La Stampa, 1 maggio 2021
Intervista a Paola Egonu
Paola Egonu ha qualcosa che la avvicina a Serena Williams o a Naomi Osaka: la capacità di far succedere le cose anche da giovanissima. Oggi proverà a cambiare il karma della Imoco Conegliano, che a Verona tenta per la terza volta di prendersi la finale di Champion league del volley. Paola la Champions l’ha già vinta a Novara, ad appena 19 anni, sa come si fa.
Prima di un match del genere c’è qualche scaramanzia, una regola da rispettare?
«No, si sistemano gli ultimi dettagli. E si provano un sacco di emozioni»
È più preoccupata delle avversarie del Vakifbank o di quello che può inventare coach Guidetti?
«Partire preoccupati non ha senso. Loro sono forti, possono metterci in difficoltà. Ma siamo forti anche noi e abbiamo lavorato bene. Sarà una partita interessante».
In Turchia avrebbe potuto giocare anche lei, ma ha rifiutato una offerta allettante: perché?
«Non mi sentivo pronta per un passo così importante, ad uscire dall’Italia. Ho preferito restare qui un altro anno».
Il patto è vincere la Champions e poi liberi tutti?
«No, assolutamente no»
È nata in Italia, da genitori nigeriani che ora abitano in Inghilterra: dove si sente a casa?
«In qualsiasi posto dove ci siano i miei genitori o persone che mi vogliono bene. In Nigeria, dove vivono i miei nonni, a Manchester dove ci sono i miei genitori, in Italia perché ci sono nata. Sono le persone che fanno casa».
Come sta vivendo la pandemia con relative bolle e lockdown?
«Il patto a inizio anno era evitare il covid, siamo state sempre controllate. Non vedere gli amici e la famiglia è stato un sacrificio pesante»
È a favore del vaccino?
«Sì, perché non fare niente significherebbe aspettare anni per risolvere la situazione. Capisco la paura di effetti collaterali, ma ora conta vaccinarsi».
Ha detto di ammirare la fuoriclasse del tennis Serena Williams: è convinta come lei che gli atleti debbano far sentire la loro voce anche al di fuori dello sport?
«Sì, anche se qualsiasi cosa dici o fai c’è sempre qualcuno che ti attacca. Dipende dagli argomenti. Se si parla di problemi che riguardano le donne, credo di avere qualcosa da dire. Evito invece di parlare di cose che non conosco».
Lo sport femminile è sottovalutato?
«Si stanno facendo dei progressi. Non è più come venti anni fa, si dà più credito alle atlete. Lentamente, ci stiamo arrivando».
L’Italia è un paese tanto o poco razzista?
«Il problema non è che sia tanto o poco, il problema è che il razzismo esiste. Basta leggere i giornali o guardare i tg. Ci sono episodi, anche se meno che in passato. Sono ottimista, credo che molto dipenderà dai giovani, da come vengono educati. Il fatto che le scuole accolgano culture diverse aiuta ad avere una mentalità più aperta».
È in fase di discussione la legge contro la omotransfobia, si riparla di ius soli. Le leggi ci aiutano ad avere un mondo migliore?
«Le leggi danno speranza a chi viene discriminato. Anche se mi dico che non dovremmo averne bisogno per provare rispetto gli uni per gli altri, evitando di giudicare aspetti che riguardano la sfera privata di ciascuno di noi.
Se le faccio il nome di Carlton Mayers a cosa pensa?
«Al sogno di qualsiasi atleta, che è partecipare alle Olimpiadi. Ed essere il portabandiera della tua nazione, come lo è stato lui, credo che sia l’onore più grande che esista. Ovviamente mi piacerebbe imitarlo».
Senza pubblico quelle di Tokyo saranno Olimpiadi dimezzate?
«No, solo l’idea che si tengano è un segno di speranza. Il sacrificio dei cittadini che permettono agli atleti di vaccinarsi per gareggiare significa: "ce la stiamo facendo". Possiamo lasciarci alle spalle la pandemia come un brutto ricordo».
Ha accennato alle sue origini nigeriane. Che futuro, anche sportivo, vede per l’Africa?
«Tutti conosciamo la storia, la colonizzazione che ha sottratto risorse e provocato sofferenze. Spero che l’Africa possa trovare un modello di economia diverso. Dobbiamo cambiare il nostro modo di guardare all’Africa, che non è solo povertà e devastazione, ma anche amore e capacità di vivere insieme».
Lei ad esempio studia Economia aziendale con un indirizzo in psicoeconomia.…
«Una disciplina che integra economia e psicologia, e che un giorno potrebbe aiutarmi anche fuori dallo sport».
Lei è una numero 1: mai pensato di praticare uno sport individuale?
«No, non mi ci vedo. Mi piace la squadra, sapere che c’è chi mi aiuta e che io posso aiutare le mie compagne. Come in una famiglia».
Qual è il segreto dei successi di Conegliano?
«La capacità di divertirsi. Quando inizi a fare sport è perché ti diverte. Il fatto che non ce lo siamo dimenticate, fa tanto».
Con Miriam Sylla c’è un legame forte?
«È un’amicizia cresciuta con gli anni, abbiamo affrontato e superato difficoltà insieme. Averla in campo mi aiuta, ci capiamo al volo. Non vuol dire che non accada anche con altre, ma mi viene più facile parlare con lei di determinate cose».
Ha dato la voce a Sognaluna, il personaggio di un cartone animato Dysney…
«Era solo per una battuta, ma è stata un’ esperienza bellissima, che vorrei ripetere. Trasmettere valori importanti ai bambini mi riempie il cuore»
Per finire: chi è Paola Egonu? Una campionessa, un modello per tutti come dice il presidente Mattarella?
«Una ragazza di 22 anni che sta vivendo esperienze fantastiche, e vuole continuare a emozionarsi e divertirsi giocando a pallavolo».