il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2021
Con il Covid boom dei telepredicatori pentecostali
Dalla Chiesa mondiale del Concilio Vaticano II, secondo la definizione del padre gesuita Karl Rahner, alla Chiesa globale di oggi, tra la crisi presente e le incognite del futuro. In un denso saggio sull’ultimo quaderno di Civiltà Cattolica, il quindicinale della Compagnia di Gesù, il teologo americano padre Thomas P. Rausch tratteggia le “sfide contemporanee del cattolicesimo globale”.
Innanzitutto i numeri, per inquadrare la questione. Su 2,5 miliardi di cristiani nel mondo, i cattolici sono 1,3 miliardi, oltre il 50 per cento del totale. Il resto: 37 per cento di protestanti, 12 delle varie Chiese ortodosse, appena l’uno per cento le comunità di mormoni, testimoni di Geova e altri ancora. A fronte di questi dati generali, le Chiese cattoliche d’Europa e Nord America stanno patendo una costante emorragia di fedeli: nel 1910 il Vecchio Continente vantava il 65 per cento dei cattolici nel mondo, oggi la quota è crollata a un preoccupante 24 per cento, colpa anche dei “bassi tassi di fertilità”.
Ma la vera insidia per Roma è rappresentata dal boom dei pentecostali, che in America Latina hanno provocato, scrive padre Rausch, un esodo di decine di milioni di cattolici. A fare la differenza è il cosiddetto vangelo della prosperità, ossia la buona novella trasfigurata in una sorta di materialismo cristiano. “Basandosi su un culto soprannaturale emotivo, e sulle preghiere di guarigione, spesso predicano il ‘vangelo della prosperità’, o vangelo della salute e della ricchezza, che affonda le radici sul pentecostalismo statunitense”. Insomma da un lato la centralità dei poveri nella Chiesa di papa Francesco, dall’altro il dorato sensazionalismo dei telepredicatori americani, sovente milionari.
I pentecostali sono in aumento anche in Asia, perfino in Cina, e adesso a favorire la loro diffusione è l’emergenza causata dal Coronavirus. A notarlo è Marco Ventura, ordinario di Diritto canonico ed ecclesiastico all’Università di Siena, nel suo ultimo libro, dedicato alla prevalenza del divino oggi: Nelle mani di Dio. La super-religione del mondo che verrà (Il Mulino, 190 pagine, 15 euro). Scrive Ventura: “Teologia e pratica insieme, il vangelo della prosperità è in gran parte coincidente con il movimento pentecostale e scommette su un’alleanza dell’uomo con Dio da cui derivano benessere economico e fisico”. Ed è questa la cultura “che ha prodotto Trump e che Trump presidente ha rafforzato”, annota l’accademico citando un saggio del 2018 di Marcelo Figueroa e padre Antonio Spadaro sulla Civiltà Cattolica, dai toni molto duri e critici.
Dopo tre anni, sulla stessa rivista dei gesuiti, padre Rausch conclude la sua lunga analisi sulla Chiesa globale, individuando proprio nelle comunità pentecostali, oltre che in quelle evangeliche e indipendenti africane, “una nuova sfida per l’ecumenismo”. Anche perché oggi il “cristianesimo sta esplodendo in Africa, in Asia e in America Latina”, il fatidico Sud del mondo. Ed entro il 2050 il continente con più cristiani sarà l’Africa, con almeno 1,25 miliardi di credenti. L’ennesimo colpo a quanti s’illudono di ritornare, dopo Bergoglio, a una Chiesa eurocentrica.