Robinson, 1 maggio 2021
Napoleone eroe o schiavista?
Nella Grande Halle della Villette, a nord di Parigi, sono riuniti gli orpelli di un imperatore: magnifici abiti, armi, porcellane, medaglie, tesori di guerra e una monumentale carrozza nuziale. A pochi giorni dal bicentenario della morte di Napoleone non si sa ancora quando potrà aprire la gigantesca mostra, un “ biopic” costato cinque milioni di euro che punta a superare il record di 1,4 milioni di visitatori registrato per Tutankhamon nel 2019. L’inaugurazione era prevista per metà aprile ma a causa del lockdown in corso è stata rimandata a data da destinarsi. « I britannici sono di nuovo riusciti a sabotare i festeggiamenti di Napoleone » ha ironizzato l’Agence France Presse a proposito della variante inglese che ha fatto esplodere i contagi a marzo costringendo il governo a una nuova serrata. Perfida Albione. Anche se alla fine sarà proprio sull’isola britannica che potrà esserci un momento di raccoglimento ufficiale per ricordare il giorno della morte, il 5 maggio 1821.
Non è solo il Covid a guastare la festa dei napoleonisti. Ci sono anche tutti quelli che non hanno mai amato l’uomo partito quasi dal nulla per diventare il padrone dell’Europa a meno di quarant’anni, o che lo vogliono celebrare a metà: vada per il rivoluzionario Bonaparte ma non per il despota Napoleone. I nemici dell’Imperatore si sono uniti come la coalizione europea a Waterloo. «Era razzista, sessista, dispotico, militarista e colonizzatore, ma tutto questo viene generalmente nascosto sotto il tappeto» osserva la politologa Françoise Vergès. « C’è una tale nostalgia intorno alla grandezza passata della Francia che si passa sopra. È ora di porre fine a questa cecità».
L’ex presidente della Consulta Jean- Louis Debré ricorda: «I suoi sogni di grandezza portarono a molte disgrazie. Ed è lui che ha messo fine alla Repubblica con il suo colpo di stato nel novembre 1799». Per la ministra per la Parità, Elisabeth Moreno, Napoleone era «uno dei più grandi misogini ». È vero che il “suo” codice civile sancisce il potere del padre di famiglia sulla moglie e sui figli. Forse l’eredità che oggi fa più male è la data del 20 maggio 1802, quando il Primo Console ristabilì la schiavitù, abolita dalla Rivoluzione. «Non è una macchia, né una colpa, è un crimine» denuncia Louis Georges Tin, presidente onorario del Cran ( Consiglio rappresentativo delle associazioni nere di Francia). « Insegnare Napoleone va bene — dice l’accademico — ma commemorarlo è un’apologia di un crimine». Arthur Chevallier, uno dei curatori della mostra alla Villette, teme una “ isterizzazione del dibattito”. « Napoleone non è una figura unificante ma la sua popolarità nel grande pubblico è innegabile. Non si tratta di ammirarlo ciecamente — prosegue il giovane storico — ma di raccontare obiettivamente i suoi sedici anni di regno. La storia della Francia non è né virtuosa né terribile, è complessa » . Tra il personale del centro museale parigino ci sono molti francesi dei territori d’Oltremare che hanno minacciato di esercitare il diritto di non lavorare. Per evitare sabotaggi, gli organizzatori hanno affidato una supervisione alla Fondazione per la memoria della schiavitù creata nel 2019. Potrebbe non bastare. Nessuno esclude qualche azione di protesta clamorosa delle varie associazioni antirazziste, indigene, decolonialiste o delle nuove “ brigate anti- negro- fobia” che nel giugno scorso hanno abbattuto una statua di Colbert.
Uno dei più noti specialisti di Napoleone, Jean Tulard, vede una pericolosa tendenza a fare “anacronismi”. « Dobbiamo metterci nel contesto dell’epoca. La schiavitù, questo abominio, era molto diffusa. Napoleone non era chiaramente un santo, ma il modo in cui alcuni lo guardano oggi è ingiusto» dice lo storico di 87 anni che paventa delle commemorazioni decimate dalla cancel culture. « A forza di voler cancellare le macchie della storia, verrà un giorno in cui non sapremo più perché il ponte si chiama Austerlitz e il viale Jena. Non diventiamo una nazione amnesica».
Thierry Lentz guida il fronte dei napoleonisti. « Non ci lasceremo rubare questo anniversario, l’ultima possibilità di commemorare la figura più illustre della nostra storia per molto tempo» spiega il direttore della Fondazione Napoleone. « La gente sa molto bene che ha ristabilito la schiavitù, ma non possiamo ridurlo a questo. Nessun altro personaggio ha segnato la storia come lui. E saremmo gli unici a non esserne orgogliosi? » . Lentz, che ha appena pubblicato Per Napoleone ( Perrin), cita le tante cerimonie previste all’estero, dall’Italia al Belgio, dalla Polonia al Cile. Nei mesi scorsi la sottoscrizione per restaurare la sua maestosa tomba di quarzite rossa dentro gli Invalides ha raccolto 836mila euro. La cripta tornerà al suo antico splendore, compresa la scritta: “Desidero che le mie ceneri riposino sulle rive della Senna, tra il popolo francese che ho tanto amato”. Non è ancora chiaro se gli Invalides saranno aperti ai napoleonisti la prossima settimana. « Speriamo davvero di poter andare » conclude Lentz.
Il processo a Napoleone va avanti da duecento anni. Nessun altro personaggio storico francese è così divisivo e raccontato, quasi 85mila libri pubblicati su di lui, più del numero di giorni che sono passati dalla sua morte. Le ultime ore dell’Imperatore in esilio a Sant’Elena saranno al centro di un’esposizione agli Invalides. In calendario sono previste decine di altre mostre, dal suo boudoir privato al Château de Fontainebleau alla sua collezione di ritratti di Cristo. Tutto sospeso, nell’incertezza delle riaperture dei luoghi culturali che il governo non ha ancora deciso. Forse a metà maggio, forse più avanti. Anche se le mostre saranno chiuse per l’anniversario, i francesi verranno sommersi da documentari televisivi e nuovi libri, dal rapporto di Napoleone con Dio, ai suoi giardini preferiti, agli episodi di depressione, alle lettere d’amore a Joséphine.
La suspense è anche politica. Cosa dirà Emmanuel Macron che per gli avversari si comporta come un piccolo Bonaparte? Nel 1969, per celebrare il bicentenario della nascita, Georges Pompidou pronunciò un grande omaggio, ma nel 2005 Jacques Chirac rifiutò di partecipare all’anniversario della battaglia di Austerlitz, mentre l’ex primo ministro Lionel Jospin ha celebrato quello dell’esilio pubblicando un libro intitolato Le mal napoléonien. Mercoledì il capo di Stato visiterà l’Institut de France dove è previsto un suo discorso e poi andrà a deporre una corona di fiori agli Invalides. L’Eliseo spiega che renderà onore a « questa grande figura della Storia ma con gli occhi aperti».