la Repubblica, 5 maggio 2021
Intervista alla madre di Luana, l’operaia stritolata da un orditoio
PISTOIA – «Voleva lavorare, Luana voleva solo lavorare. Era una bimba dolce. Aveva tanti sogni, voleva andare a quel concerto di Tiziano Ferro che era saltato per il Covid. Qualche tempo fa ha dovuto sopprimere la sua amata cagnolina, Bunny, quanto ci stette male. Ballava bene, aveva imparato da sola. Col fidanzato era felice, si volevano sposare tra un po’. Invece ora ho dovuto dire ad Alessio che se n’è andata, che ora è solo nel suo cuore e non tornerà. Così mi ha detto di fare il pediatra. Lui si è steso sul letto, poi è corso ad abbracciarmi e mi ha detto: “Nonna, ti voglio tanto bene"». Emma Marrazzo ha saputo nel giorno del suo 53 esimo compleanno, lunedì, che sua figlia Luana D’Orazio, 22 anni, era morta. Stritolata da un orditoio nella fabbrica che per uno scherzo macabro del destino portava il suo nome, “Orditure Luana”, dove lavorava con un contratto di apprendistato dall’estate 2019. «Non provo rancore, la titolare mi ha chiamato, è mortificata. Mi dispiace anche per tutti gli operai, adesso non lavoreranno. Sono venuti da me, non si danno pace. E io chiedo giustizia. La politica deve capire, i controlli vanno fatti. Spesso, non una volta tanto. Non si può morire così. Nè a 20, né a 30, a 60 o 70. Sono vite umane tutti» dice la donna in lacrime nel soggiorno di casa sua, periferia di Pistoia, circondata dal marito Francesco, l’altro figlio Luca e dalle sorelle e i cugini arrivati di corsa dalla Calabria.
Chi le ha dato la notizia?
«I carabinieri di Pistoia, è toccato a loro, non sapevano come fare a dirmelo. Quando li ho visti ho capito. Alle 2 ho pensato che non poteva aver avuto un incidente stradale, ma non pensavo sul lavoro. Mio nipote mi ha chiesto “Chi sono queste persone che ti hanno fatto piangere, nonna?”.
Era il mio compleanno, il mio compleanno. I miei 53 anni».
Aveva salutato sua figlia la mattina di lunedì?
«Era stata da me la sera prima. Le ho fatto un messaggio con la crema dopo la doccia, lo facevo sempre. Dormivamo insieme nel lettone, io lei e Alessio. L’ultima sera aveva dormito dal suo fidanzato, da Alberto. Gli dicevano che erano una coppia bellissima. Alle 6 è andata a lavorare. Quando è arrivata in fabbrica ha scritto al fidanzato preoccupata di aver fatto rumore uscendo, temeva di aver svegliato i cani. L’orditoio era pesante, ma era contenta. Magari voleva fare qualcos’altro ma a lei bastava lavorare. Voleva farsi un futuro, si era comprata la macchina.
Amava la vita, il suo gruppo di amici, era solare. Era credente, non praticava ma credeva in Dio.
E non mollava mai: imparò a pattinare per fare la cameriera in un locale all’americana dove si serviva sui pattini».
Chi era sua figlia?
«Una persona umile, solare. Era una donna. Aveva studiato all’Einaudi a Pistoia, poi al terzo anno ha lasciato quando è nato Alessio. Era una ragazza madre, suo padre non c’è mai stato e lei ha lottato con le unghie e coi denti per avere l’affidamento esclusivo. Era freddolosa, odiava la pioggia. Si dava da fare, amava il suo bimbo bellissimo e suo fratello che è disabile. Aveva fatto la comparsa in un film di Pieraccioni, “Se son rose”. Le garbava tanto il cinema. Non ci si era accanita: mi diceva “Mamma, tanto non ci riuscirò mai”. Le sarebbe piaciuto diventare famosa, ma non così».
Cosa le ha detto la titolare della ditta?
«Poverina è molto dispiaciuta, piangeva. Anche lei lavora dietro a un orditoio, non è una che se ne sta a spasso. Ha detto che non si spiega cosa sia successo, che non si capacita. E pure i colleghi. Non si sono accorti di nulla. Hanno detto che non l’hanno vista più dietro la macchina. Erano sotto shock perchè l’hanno vista lì, bloccata dalla vita in su. Credo sia rimasta impigliata dalla maglia.
Ma Luana non era sola. Avevano appena assunto un ragazzo per darle una mano. Luana era brava, erano felici di lei a lavoro».
Cos’è successo allora, un guasto del macchinario? Il dispositivo di sicurezza staccato?
«Non lo sappiamo, non me ne intendo. Ce lo dovranno spiegare. Luana non mi ha mai detto di sentirsi insicura, mai detto di avere paura sul lavoro. Io non accuso nessuno, non condanno nessuno. So che è una tragedia per tutti. Ma serve la verità, perchè Luana non tornerà.
Questo lo devono capire tutti.
Ringrazio chi ci sta dando una mano. Chiedo di non essere lasciata sola».
Cosa farete adesso?
"Faremo quel che c’è da fare.
Avremo gli avvocati, ci siamo affidati a uno studio. Io non odio nessuno, non sono io la giudice.
Chiedo solo giustizia, Luana la merita per tutti noi. Dice che Dio prende quelli meglio, ma a me faceva piacere se me la lasciava.
Mi mancherà tanto».