Il ragazzo è lesto, di piede e di testa. Per ora, il miglior rookie (gli altri sono Mick Schumacher e Nikita Mazepin). La sua ascesa al vertice, rapidissima. Sui kart a 4 anni, sulle piste di Nakai spinto da papà Nobu Aki, assicuratore, che gli faceva da meccanico e coach, da Sagamihara, città natale nella prefettura di Kanagawa, è arrivato a Faenza in un lampo. Supportato da Honda e Red Bull. Tre stagioni nella F4 giapponese (vinta nel 2018), una nella F3 europea nel 2019 e l’anno scorso in F2 dove ha chiuso 3° (a -15 punti dal vincitore, Schumacher) guadagnandosi la superlicenza, il premio intitolato alla memoria di Anthoine Hubert come miglior debuttante («Ho corso pensando a lui, che mi ha reso un pilota migliore») e il ritorno di un giapponese in F1 7 anni dopo l’ultimo (Kamui Kobayashi) ma l’ambizione è più alta: «Voglio essere il primo giapponese a vincere un gp in F1». Con furore: in qualifica a Imola ha sbattuto subito alla Variante Alta, «un errore dovuto alla molta pressione che mi ero messo per fare bene ma dal quale ho imparato soprattutto mentalmente », a Portim ã o «che ho corso solo al simulatore» nelle libere ventose ha preso le misure della realtà (13° e 14°). E di se stesso: alto 1,59 cm, 18 in meno del compagno di squadra Pierre Gasly, al talento bonsai hanno costruito un abitacolo speciale per vedere bene e raggiungere i pedali. Altri particolari: gioca a futsal e molto online («Apex Legends e Call of Duty, immagino di colpire qualcuno che odio e mi motiva»), corre col 22 «perché in kart avevo l’11 ma in F1 ce l’ha già Perez, così l’ho raddoppiato e poi il 22 era di Jenson Button », ama il calcio e porta spesso un pallone nel paddock, si è adattato all’Europa, all’inglese, al prosciutto e al formaggio «ma mi manca tanto il cibo giapponese». Formula sushi, nuovi gusti avanzano.
la Repubblica, 1 maggio 2021
Biografia di Yuki Tsunoda
Formula banzai. Ha quella tempra, Yuki Tsunoda, per sferrare un attacco gioioso e orgoglioso al tempio dei motori dell’Occidente. Fa molti inchini ed è gentile il pilota giapponese, esordiente dell’Alpha Tauri (al posto di Kvyat), primo nato nel Duemila a correre in F1 e il più giovane del Mondiale 2021 (21 anni l’11 maggio). Ma quando abbassa la visiera, sayonara a tutti. Anche ai miti più intimi e personali: in Bahrain al primo Gp dell’anno e della sua vita su un sedile della massima categoria è andato a punti (9° da 13° al via). Soprattutto, si è presentato alle scene con un sorpasso in picchiata che ha cancellato un monumento come Fernando Alonso, 20 anni di esperienza in più. «Un momento emozionante. Pensare che avevo solo 6 anni quando Fernando vinse in Giappone nel 2006, mio padre è un suo fan, soprattutto del suo stile di guida, dice che è il migliore. Al Sakhir l’ho seguito per un paio di giri, l’ho studiato nel modo in cui gestiva le gomme e faceva le curve, e ho imparato». Benissimo.