ItaliaOggi, 1 maggio 2021
Periscopio
La mia vita reale è fatta di poche cose: affetti profondi, alcune letture, poesia. Conosco a memoria migliaia di versi, come mia mamma. Giovanni Gastel, fotografo, nipote di Luchino Visconti, morto di Covid (Pier Luigi Vercesi). Corsera.I parlamentari M5s, terrorizzati di far capire a Grillo che cosa pensano di lui, sono rimasti muti anche quando Grillo ha ricordato che molti di loro, giunti al secondo mandato, si sarebbero dovuti trovare un lavoro alla fine della legislatura (Luigi Di Maio, non casualmente, propone da tempo la mandrakata del «mandato zero». «E che significa?», gli chiese ingenuamente Vito Crimi detto «Orsacchiotto» – copyright Roberta Lombardi. «Semplice: il primo giro non lo calcoliamo. Così, di fatto, i mandati diventano tre»). Fabrizio Roncone. Corsera.
Innumerevoli studiosi e cittadini hanno invano richiesto fin dalla primavera scorsa: tamponi di massa, anche agli asintomatici; obbligo delle mascherine (introdotto tardivamente); aumento del numero di addetti al contact tracing, e tracciamento elettronico; limitazioni severe al turismo internazionale; Covid-hotel e quarantene controllate; rafforzamento del sistema dei trasporti, con coinvolgimento del settore privato; bandi tempestivi per l’assunzione di personale medico e infermieristico; disposizioni e protocolli per i medici di base; messa in sicurezza delle scuole e delle università con dispositivi di regolazione dell’umidità, altroché banchi a rotelle! Luca Ricolfi, sociologo (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Il fantasma della povertà sta bussando alle nostre porte: il fantasma della povertà materiale, ma soprattutto il fantasma della povertà spirituale, la madre di tutte le povertà. Dopo l’estasi prodotta dalla droga «mercatista», ora viene infatti la depressione. Come se l’universo fosse un supermercato, stiamo consumando il futuro dei nostri figli, con il rischio di farlo tanto in fretta da vedere noi stessi gli effetti delle nostre azioni. Giulio Tremonti, La paura e la speranza. Mondadori, 2008.
Addetta a regolare la fila dei personaggi in attesa di conferire con Indro Montanelli nella redazione romana era la leggendaria, Antonietta Ledda, la segretaria di redazione che passava le ferie lavorando. C’erano però gli impazienti. Tra questi Giovanni Spadolini, che era stato direttore di Indro al Corsera e che allora era ministro della Difesa del governo Craxi. Sbuffando, sfuggì alla sorveglianza ed entrò nel nostro salone per avvicinarsi al bugigattolo direttoriale. Vedendomi (avevo scritto di lui tre giorni prima) venne al mio scrittoio e puntando il dito, disse: «Mai devi scrivere male di me. Perché io sono un giornalista come te». Non c’era logica, però non scherzava. Cercavo una risposta che non veniva quando comparve Montanelli che lo portò con sé. Giancarlo Perna. LaVerità.
Anche certo pestare nel mortaio del politichese «all’italiana» che non conosce chiarezza perché non si può permettere la verità, sembra un lampante esempio di neolingua, un’altra preveggente intuizione di uno scrittore solitario, battuta a macchina tossendo e sputando sangue nella stanza di sopra di un cottage gelato, su quell’isola alla fine del mondo. George Orwell quella corsa contro il tempo nell’isola di Juraper il suo 1984. Maurizio Pilotti. Libertà.
Negli anni Ottanta, consumai vaccini di ogni tipo, dalla febbre gialla, al vaiolo, alla polio, alla malaria e giù, giù, fino alle malattie africane più curiose. Cioè feci tutte le vaccinazioni imposte dai singoli paesi asiatici, africani, sudamericani nei quali operavo. Se volevo portare a casa del lavoro per la mia azienda e per il mio paese, la vaccinazione preventiva di colui che avrebbe firmato i contratti si imponeva. Il resto erano dibattiti pseudo tecnici, ai quali rifiutai sempre di partecipare. Non parlo di ciò che non conosco. Anziché fare il manager internazionale, e soggiacere alle regole dei singoli paesi, nulla mi vietava di fare il pastore nelle Valli di Lanzo, immerso nella natura. Riccardo Ruggeri. ItaliaOggi.
Diedi asilo a 721 profughi, fra cui otto politici, nel giardino della nunziatura di Bujumbura. Uno morì, una partorì. Quando i rifugiati tornarono alle loro capanne, trovarono solo cadaveri e macerie. Devo a un prete di Roma, conosciuto in Terrasanta, se potemmo far costruire un orfanotrofio. Non ho mai rivelato il suo nome, ma ora che è morto mi pare giusto dirlo. Si chiamava Luigi Di Giannicola. Mi mandò 460 milioni di lire, l’intera eredità che gli avevano lasciato i suoi genitori. È un altro che non manca mai nelle mie preghiere serali. Insieme con i martiri del Burundi. cioè 16 sacerdoti locali, ai due missionari saveriani italiani e alla cooperante laica giustiziati con un colpo di pistola alla nuca durante la guerra civile. E all’arcivescovo di Gitega, Joachim Ruhuna, e ai 40 studenti del seminario di Bururi, uccisi perché si rifiutarono di obbedire ai miliziani hutu, i quali pretendevano che si dividessero dai seminaristi tutsi, con l’evidente scopo di eliminare i giovani dell’altra etnia. Rino Passigato, 77 anni già nunzio apostolico. Stefano Lorenzetto. l’Arena.
Pare ormai assodato che la potenza di fuoco dell’Armada spagnola fosse inferiore a quella inglese. Non solo. I cannoni spagnoli erano montati su affusti a due ruote (quelli della Navy, più agili, su quattro), impedite da lunghe code e macchinosi da ricaricare. Se però la Grande y Felicìsima Armada fece scarso uso delle bocche da fuoco (come testimoniano le grandi quantità di munzioni inutilizzate ritrovate in seguito) fu soprattutto per ragioni di tecnica militare. Sui galeoni spagnoli era consuetudine sparare poco. Giusto qualche salva per creare scompiglio fra i nemici prima di abbordarli e giocarsi la partita nel corpo a corpo. Gli ammiragli di Filippo II rimanevano fedeli a quanto ribadito ancora nel 1592 dal trattatista italiano Eugenio Gentili circa la necessità di evitare il «ferir da lontano, essendo el principal fine l’abordarsi e combatter alla corta et alla stretta in poca distanza». Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza.
A Modena di fattacci non ne succedevano. Al massimo scoppiava qualche rissa, con conseguente emorragia di sangue dal naso, e soltanto negli anni di vendemmia abbondante, quando le osterie più prestigiose, come il Pirri, il Casotto dei francesi o la Caccola azzurra esponevano il cartello delle bevute a tempo: «Un’ora di lambrusco lire Una! È proibito uscire o andare all’orinatoio». Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.
Il buon giornalista racconta quel che vede; il cattivo, quello che vogliono vedere gli altri. Roberto Gervaso.