il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2021
Intervista alla fumettista La Tram
Guai a cercarne il nome e cognome, vuole essere conosciuta solo ed esclusivamente come La Tram. Essere diventata una fumettista non è stato un caso, ma un sogno coltivato e portato avanti con determinazione, dopo una lunga gestazione. “Sono stata una privilegiata ad aver avuto due genitori con la passione per la pittura. A casa ci sono sempre stati colori e pennelli e ho sempre potuto usarli. Mia madre mi aveva autorizzata a dipingere una parete della mia cameretta con i pastelli”.
L’hobby si è tramutato in professione: può riavvolgere il nastro?
Sono di Potenza, ma ora vivo a Livorno. Andando a lezioni di terracotta con mia madre, un giorno il suo maestro ha guardato i miei schizzi e mi ha incoraggiato a fare scuola del fumetto. Io da piccola leggevo i settimanali di Bonelli – mi piaceva il suo tratto spigoloso, asciutto ed elegante – e i fumettisti francesi. Ho frequentato il liceo classico e l’Università di Cooperazione internazionale. Dopo l’Università ho fatto la dog sitter e la cameriera per pagarmi la Scuola di Comics a Napoli. L’ostinazione dei miei genitori – che ringrazierò sempre per il loro supporto – per farmi svolgere un lavoro vero mi ha dato il coraggio per capire che volevo fare la disegnatrice.
Quali sono stati i primi approcci al mondo professionale del fumetto?
Come tutti i miei colleghi, ho iniziato a girare per le fiere con il mio portfolio sottobraccio facendo le file e ricevendo le porte sbattute in faccia. E poi qualcuno ha iniziato a dirmi di sì: Mauro Uzzeo mi propose un lavoro per la Mpe Editore nel 2005, una antologia a fumetti di Alice nel paese delle meraviglie, Wonderland. Subito dopo ho realizzato un’altra antologia a fumetti chiamata Bandierine, sulla Resistenza, per Bac Edizioni (scritta da Tuono Pettinato): narra dei piccoli gesti quotidiani, persone comuni non eroi.
Non è stata una casualità la scelta di fumetto “impegnato”, è nel solco della sua formazione.
Mi sembrava coerente con i miei interessi e la mia storia, ho seguito questa strada non appena ne ho avuto la possibilità. È il mio modo di dare un contributo a disegnare la realtà. Ho proseguito con L’ecologia spiegata ai bambini per Becco giallo, scritta da Marco Rizzo. Questo filone mi ha portato alla collaborazione con Jacobin Italia e L’Espresso con una storia sullo sciopero delle donne nel mondo scritta da me, una tappa fondamentale del mio percorso. A ogni disegnatrice è stato attribuito uno sciopero da raccontare; io ho disegnato quello avvenuto nel 2006 in Argentina chiamato “Non una di meno” in seguito alle violenze e all’uccisione di una ragazza di sedici anni.
L’impegno per le donne ha avuto un recente epilogo.
Si, insieme con altre colleghe a luglio dell’anno scorso ho fondato il primo “collettivo” femminista del fumetto e sulla parità di genere. Si chiama Moleste e si trova su www.moleste.org; la divulgazione avviene attraverso i disegni e un glossario sui termini. Recentemente abbiamo partecipato anche al Festival Chip di Bologna con una installazione di street art sulle tappe delle conquiste del femminismo. In tutto sono 80 firmatarie tra fumettiste e persone coinvolte in questo mondo, più un nucleo operativo di una ventina di operatori, divisi in piccoli gruppi. Ho anche partecipato a un’altra antologia a carattere femminista chiamata Post Pink per Feltrinelli, nella quale ogni storia è ispirata a una parte del corpo. Io ho illustrato Il cuore, la storia di una donna che lascia il marito sull’altare per scegliere la carriera.
Dal femminismo alla musica, altra passione…
Linus stava per pubblicare uno speciale su Franco Battiato e da collaboratrice ho fatto tutto il possibile per partecipare, spuntandola. Tre pagine scritte e disegnate ispirandomi a una storia realmente accaduta: andai a vedere un suo concerto e, durante l’esibizione de Gli uccelli, mi ero spinta fino al palco per fare una foto ritrovandomi commossa fino a piangere e ho avuto la sensazione che lui cantasse guardandomi e consolandomi. Sul mio profilo Instagram itslatram disegno proprio canzoni che mi son piaciute. Dopo la storia di Battiato mi sono dedicata – con Sabina Colloredo – a La bellezza di Medusa (De Agostini) dedicata a tutti i volti dei cattivi della mitologia.
Di sicuro non è politically correct (ride, ndr). Concludiamo con La prima bomba.
Con Marco Rizzo mi sono immersa (per Feltrinelli) in una opera concettualmente ben fatta ed è stato pesantissimo. Al liceo non ero arrivata agli anni di piombo e questa è stata l’occasione per approfondire quel periodo di cronaca. A me sono arrivati soprattutto i racconti di mio padre che mi raccontava la paura persino di giocare a pallone in piazza con gli amici. È una storia generazionale che confronta un padre e una figlia con idee divergenti. E ho dato voce a Pinelli, secondo me un personaggio storico troppo bistrattato dalla cronaca italiana.