Corriere della Sera, 29 aprile 2021
Giada Borgado, prima donna al Giro
Possiamo definirla una svolta nel mondo del ciclismo?
«Direi proprio di sì. Sarò la prima donna a fare la “voce tecnica” per la Rai al Giro d’Italia. Già mi tremano le gambe. Più che le critiche, temo la mia ansia».
Giada Borgato, padovana, 32 anni a giugno. A lungo in gara tra le Elite, ha smesso con le corse nel 2014. Ha poi scoperto di avere una voce ferma e la competenza giusta per raccontare le volate degli altri.
O, meglio, «delle altre».
«Sì perché finora ho commentato il ciclismo femminile. È un mondo interessante che sta crescendo parecchio. Anche grazie ai social».
Instagram?
«Soprattutto Instagram, sì. Il punto è che per molto tempo il ciclismo femminile è stato invisibile. Non si conoscevano le atlete. Grazie ai social si sono fatte conoscere, hanno mosso i primi sponsor e poi è arrivata la macchina “vera” del ciclismo a investire».
Però diciamolo: resta un mondo molto maschio.
«Ma certo. In Francia c’è Marion Rousse che commenta le gare maschili da anni, qui da noi al massimo ci sono ragazze che conducono dei programmi. Io spero davvero di essere un’apripista, per le donne dello sport, non solo della mia categoria. E sono ottimista: qualcosa si muove».
Diceva di temere la sua ansia. Vuol spiegare meglio?
«Accanto a me ci sarà Francesco Pancani che è una persona meravigliosa, con il quale ho già lavorato. Poi ci sarà Fabio Genovesi, che non conosco ma tutti mi parlano bene di lui. Quello che temo è che in un tempo lungo come sarà quello del Giro io possa bloccarmi, che non mi venga il racconto giusto».
Ma lei è competente.
«Sì ma il racconto è frutto di sicurezza, di esperienza. Le critiche gratuite no, non le temo. Sono certa che qualcuno, affezionato a una visione più stereotipata del ciclismo, abbia già storto il naso all’annuncio del mio incarico».
Si farà chiamare «commentatrice», vero?
«Certo, perché no?».