Corriere della Sera, 4 maggio 2021
Intervista a Piero Pelù. Parla di censura, del caso Fedez e di quando mise un preservativo sul microfono per protestare contro la chiesa (era il 1993)
Fedez l’ho sentito in diretta come tutti, quel best of delle esternazioni omofobe di un partito che ancora deve 49 milioni di euro agli italiani l’ho trovato ineccepibile». Conosce bene il sapore della polemica su quel palco Piero Pelù, frequentatore di lungo corso del Concertone, da quando mostrò un preservativo per protestare contro il Vaticano a quando se la prese con Renzi definendolo il «boy scout di Licio Gelli». Sabato, però, si è limitato a cantare.
Anche a lei è stato chiesto di censurarsi, Piero?
«Censurato no, però la Rai mi ha chiesto di non sparare bombe troppo grosse e, poiché sarebbe stato un Primo Maggio delicato, di non essere troppo aggressivo...».
Che è successo allora a Fedez?
«Si dice che abbia passato il testo ai tecnici per farlo “gobbare” così da leggerlo meglio in diretta e che da lì sia nata tutta la vicenda con l’intervento della Rai. Se è stato un trabocchetto, allora è un genio, ma io questo non lo so».
Come andò invece nel 1993 col suo profilattico messo su un microfono?
«Fu estemporaneo in quel caso, avevo due preservativi in tasca. E decisi che avrei aspettato il momento buono per dire la mia contro la Chiesa che ne sconsigliava l’uso ai tempi in cui l’Aids mieteva milioni di vittime: arrivò con Vincenzo Mollica».
E poi quell’intervento sul palco contro Wojtyla: «Papa te non sai una s... di sesso e dintorni».
«Ero infuriato perché aveva detto che alcune suore violentate in Congo non avevano diritto ad abortire. Ma anche quelle frasi le pensai lì per lì».
Che cosa successe poi?
Nel 1993 misi un profilattico sul microfono Fu un gesto improvvisato E attaccai la Chiesa
«Sul breve ricordo poco, in realtà. Allora Internet non c’era, partii per il Marocco il giorno dopo e tutto mi arrivò sfumato laggiù. So che Celentano se la prese con me (anche se poi ci saremmo chiariti) e che scoppiò un bel putiferio. Di sicuro so quel che successe sul lungo...».
Ovvero?
«Fummo banditi per quattro anni. E quando tornammo sfumarono il nostro intervento ancora prima che ci esibissimo: ho sempre pensato fosse stata una sorta di censura preventiva. E dovetti così aspettare, da solista, il 2001».
Nel 2014 poi l’attacco a Renzi.
«Su quella vicenda preferisco autocensurarmi».
Ma quindi c’è un «sistema» in Rai?
«In Rai c’è sicuramente moltissima politica perché è primario il controllo dell’informazione in Italia: ieri era la Giornata mondiale per la libertà di stampa. Guarda caso in Europa siamo ultimi...».
In definitiva, a Fedez cosa consiglierebbe di fare?
«Non saprei. Con me, se la censura non è stata esercitata prima, di sicuro lo è stata durante ed ex post. Quello di cui sono certo è che ognuno deve essere libero e responsabile di dire quel che vuole in qualsiasi contesto».