Avvenire, 29 aprile 2021
La Corea del Sud vuole tassare i Bitcoin
Il ministero sudcoreano delle Finanze non cede alle pressioni e prosegue verso l’imposizione di una tassa del 20% sulle transazioni in criptovalute. Una mossa giustificata con ragioni di equità, ma che i critici ritengono ingiusta trattandosi di transazioni virtuali e che i vincoli imposti darebbero in confronto agli standard finora applicati sui rapporti di Borsa e verso i fondi d’investimento solo per le somme superiori a 50 milioni di won, poco più di 37mila euro. Una operazione di cui è prevista l’applicazione dal prossimo gennaio, che ha due obiettivi proposti: imporre tasse sui profitti derivanti da transazioni riguardanti beni virtuali, avviare la regolamentazione di transazioni di criptovalute, tendenza di tutto rilievo che rischia di provocare distorsioni e conseguenze che già vanno evidenziandosi chiamando le autorità a intervenire sul settore.
«Le criptovalute sono esposte a elevate flut- tuazioni di prezzo e rischi nell’investimento. Gli investitori dovrebbero essere consapevoli che potrebbero soffrire danni elevatissimi a confronto contri strumenti d’investimento», ha precisato il responsabile delle Finanze, Hong Nam-ki. Per i regolamenti in vigore dallo scorso anno, lo Stato può imporre tasse sui profitti di beni intangibili, inclusi i marchi di fabbrica. Le criptovalute, sono state incluse nella categoria dei beni intangibili secondo le regole internazionali e ai centri di scambio è richiesto di registrarsi come fornitori di questi beni e rispettare una serie di criteri, tra cui l’implementazione di strategie antiriciclaggio, l’associazione con banche locali, la certificazione
sulla sicurezza dei dati forniti e il rilevamento dell’identità dei clienti.
A sollecitare l’intervento governativo è l’ascesa irresistibile del valore di questi mezzi di pagamento digitale al centro di alcuni casi di transazioni illegali come il riciclaggio, ma anche la quantità degli acquisti di strumenti che sono visti come investimenti con ritorno elevato in questo tempo di pandemia, contrariamente al mercato borsistico, piuttosto fiacco. Nonostante che il prezzo di bitcoin sia sceso dal massimo storico di 80 milioni di won a metà aprile a 64 milioni attuali, le transazioni in criptovalute registrate martedì dal sito specializzato CoinMarketCap, hanno raggiunto i 13,5 miliardi di controvalore in euro, superando quelle dei piccoli investitori sul mercato borsistico equivalenti a 14,2 miliardi.
Prevedibile che nei prossimi mesi il dibattito possa intensificarsi, ma a segnalarne attualità e delicatezza è stato la scorsa settimana Eun Sung-soo, direttore della Commissione sudcoreana per i Servizi finanziari, che davanti al Comitato per gli Affari politici dell’Assemblea nazionale ha chiesto la chiusura di tutti i centri di scambio di criptovalute nel Paese entro settembre.