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 2021  maggio 03 Lunedì calendario

Storari rischia il procedimento disciplinare


In uno dei passaggi più cruciali per il Paese e per l’immagine della giustizia in Italia, ci sono due domande e quattro risposte diverse da cui dipende il futuro e la credibilità dell’intero sistema. La prima: esiste un’associazione segreta, composta da magistrati, imprenditori e avvocati, che ha condizionato processi e nomine? O si tratta solo delle millanterie dell’avvocato Piero Amara? La seconda: chi (e cosa) sapeva al Consiglio superiore della magistratura dell’esistenza di questi verbali? Tutti quelli che dovevano, come dice Piercamillo Davigo che quei verbali aveva ricevuto dal pm milanese Paolo Storari? O nessuno, come invece sostengono il vice presidente del Csm, Davide Ermini e il procuratore generale, Giovanni Salvi?Si apre una settimana delicatissima, a Palazzo dei Marescialli. Domani, nell’ambito del rituale comitato di presidenza, verrà affrontato per la prima volta la vicenda al Csm. Mentre giovedì, per una cerimonia di tutt’altro livello – l’anteprima del documentario di Tv 2000 che celebra l’esempio di Rosario Livatino – tornano al Csm il presidente della Repubblica e la ministra Marta Cartabia.Le due veritàÈ aprile del 2020 quando il pm Storari consegna a Davigo, in maniera del tutto irrituale, brevi manu, quei verbali sulla presunta loggiaUngheria. Sono dichiarazioni dell’avvocato Amara – già indagato per il depistaggio Eni e condannato per episodi di corruzione – rese alla Procura di Milano. Perché Davigo non denuncia tutto in una relazione scritta ai vertici del Consiglio? Qui le versioni divergono. Ermini, ritornato precipitosamente a Roma per gestire una situazione evidentemente assai delicata, chiarisce a chi gli è vicino: «Non ho mai saputo che il sostituto Storari fosse venuto a Roma a consegnare un malloppo di carte al consigliere Davigo. E non è vero che Davigo mi depositò quelle carte, né mai me le diede». I due ne parlarono, però. In due occasioni. La prima volta, l’ex consigliere (oggi in pensione) Davigo gli spiegò che c’era tensione alta a Milano, che la vicenda della presunta loggia coinvolgeva nomi grossi. Il vicepresidente, messo in allarme da queste notizie, ne parlò con il Quirinale? Ermini alza le mani. «Non rispondo assolutamente a questa domanda – dice a Repubblica — Non tocco mai l’argomento delle interlocuzioni con l’ufficio della Presidenza della Repubblica». Certo è che Davigo, dopo alcuni giorni, ne riparla con Ermini, e lo informa di aver avvertito anche il Pg della Cassazione, Giovanni Salvi: a quel punto, il numero due del Csm si rasserena perché Salvi, così come lui stesso ha spiegato venerdì in una nota, appresa la vicenda, chiama il Procuratore di Milano e coordina le attività. Davigo avrebbe dato quei verbali – che formalmente non esistevano al Csm – a Ermini e a Salvi. Circostanza smentita dai due. Il numero 2 del Csm ricorda, a quanto pare, solo di ave visto delle carte tra le mani di Davigo. Che, comunque, affrontò l’argomento anche con il presidente di Cassazione, Pietro Curzio.Davigo e Storari dai pmL’intenzione di Davigo-Storari – un anno fa – è che, «al di là di ogni formalismo», occorra che il vicepresidente del Csm sappia che ci sono «elementi gravissimi» rispetto ai quali non può più essere ritardata l’indagine di Milano: «Gravissimi, se veri; gravissimi a maggior ragione se falsi, perché configurano calunnie a carico di magistrati, vertici istituzionali, alti ufficiali delle forze dell’ordine», è il ragionamento di Storari che intende, così, «tutelarsi». Per il pm si profila il procedimento disciplinare. «Credo – dice – che non avessi strade alternative». Ma sia lui, sia Davigo potrebbero essere ascoltati dalla procura di Roma che indaga su Marcella Contrafatto, funzionaria del Csm, accusata di aver fatto da “postina” con i giornali.L’indagine di PerugiaIn parallelo, procede l’inchiesta di Perugia: molti accertamenti già avviati dal procuratore Cantone sull’associazione segreta Ungheria, cui apparterebbero magistrati, alti ufficiali. Il fascicolo è aperto da gennaio per violazione della legge Anselmi. Tutto nasce da appunti (“note difensive” e “Keepwild”) nei uali Amara annotava presunti favori fatti a magistrati e materiale audio trovato nelle perquisizioni effettuate all’avvocato. Quando gliene viene chiesto conto, spunta per la prima volta la loggia Ungheria. Come ha raccontato Repubblica ci sono i primi indagati tra i nomi da lui citati. Anche a loro tutela: è necessaria l’iscrizione per verificare il racconto di Amara. Che, di questa fantomatica loggia, non ha mai fornito la lista che vantava.