ItaliaOggi, 29 aprile 2021
Nelle prigioni di Boris Johnson
Nelle carceri femminili inglesi aumentano i casi di autolesionismo tra le detenute: con la pandemia, ha spiegato l’associazione Prison Reform Trust in uno studio pubblicato dall’Independent, alcuni servizi terapeutici e di assistenza sono stati cancellati e il risultato è stata una crescita verso livelli record di questo fenomeno. Secondo le statistiche del ministero della giustizia gli episodi di autolesionismo tra le detenute di Inghilterra e Galles sono aumentati dell’8% in un anno, passando da 11.482 a 12.443, mentre nelle carceri maschili i casi sono diminuiti di circa il 7%.
A lanciare l’allarme è lo studio condotto dal Prison Reform Trust: l’80% delle donne in carcere sta scontando condanne per reati non violenti. E invece di lavorare a misure alternative, come promesso dal governo, si investono 150 milioni di sterline per creare nuove celle.
Il rapporto del Prison Reform Trust vaglia i risultati del Female Offender Strategy, il programma che il governo si era dato nel 2018 per affrontare alla radice i reati commessi dalle donne e che vedeva la custodia in carcere come l’ultima risorsa, riservata ai delitti più gravi. Ma, ha rilevato l’organizzazione nel suo studio, il governo non è riuscito a mantenere nemmeno la metà degli impegni, implementando negli ultimi tre anni solo 31 delle 65 azioni previste. Però, ha evidenziato l’associazione che si batte per la riforma carceraria, è stato recentemente annunciato dal governo un piano per realizzare 500 nuove celle nelle prigioni femminili, una misura in contrasto agli obiettivi della strategia come ha rimarcato il direttore Peter Dawson. «Non ha senso avere un buon piano se non lo si realizza», ha detto al giornale inglese, «si richiede un calendario, risorse e misure di successo. Il governo sembra aver abbandonato la sua idea iniziale e il premier Boris Johnson è pronto a trovare 150 milioni di sterline (172,3 milioni di euro) per migliorare le carceri femminili, potenziando strutture e personale, e far fronte, così, al fallimento della politica sulla riforma carceraria, in stallo: questi soldi non sarebbero stati necessari se si fosse implementato il piano d’azione. La maggioranza delle donne viene mandata in prigione per reati non violenti e per scontare pene inferiori a un anno. È tempo di investire in pene alternative».
I curatori dello studio hanno poi sottolineato la necessità di adottare misure per creare «un ambiente sicuro e informato sui traumi», in modo da assistere le donne dietro le sbarre e prevenire i casi di autolesionismo. The Independent ha ricordato che molte detenute soffrono di problemi di salute mentale e in carcere sono spesso vittime di reati più gravi di quelli per cui sono state condannate.
Un portavoce del ministero della giustizia ha detto al quotidiano britannico: «Vogliamo vedere meno donne andare in prigione e stiamo investendo milioni nella nostra strategia. La custodia sarà sempre l’ultima risorsa: i nuovi posti carcerari miglioreranno le condizioni con più celle singole e un maggiore accesso all’istruzione e al lavoro, aiutando quindi le donne a rimettere in sesto le loro vite».