La Stampa, 3 maggio 2021
Elezioni a Madrid, la destra in vantaggio
Alle 18 in punto la plaza de Toros di Madrid torna a riempirsi. Non succedeva da quasi due anni. Ci sono seimila spettatori invece dei soliti 23 mila, ma il torero Ponce è molto emozionato. Sulle tribune de las Ventas però, la protagonista è un’altra: si chiama Isabel Díaz Ayuso, “la presidenta”, che, litigando con il ministero della Sanità, ha preteso che a Madrid tornasse la corrida. Il calendario d’altronde offre delle opportunità, il trionfo nelle tribune coincide con la festa di Madrid, il “dos de mayo”, nel quale si celebra la rivolta del 1808 contro le truppe napoleoniche e soprattutto con l’ultimo giorno della campagna elettorale per le regionali della Comunità di Madrid. Le urne si aprono domani, Ayuso, improvvisa stella della destra spagnola, vola nei sondaggi puntando su un inedito nazionalismo della capitale, epicentro della «libertà» (è la parola d’ordine), contro le chiusure e le restrizioni volute dalla sinistra di governo. Nei comizi gli argomenti di Ayuso sono volutamente frivoli: «Questa è una città dove magari ci si sveglia all’alba per lavorare, magari si soffre, ma poi la sera ci si ritrova con gli amici a prendere una birra», ha ripetuto spesso contrapponendo la “joie de vivre” di Madrid agli altri territori spagnoli, «libertà vuol dire che se non vuoi incontrare mai più il tuo ex, qui non lo incontri», ha spiegato. Toni scanzonati, in una città che più di ogni altra ha pagato un prezzo umano al Covid, 15 mila morti e che prima di tutte ha riaperto praticamente tutto.
Il vero avversario di Ayuso è il capo del governo Pedro Sánchez: «La sua sconfitta accorcerà la sua permanenza alla Moncloa». Sánchez con tutta probabilità resterà al governo, ma non c’è dubbio che nella capitale si giochi una partita importante. Per evitare una vittoria della destra si è dimesso dal governo Pablo Iglesias, leader di Podemos, fino a un mese fa vicepremier, il quale si è buttato anima e corpo in una campagna durissima, e a tratti violenta. Un sacrificio forse inutile, ma che ha mobilitato una sinistra fino a quel momento rassegnata alla sconfitta.
Il tema della campagna elettorale, specie nelle ultime due settimane, è stata l’ultradestra. Ayuso, infatti, avrà probabilmente bisogno dei voti di Vox per restare al potere, cosa già avvenuta due anni fa, la differenza però è che stavolta il partito di Santiago Abascal potrebbe entrare nel governo della regione più ricca e più diseguale della Spagna. Questo scenario ha scaldato gli animi. La sinistra è divisa in tre liste. Il Partito socialista candida Ángel Gabilondo, un bonario professore di metafisica, che ieri per mobilitare i suoi ha citato Kant. Più dinamica è Mónica Garcia, medico di terapia intensiva, candidata di Más Madrid, una scissione di Podemos radicata nella capitale. E poi c’è Pablo Iglesias, forse all’ultima avventura prima di ritirarsi dalla politica. Tutti e tre parlano apertamente di rischio fascista. La destra, invece, agita il fantasma venezuelano, vista l’antica vicinanza di Podemos al bolivarsimo di Hugo Chavez: «Madrid non deve diventare Caracas», dice Ayuso. Tori, birre, ex fidanzati: domani finalmente si vota. —