il Fatto Quotidiano, 1 maggio 2021
Pd e 5S insieme solo ai ballottaggi
Uniti in tutti i comuni, ma al secondo turno. È questa la strategia di Enrico Letta per uscire dal pantano in cui si sono cacciati Pd e Movimento 5 Stelle, nel tentativo di trovare un’intesa per le prossime elezioni comunali d’autunno, quando andranno al voto anche grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.
Viste le difficoltà a trovare candidati unitari fin da subito, meglio spostare l’orizzonte un po’ più avanti, pur mantenendo costanti i tavoli di confronto.
Già due giorni fa sia Letta che Giuseppe Conte avevano declassato le Amministrative come “un passo intermedio”, ben consapevoli dei guai a finalizzare da subito quel progetto di “ampio campo progressista” che dovrebbe unire 5Stelle e centrosinistra. E ieri Letta, intervistato da Massimo Giannini sul sito di La Stampa, ha ribadito che l’accordo s’ha da fare, ma ci vorrà tempo: “Io vorrei che in tutti i comuni andassimo apparentati al secondo turno, dimostrerebbe che il percorso di alleanza tra Pd e M5S sta avendo buoni risultati. Non mi straccio le vesti se immediatamente non risolviamo tutti i problemi”. Tradotto: presentarsi separati al primo turno non è un dramma, ma unirsi al ballottaggio darebbe forza al progetto.
Bologna Incognita Renzi
L’intesa al secondo turno si può trovare a Roma e Milano, dove l’accordo al primo turno è naufragato, ma anche altrove. A Torino e Bologna, per esempio, città in cui il Pd ha annunciato la via delle primarie. Non senza polemiche, perché un po’ per le misure anti-contagio e un po’ per scelta, il partito sta organizzando una consultazione metà online e metà ai gazebo, previa registrazione sul portale internet dei dem. La cosa non piace molto a Isabella Conti, il nome forte dei renziani a Bologna che sfiderà Matteo Lepore, attuale assessore in quota dem. Conti teme che frammentare la partecipazione possa danneggiarla, proprio ora che un sondaggio commissionato da Italia Viva a Emg Acqua la stima a soli 4 punti di distanza da Lepore. Motivo per cui i renziani si stanno agitando nel tentativo di convincere il Pd a rivedere le regole delle primarie.
Se poi vincesse Lepore, la convergenza coi 5 Stelle sarebbe senz’altro più semplice fin da subito (“Almeno a Bologna e Napoli possiamo andare insieme già al primo turno”, è la versione di Francesco Boccia), mentre con la Conti il rinvio dell’accordo al ballottaggio toglierebbe più di un imbarazzo a Italia Viva.
TorinoNervi tesi
Allo stesso modo, a giugno il Pd sceglierà il suo candidato a Torino, dove in corsa c’è Enzo Lavolta – ben disposto verso i 5S – ma il grande favorito è Stefano Lo Russo. Per intendersi, uno che due giorni fa ha descritto la città come “immobile” negli anni di Chiara Appendino e che non ha gran voglia di apparentamenti, visto che tuttora è capogruppo del principale partito d’opposizione in Comune. La scelta dei dem di procedere con la consultazione interna non è per nulla piaciuta alla sindaca, che più volte nei mesi scorsi, anche dalle colonne del Fatto, aveva chiesto che Pd e M5S lavorassero a un’intesa per evitare “di regalare la città alla destra”. Ora Appendino si sfoga definendo “una presa in giro” l’eventuale rinvio dell’accordo al ballottaggio, perché “se ci sono le condizioni per un’intesa la si fa subito”.
L’input da Roma però è chiaro, soprattutto dal versante dem, con Boccia che da giorni sottolinea come le primarie non compromettano la strada dell’accordo e continua a sperare in una soluzione unitaria, prima o dopo.
Napolil’alleanza c’è
Ben diverso è il discorso su Napoli. Qui il tavolo tra 5 Stelle e Pd è l’unico che potrebbe portare a un candidato unitario già verso metà maggio. La prima scelta sarebbe il presidente della Camera Roberto Fico, che ha frequenti contatti con l’ex ministro di area Pd Gaetano Manfredi per mettere le basi dell’alleanza. Proprio Manfredi è la più accreditata alternativa al veterano di 5 Stelle, ancora combattuto perché diviso tra la responsabilità di prendere in mano una città in enorme difficoltà finanziaria – servirebbe una mano dal governo, ma le comunali sono prima della manovra finanziaria – e la possibilità di dare una mano e rafforzare, con la sua scelta, l’asse tra M5S e Pd. D’altra parte non è un segreto che Fico abbia sempre rappresentato l’anima più a sinistra del Movimento.
Il confronto dunque va avanti e tra i dem e il M5S c’è pure un primo documento – “Una nuova speranza per Napoli” – che vorrebbe diventare il punto di partenza di un programma condiviso. Lo ha presentato il segretario napoletano del Pd Marco Sarracino e sarà emendato nelle prossime settimane, cercando di limare i punti più controversi, per esempio sui rapporti con la Regione di Vincenzo De Luca. Nulla però per cui valga la pena impiccarsi e mandare all’aria un’alleanza che, almeno qui, sembra cosa fatta.