono due ministri, un ex premier, sedici generali e sette colonnelli. Si concluse con la condanna di Scalfari e Jannuzzi a pene vicine a quelle massime per la diffamazione (17 mesi di reclusione e 250 mila lire di multa per il primo, 16 mesi e 220 mila per il secondo). Per giustificare la sconfitta, la difesa iniziò la lunga polemica sugli omissis, sostenendo che era stato precluso ai giudici di indagare. Oggi che il governo ha desecretato quasi tutto, sfido chiunque a trovare in quel vastissimo materiale qualcosa che avrebbe potuto influire sul processo. Mario Segni. Aldo Cazzullo (Corsera)
A proposito di Superlega la storia insegna che sono sempre i soldi a comandare. E sarà inutile dire che il calcio è morto. Il calcio, semplicemente, cambia come tutto è destinato a cambiare. Non sta a noi che abbiamo amato un altro mondo dire se in meglio o in peggio. Michele Brambilla. QN.
Come invidio le sinistre che, se non sei d’accordo, ti danno del fascista e ti annichiliscono. Bello sarebbe se anche la destra avesse la parolina magica per zittire l’avversario. Dargli, per esempio, del comunista e lasciarlo impietrito. Messi alla pari, il confronto si incivilirebbe. Invece, è mancato al marxismo-leninismo l’analogo del processo di Norimberga che ha condannato agli Inferi il nazifascismo. E ora le cose stanno così: fascista è un insulto; comunista, per i più sfacciati, un vanto. Giancarlo Perna. LaVerità.
Quando ci chiederanno che cosa abbiamo fatto in tutto questo tempo della pandemia non ci resterà che rispondere come Robert De Niro nelle scene finali di C’era una volta in America: «Siamo andati a letto presto». Andrea Zanchi. QN.
È l’alba del 15 aprile 1987. Un uomo anziano (Federico Caffè), il volto segnato dalla stanchezza e dalla tensione, si veste di tutto punto, nella stanza da letto del suo appartamento di via Alberto Cadlolo, sulla collina di Monte Mario, quartiere borghese di Roma. Lascia sul comodino cinque oggetti: occhiali, orologio, chiavi di casa, passaporto e libretto degli assegni. Un messaggio in codice facile da tradurre: non tornerò indietro, dove sto andando non mi serviranno. O è un tentativo di depistaggio? Esce dal cancello alle 5 e 40, le strade ancora deserte. Nessun testimone può dire se qualcuno lo stia aspettando in auto, se l’uomo abbia preso un autobus o si sia avviato a piedi verso il grande nulla che sta per inghiottirlo. Quel 15 aprile di 33 anni fa è il giorno in cui l’Italia ha perso una delle sue menti più lucide, l’economista forse più autorevole della sua generazione, uno dei grandi riformisti di un paese purtroppo rimasto senza riforme. Maurizio Pilotti. Libertà.
Quando il giudice ardisce di arrogarsi il potere di interpretare le leggi, vale a dire di sostituire la sua volontà a quella del legislatore, l’arbitrio è dappertutto, nessuno può prevedere la direzione che prenderà il suo capriccio. Jeremy Bentham, citato da Nicolò Lipari in L’elogio della giustizia. il Mulino.
Da giovane ero sempre in attesa del lavoro serio, cioè volevo fare l’impiegata: lo stipendio fisso. Quando non hai niente, lo stipendio fisso ti permette di rateizzare. Se vuoi comprare una macchina, devi portare la busta paga. Ecco: io volevo essere autonoma economicamente. Paola Perego, conduttrice tv (Cesare Lanza). Alle 5 della sera.
Le strade delle città in questi mesi così insolitamente silenziose, e vuoti i bar dei paesi dove i vecchi giocavano a carte. Il silenzio è il marchio dell’epidemia: un silenzio attonito, stranito. Questo silenzio mi sgomenta. Ma è come l’acqua di un mare: se ti ci abbandoni non anneghi, e l’acqua ti sostiene, e anzi ti culla. Dentro al silenzio, stando in ascolto, si avvicinano i ricordi. Remoti o di pochi anni fa, in immagini nettissime, come accadute ieri. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
La demagogia è l’arte d’imbrogliare il popolo fingendo di adularlo. Roberto Gervaso.