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 2021  maggio 05 Mercoledì calendario

Intervista a Pasquale Pistorio

Ingegner Pistorio, l’Occidente deve costruire al più presto nuove fonderie per far fronte alla crisi delle forniture di semiconduttori? Pasquale Pistorio, 85 anni, grande capitano d’industria, si gode la pensione nel suo buen retiro lecchese non lontano da Agrate Brianza, la piccola capitale dei chip made in Italy dove ha sede la «sua» StMicroeletronics. E intanto tiene aggiornato il suo blog. «Non servono nuove fabbriche, oltre quelle già in fase di realizzazione. La capacità produttiva sarà sufficiente. Penso che entro l’ultimo trimestre del ‘21 il mercato si normalizzerà. Non farei drammi»
Però gli stabilimenti di auto anche in Italia vanno a singhiozzo per la carenza di chip. Come spiega la crisi?
«C’è stata un’errata pianificazione. Molti clienti hanno ridotto le richieste terrorizzati dalla pandemia e quando si sono rifatti sotto non è stato semplice ripristinare i flussi di componenti dalla sera al mattino. Nel frattempo il consumo di elettronica nel mondo è esploso e le forniture non hanno tenuto il passo».
Dietro un disallineamento domanda/offerta c’è chi ci vede però un passo indietro degli Usa. Una volta era Intel a comandare il mercato, oggi è la taiwanese Tsmc.
«Non penso che gli Usa e Intel abbiano perso la leadership. Per consumare meno capitale hanno delegato parte della produzione a monte, le fonderie, e ha investito i soldi risparmiati in R&S e nuovi prodotti. Ma Intel ha già delle fabbriche molto avanzate negli Usa e ha annunciato di voler creare una divisione fonderie con due fabbriche in America e una in Europa, probabilmente in Francia».
Ma delegare è stata una scelta giusta?
«Forse oggi non la rifarebbero. Un leader mondiale deve poter avere tutto il ciclo di produzione integrato ma al tempo stesso non è una scelta irreversibile. Del resto anche Tsmc ha annunciato di diversificare e voler aprire fabbriche negli Usa».
Ha avuto modo di conoscere Chang, il mitico fondatore della Tsmc?
«Al tempo ci si incontrava tutti nei convegni internazionali ed eravamo suoi clienti. Ricordo che lui era chairman e aveva due Ceo. Chiesero a uno di loro come fosse regolata quella strana governance a tre e lui rispose: Chang decide e noi eseguiamo».
Lo dico con un po’ di orgoglio: i chip sono il cuore e il cervello di ogni apparato elettronico. Il mercato si espanderà
Questa settimana «The Economist» sostiene che Taiwan è il posto più pericoloso del mondo da un punto di vista militare, sarà un nuovo Medio Oriente?
«Siamo di fronte a un espansionismo cinese di carattere economico e commerciale e dobbiamo stare attenti che non sfoci in politica. Bisogna avere rapporti amichevoli con Pechino ma restare indipendenti. Però non credo che la crisi dei chip giustifichi addirittura un conflitto militare. Ci sono ragioni storico-culturali che possono preoccupare ma non i semiconduttori».
Il presidente Biden però vuole ridurre la dipendenza dalle forniture asiatiche.
«Biden per ora sta facendo scelte giuste. La decisione più importante è stata rientrare negli accordi di Parigi sul climate change. Così come aver annunciato come obiettivo la riduzione delle disuguaglianze economiche è una scelta lungimirante. E, non ultimo, il riavvicinamento all’Europa. Non ho visto ancora scelte nazionalistiche nella politica industriale e tifo per il libero corso del commercio mondiale. Silicon Valley non ha bisogno di chiudersi».
La transizione verso l’auto elettrica richiederà ancora più semiconduttori nel frattempo.
«Me lo faccia dire con un po’ d’orgoglio ma i chip sono il cuore e il cervello di ogni apparato elettronico. E il mercato non potrà che espandersi. Credo e spero che i produttori europei facciano scelte che tengano insieme indipendenza strategica e apertura commerciale. Ci sono tutte le competenze per poterlo fare».
Si parla di una nuova iniziativa industriale, l’alleanza europea dei semiconduttori, e il commissario Thierry Breton ne sembra essere il paladino.
«Per ora ci sono ottimi programmi ma non ancora progetti concreti. E credo che sia molto attento anche il nostro commissario Gentiloni. Ho avuto modo di conoscere entrambi e li rispetto molto. Sono ottimista, l’Europa che è la guida del mondo dal punto di vista dei valori della democrazia non è così tanto indietro dal punto di vista industriale e tecnologico. Ha il tempo per recuperare».