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 2021  maggio 05 Mercoledì calendario

Intervista a Egildo Biocca, l’uomo che passeggiava in montagna con il papa

«Scendevamo in auto dal sentiero che ci aveva condotto al Piano di Camarda e incontrammo un gregge di pecore con un pastore noto per essere una specie di mangiapreti senza fede. Il finestrino dell’auto si abbassò e il pastore rimase sbalordito. Il Santo Padre gli consegnò un rosario. Non so cosa si siano detti. Fatto sta che quest’uomo, in memoria dell’incontro, lì ha sistemato una pietra con una croce sopra». Solo un episodio dei tanti che emergono dalla memoria di Egildo Biocca, ex ufficiale della Gendarmeria vaticana, residente a Roma ma originario di Celano, in Abruzzo. Lui aveva il compito di organizzare le escursioni di san Giovanni Paolo II sul Gran Sasso o sulle Alpi, dalla Val d’Aosta al Cadore. In Abruzzo, a San Pietro della Ienca, a ricordare quelle visite ci sono un piccolo santuario e il museo «La casa per Karol». Un’iniziativa di Pasquale Corriere e dell’associazione che porta il nome del borgo. A San Pietro approda anche un sentiero lungo 39 chilometri che conduce a un altro santuario, quello di San Gabriele, il santo dei giovani e del rito della benedizione delle penne a 100 giorni dalla maturità, una strada realizzata dall’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga per celebrare l’unione ideale tra le due figure.
Egildo, in che giorni partivate?
«Le partenze avvenivano di solito il martedì, raramente il venerdì, più volte al mese. Karol Wojtyla era innamorato della montagna, in particolare delle vette abruzzesi dove è stato più di un centinaio di volte, e sciava molto bene. Il mio compito era individuare mete che si distinguessero per la bellezza e per la necessaria riservatezza e sicurezza. Poi seguivo il Santo Padre nelle discese sulle piste da sci, che quasi sempre si svolgevano tra i fruitori degli impianti. Con me c’erano gli altri gendarmi Massimo, Valentino, Nunzio e Gianluca. Io agivo su mandato di don Stanisław Dziwisz, il segretario di Giovanni Paolo II, e del mio diretto superiore Camillo Cibin».
Dove andavate più spesso?
«Sulle montagne abruzzesi, facilmente raggiungibili grazie all’autostrada. Partivamo da Roma tra le 9 e le 10. Arrivati sul posto, si sciava o si camminava a seconda della stagione. Alle 12 pausa per la recita dell’Angelus. Quindi si proseguiva e alle 14 c’era la sosta per il pranzo al sacco, di solito panini soprattutto con frittata. Questo in inverno, mentre in estate si sfruttava la passione per la cucina di Nunzio e Valentino. Allestivamo una cucina da campo e spesso ci si intratteneva intorno a un fuoco con canti di montagna. Entro le 19 si tornava a Roma».
Quali erano i luoghi preferiti dal Papa?
«Campo Felice, dove andavamo sia in inverno per sciare sia in primavera ed estate per escursioni, ma anche Monte Magnola, soprattutto in inverno e sempre in totale anonimato, e infine Campo Imperatore, forse la meta che abbiamo frequentato di più soprattutto d’inverno approfittando del buon innevamento e della disponibilità dei gestori che ci mettevano a disposizione i mezzi, per esempio un gatto delle nevi, che ci hanno permesso di frequentare pendii di solito riservati agli scialpinisti. In caso di meteo avverso in quota, frequentavamo la zona del Monte Ienca per alcune discese con gli sci».
Fino a quando ha organizzato queste uscite?
«Fino a quando le forze glielo hanno consentito. Ricordo che negli ultimi tempi, quando era già provato fisicamente, gli preparavo un percorso facile da fare a piedi. Dalla strada provinciale 86, dopo San Pietro della Ienca, c’è una carrabile che sale al Piano di Camarda. Qui poteva pregare ammirando tutta la valle del Chiarino con lo sfondo del Monte Corvo e, a destra, del Monte Intermesoli. Un paesaggio da togliere il fiato che, forse, lo avvicinava ancora di più a Dio».