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 2021  maggio 04 Martedì calendario

Perscopio

Tutto compreso, compresso, compromesso. Dino Basili. Studi Cattolici.
Passano un bel po’ di grillini, ma parlarci è tempo perso: sull’efferato discorso di Grillo in difesa del figlio restano (coraggiosamente) a bocca chiusa; e poi comunque hanno tutti in testa sempre e solo lo stesso stucchevole problema: potrò farmi un terzo giro da senatore o sarò costretto a trovarmi un lavoro? Fabrizio Roncone. Corsera.

Il Parlamento di Strasburgo ha votato una mozione che mette sullo stesso piano nazisti e comunisti, parimenti criminali. Non è Norimberga ma un piccolo passo avanti. Chissà che un giorno, dandogli del comunista, non arrossisca anche il rosso di turno. Giancarlo Perna. la Verità.

Chi sarà presidente dopo Mattarella? «Nei miei sogni c’è Mario Draghi. Ma il Quirinale è il baricentro del potere. I partiti non lo lasceranno a chi non sia dei loro. Salterà fuori uno sconosciuto di secondo piano». Romano Prodi è un papabile? «Dopo le due bastonate che ha preso? Sarebbe una follia. È percepito come divisivo». Si parla di Walter Veltroni. «Ha lasciato la politica. È un nome spendibile». Berlusconi si vede già lassù. «Non ha più il fisico, mi pare». Rieleggeranno Mattarella? «Lo ha escluso già due volte. Però se glielo chiedessero in coro, non si tirerebbe indietro». Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto). L’Arena.

Ho trovato indecente quella difesa del figlio da parte di Beppe Grillo. Invece di precipitarsi a chiedere scusa alla ragazza e alla famiglia scaglia un video indecente Ma che possa questo avere un riflesso politico lo escluderei: gli italiani da 30 anni a questa parte ne hanno viste di tutti i colori sul piano etico, sono vaccinati a ogni barbarie. Massimo Cacciari, filosofo, storico sindaco di Venezia, libero pensatore della sinistra (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

A Charles De Gaulle The Times chiese come facesse a capire cosa volesse la gente e lui imperturbabile rispose: «Quando voglio sapere cosa pensa la Francia, lo chiedo a me stesso». Oggi molti (troppi!) lo fanno, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. E la responsabilità è sempre di qualcun altro. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.

Helmut Kohl nel corso di una cena a Bonn, per convincere Andreotti che la riunificazione tedesca era importante per l’Europa, gli disse: «Caro Giulio, immagina un grande corpo umano sulla cartina geografica che parte dalla Germania e finisce in Italia. La testa siamo metà voi e metà noi, il busto è la Germania e le gambe che affondano nel Mediterraneo sono l’Italia. Se a questo corpo togli le gambe non va da nessuna parte: ecco, questa è l’Unione europea». Fu dopo tale conversazione che Giulio Andreotti abbandonò la sua tesi «amo talmente la Germania che ne preferisco due». All’incontro era presente anche un testimone d’eccezione: l’allora ministro dell’agricoltura Calogero Mannino, inossidabile galantuomo siciliano. Del resto, il compito che gli alleati nel Dopoguerra affidarono all’Italia, favorendo così la nascita della Dc, era proprio questo: fare da ponte tra gli Stati Uniti e la Germania. Non a caso lì avevano, ed hanno ancora, la Cdu. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Uscendo dalla Galleria su piazza Duomo, a Milano, mi sono dovuta fermare. Un grande cielo inclinante all’indaco nell’ora del tramonto mi si parava davanti – imponente, bellissimo. Che singolare dolcezza ha, in certi giorni, il cielo lombardo. Un cielo di pianura mite e feconda. Mi sono immaginata, in un tramonto remoto ma uguale a questo, i popoli chiamati barbari calati dal Nord Europa che alzavano gli occhi e decidevano: qui ci fermeremo. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

I miei si lasciarono quando io avevo sette anni. Vissi la separazione nella Catania del 1948 come un marchio. A scuola ero l’unico figlio di separati. Andai a vivere con la mamma dai nonni. Mio padre era di una durezza spaventosa, tra lui e mamma c’erano vent’anni di differenza: era stato il primo uomo nella sua vita. Ma più di così non saprei entrare nel dettaglio. Si sono separati male. Giampiero Mughini, scrittore (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Come si pensa che saremmo riusciti ad avere il vaccino anti-Covid senza una sperimentazione sugli animali? Un conto è quella finalizzata ai cosmetici, e su questo non sono d’accordo nemmeno io. Ma non si può essere ipocriti: senza i test sugli animali oggi non avremmo né antibiotici né vaccini. Detto questo, si deve finanziare la ricerca per ridurre al minimo la sperimentazione sulle cavie, certo. Luigi Rainero Fassati, transplantologo (Roberta Scorranese). Corsera.

Prima di tutto, Hammett non era uno scrittore, lo era diventato dopo una vita randagia e avventurosa. Agente operativo alla Pinkerton. Nato in Maryland, era figlio di una famiglia finita alla bancarotta. Costretto a lasciare la scuola già a 13 anni, naviga a vista in una marea di lavori e sottolavori. A 16 anni già beve e fuma come un marinaio. Maurizio Pilotti, Libertà.

Il ’68 era lontano quando nel’62 o ’63 ho iniziato a dire ai ragazzi: «Sei molto bello, mi piaci», mi sputavano in faccia senza troppi problemi. Dopo il ’68, da dirigente dell’Arci in Toscana, proiettai Un chant d’amour di Jean Genet, un film su un amore casto fra due detenuti. Un signore un po’ rustico disse: se lo rifate, mi dimetto dall’Arci. Non so come, ma sbottai: dimettiti subito, dato che io sono un tuo superiore dirigente e sono anche finocchio. Il giorno dopo, varcai la soglia della Normale, pensando: oddio cosa ho fatto. Un caro amico mi tolse il saluto. Un prof mi disse: lo sono stato anche io. Usò questo passato curioso, pensando che si potesse guarire. Walter Siti, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.

Non ci si riprende dalla morte di chi ami. Io ho subìto dei lutti naturali, ho perso mia madre e mio padre, eppure ho sofferto in un modo così profondo e forte che, da allora, spero di andarmene prima di tutti. Quando è morta Nadia Toffa, per me è stato come se un asteroide mi fosse passato di fianco. Mi sono sentito in colpa. Non so dirglielo diversamente. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci), il Foglio.

Uno smisurato disprezzo per l’avversario giapponese ha portato i generali russi a trascurare i preparativi più elementari. La corte è uno sterpaio di intrighi. Castighi e onorificenze vengono distribuiti in base al servilismo e all’adulazione. Le armi sono difettose a causa di collaudi negligenti o comperati. Piera Graffer, Caucaso. LoGisma, 2000.

Le guerre non sono mai giuste. Lo diventano per chi le vince. Roberto Gervaso.