ItaliaOggi, 29 aprile 2021
Il più vecchio Homo sapiens ha un Dna di 45 mila anni fa
L’analisi del Dna del più vecchio Homo sapiens d’Europa, datato all’incirca 45 mila anni fa, racconta come è stato popolato il continente. Resti umani del più vecchio rappresentante della nostra specie sul continente sono stati scoperti nella grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria, nel 2020, dal paleoantropologo francese Jean-Jacques Hublin, direttore del dipartimento dell’evoluzione dell’uomo all’istituto Max-Planck di antropologia evolutiva a Leipzig (Germania), anche docente al Collège de France, e coautore dello studio pubblicato su Nature di questo mese che permette di studiare per la prima volta nel dettaglio l’ibridazione genetica con i cugini di Neandertal, estinti 40 mila anni fa. Lo studio fa nuova luce su questa questione.
La storia dell’espansione dell’Homo sapiens fuori dall’Africa non è lineare. Gruppi che lasciarono il continente nero all’incirca 60 mila anni fa. Presero poi il sopravvento su tutte le altre specie umane e colonizzarono progressivamente il pianeta. In Europa questo fenomeno è cominciato oltre 45 mila anni fa e ha condotto, 5mila-6mila anni dopo alla scomparsa dell’uomo di Neandertal. L’arrivo dell’Homo sapiens in Europa coincide con l’apparizione di nuovi comportamenti. Si osserva una sorta di ibridazione delle tecniche di taglio della pietra focaia e si moltiplicano anche gli oggetti ornamentali e in osso. Oggetti ottenuti con lo stesso assemblaggio sono stati scoperti in una zona che va dal Medio Oriente fino alla Mongolia. Dunque, secondo la tesi di Hublin, l’incontro fra l’uomo di Neandertal e l’Homo sapiens sarebbe avvenuto all’incirca 45 mila anni fa e i due gruppi si sarebbero ibridati. L’Homo sapiens era già sul continente europeo quanto l’uomo di Neandertal forava i denti dei carnivori per realizzare oggetti ornamentali.