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 2021  maggio 05 Mercoledì calendario

La carica dei 300 per il cda Rai

Sono circa 320 i curricula arrivati in Parlamento per candidarsi al nuovo Cda Rai: 180 al Senato e 140 alla Camera. Cifra che però non tiene ancora conto dei doppioni: bisogna infatti verificare (ed è quello che i funzionari stanno facendo in queste ore) se tra di essi ci siano persone che hanno presentato la candidatura in entrambe le Camere. Nel 2018 i candidati (sfrondati dai doppioni) furono 236: 96 a Montecitorio e 169 a Palazzo Madama. Il Senato, dunque, resta ancora il più appetibile, forse perché considerato più “facile”.
Ma i funzionari non stanno valutando solo i doppioni: i curricula vengono analizzati anche per controllare requisiti ed eventuali conflitti d’interessi. Sulle candidature, che potrebbero essere pubblicate già domattina, gli uffici mantengono il massimo riserbo. Qualcuno l’ha resa pubblica, come Giovanni Minoli, altri l’hanno smentita, come Giovanni Valentini e Francesco Storace. Altro ancora trapela dalle forze politiche. Il Pd, che perde l’uscente Rita Borioni, potrebbe puntare su Flavia Barca, sorella di Fabrizio e già in Rai (Ufficio Studi) o sull’ex direttrice di Rai Quirinale, Daniela Tagliafico. In calo le quotazioni di Silvia Costa dopo le parole con cui Enrico Letta ha detto di non gradire ex parlamentari o “riciclati”.
Altro nome uscito nelle ultime ore è quello di Francesca Bria, presidente di Cdp Venture Capital: non è chiaro, però, se sia sponsorizzata dai dem o dai 5 Stelle. I quali, finora, hanno sempre sostenuto di voler confermare l’uscente Beatrice Coletti. Fratelli d’Italia, come si sa, punta a piazzare di nuovo Giampaolo Rossi, così come la Lega a riconfermare Igor De Biasio. Nome, quest’ultimo, su cui qualcuno, tra la Rai e il Palazzo, avanza obiezioni per la sua carica di ad di Arexpo, società pubblico/privata che si occupa del riutilizzo dell’area ex Expo a Milano. Carica che, quando fu eletto nel 2018 al Cda Rai, ancora non ricopriva.
Poi c’è Forza Italia, che sta tenendo coperte le sue carte, ma è difficile che possa convergere sul candidato leghista. I consiglieri di nomina parlamentare, del resto, sono 4 (su un totale di 7) e non ci sarà posto per tutti i partiti della larga maggioranza Draghi. E se Rossi, per essere l’unico in quota opposizione, diventa intoccabile, a M5S, Pd, Lega e FI toccherà spartirsi gli altri tre posti. I forzisti resteranno fuori anche a questo giro?
Continuano, intanto, le roventi polemiche del dopo-Fedez, con i partiti a rinfacciarsi chi lottizza di più. “Non accetto lezioni da Pd e M5S, che in Rai hanno occupato ogni scantinato e posacenere”, dice Matteo Salvini, rispondendo alle accuse dei dem e avanzando la proposta di “scegliere Ad e presidente per concorso”. Peccato che, per farlo, bisognerebbe cambiare l’attuale legge sulla governance.