Il Sole 24 Ore, 4 maggio 2021
In morte di Flavio Mondello
La triste notizia della dipartita di Flavio Mondello, storico direttore della Delegazione di Confindustria a Bruxelles, ci invita ad una riflessione sull’Unione europea, a considerazioni che non riguardano solo il passato ma che investono anche l’attualità.
Flavio Mondello ha iniziato la sua attività da europeista nel 1952 quando, giovane ingegnere siderurgico, venne inviato in Lussemburgo dalle Acciaierie Falk, come delegato della siderurgia privata all’interno della Rappresentanza permanente della siderurgia italiana presso l’Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA). Dopo sei anni, si trasferì a Bruxelles dove rimase per circa 40 anni, fino al 1997. È proprio nella “capitale dell’Unione” che Mondello
getterà le basi del suo grande impegno comunitario, con
il ruolo di Rappresentante Permanente dell’industria italiana presso la Comunità Economica Europea (CEE).
In quegli anni ebbe prima l’intuizione e poi il merito di costruire con professionalità e autorevolezza quella che sarebbe divenuta la Delegazione di Confindustria a Bruxelles.
Al suo ritorno in Italia, Modello proseguì l’impegno in prima linea per l’Europa, progettando e realizzando – in collegamento con le Istituzioni UE – il “Gruppo dei 10 per un’Europa più dinamica e forte”, un consesso composto da personalità italiane che hanno direttamente partecipato con ruoli primari al processo di integrazione europea, di cui è stato coordinatore per
quasi due decenni.
Un’altra importante testimonianza di un profondo animo europeista è il contributo che Mondello dette alla fondazione del Collegio Europeo di Parma, scuola dove vengono formati i futuri funzionari destinati a lavorare nel perimetro istituzionale e privato dell’Unione.
Ci mancherà la lucidità e l’oggettività delle sue analisi, che lo hanno reso un precursore e poi un testimone della costruzione europea e che oggi sarebbero un contributo prezioso per il futuro dell’Europa.
Se guardiamo alla lunga vita professionale di Flavio Mondello, possiamo riconoscervi un grande filo rosso: l’aver intuito l’importanza che la CECA, poi divenuta CEE e infine UE, avrebbe avuto per l’economia italiana, e l’aver lavorato per avvicinare le istituzioni di Bruxelles alle imprese italiane, e le imprese italiane a Bruxelles.
Oggi è del tutto evidente quanto questa linea d’azione sia stata corretta: tutte le associazioni industriali d’Europa hanno un ufficio a Bruxelles, ma il primo ad aprire fu proprio quello della Confindustria, che ancora oggi rimane uno dei più importanti.
Dal lontano 1958 gli imprenditori italiani non hanno mai abbandonato la strada indicata da Flavio Mondello, anzi hanno continuato a percorrerla con convinzione: il dialogo quotidiano con la Commissione europea, e poi sempre più con il Parlamento europeo e con il Consiglio, permette oggi di mantenere un presidio fondamentale per difendere gli interessi economici italiani, a cominciare da quelli più peculiari, come le piccole e medie imprese o il Made In Italy.
Un’altra grande intuizione
fu l’aver intessuto legami, sempre più forti, tra associazioni industriali europee nella consapevolezza che l’economia europea fosse un sistema unico in consolidamento e che nessuno potesse dirsi vincitore in un continente perdente. Mondello applicò questo principio all’interno dell’UNICE, l’unione delle associazioni industriali europee, madre di quella che oggi è BusinessEurope, organizzazione di cui Confindustria è parte, giocando un ruolo da protagonista.
Il trascorrere degli anni ha cambiato molte cose, ma non l’approccio: professionalità, dedizione, passione e spirito di sacrificio sono ancora le basi della nostra azione a Bruxelles, dove con pazienza e tenacia continuiamo a confrontarci con le istituzioni europee e con le altre Parti Sociali.
Dallo scoppiare della pandemia, abbiamo dovuto trovare modalità nuove e in parte inedite per continuare a fare il nostro lavoro, adattandoci a condizioni che si sono rivelate più difficili, ma non proibitive.