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 2021  aprile 29 Giovedì calendario

Libia, dinastia Haftar

Sembrava che la crisi in Libia potesse avviarsi a un periodo di stabilizzazione, di negoziati politici più lineari e meno convulsi. E invece no: il primo ministro Abdelhamid Dbeibah è in serissime difficoltà, innanzitutto perché il parlamento ha deciso per ora di non votargli il bilancio. Senza soldi, è praticamente bloccato.
Ma soprattutto c’è stato un incidente rivelatore: lunedì scorso a Dbeibah e ai suoi ministri gli uomini di Khalifa Haftar hanno impedito di atterrare a Bengasi per un viaggio di riconciliazione nell’Est del Paese. Il generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, gli ha bloccato l’accesso in aeroporto. Non è un caso: il maresciallo ha un piano politico che prevede di sabotare ogni velleità del premier originario di Misurata.
Haftar ha deciso di lanciare la sua candidatura o addirittura quella del figlio alle elezioni presidenziali di dicembre. Coi suoi consiglieri politici, con l’avallo di sostenitori stranieri negli Emirati ma con appoggi anche negli Usa, il generale risponde così alla paralisi politica dopo il fallimento del suo assalto militare a Tripoli.
Il piano prevede che il più giovane dei suoi sei figli, Saddam, prenda intanto le redini della “Libyan National Army”. La Lna è la milizia professionalecreata da Haftar in Cirenaica, ha combattuto per liberare (con successo) l’Est dalle formazioni jihadiste e ha poi fallito l’assalto finale a Tripoli, nonostante l’appoggio di droni e mercenari russi, emiratini, egiziani, ciadiani e sudanesi.
Nella Lna, Haftar padre ha affidato due brigate a due figli: Saddam (nato nel 1987) guida la brigata “Tareq Ben Zyad”. Suo fratello maggiore Khaled la “106”. Saddam è stato mandato in una scuola militare giordana e promosso immediatamente capitano nel 2016 e poi colonnello nel 2019. Il piano di Haftar non è banale, anche se per molti libici è una specie di incubo: tornare a una dinastia padre-figli come fu quella di Gheddafi. Il piano fa leva sugli interessi di Emirati, Egitto e altri Paesi sunniti moderati che non vogliono lasciar consolidare in Libia un governo con un forte ruolo dei Fratelli Musulmani con il sostegno della Turchia di Erdogan. Con la presenza stabile di un aiuto militare russo, emiratino ed egiziano, Haftar potrebbe poi riprendere le operazioni militari, con più efficacia delle ormai divise milizie di Tripoli e Misurata.
Intanto ha emarginato il capo di Stato maggiore della Lna, il generale Abderrazek al-Nadoori, che vede come rivale dei suoi figli e della sua stessa autorità. Poi ha iniziato a far viaggiare suo figlio Saddam negli Emirati, in Egitto e sembra perfino in Israele. A Tel Aviv, secondo una newsletterspecializzata sull’Africa, Saddam avrebbe incontrato specialisti dell’ intelligence israeliani. Un appuntamento che potrebbe essere stato propiziato dal nuovo clima di alleanza fra Israele e gli Emirati.
Ci sono però una serie di problemi che possono rallentare i piani di Haftar: innanzitutto il figlio anche nella stessa Lna è considerato un elemento violento, inaffidabile. Nella storia di Saddam c’è per esempio un assalto alla sede in Cirenaica della Banca centrale di Libia nel 2017. Secondo i conteggi degli amministratori della banca, i miliziani di Saddam riuscirono a impossessarsi di ben 160 milioni di euro, di 2 milioni di dollari e di 640 milioni di dinari che erano nei forzieri.
L’apparente confusione di piani e interessi contrastanti conferma quindi soltanto una cosa: in Libia la “tregua” politica è solo apparente, si preparano nuove battaglie. Haftar ha un suo piano, che non esclude perfino un nuovo ricorso a mezzi militari.