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 2021  aprile 29 Giovedì calendario

L’Italia, una repubblica fondata sul kebab, sui cappuccini, sugl’involtini primavera (e sui calcoli elettorali mal riposti)

Possibile che tutto ruoti intorno ai ristoratori? Che l’Italia affondi se la Pensione Miramare (causa virus, e non per un capriccio della Casta o del governo ladro) quest’anno non apre per l’intera stagione come in epoche più propizie? Stiamo davvero rischiando l’estinzione perché i bar (ancora causa virus) hanno chiuso per tutto l’inverno alle sei di sera e perché alle pizzerie e ai ristoranti (indovinate per quale ragione) tocca spegnere le luci entro le 22,00 e non oltre? E che cosa sarà di tutti noi, dell’intero paese, se i turisti nazionali e internazionali (sempre causa virus) saranno anche quest’anno di braccino corto con le prenotazioni?
C’è la scuola, ridotta ai minimi termini dalla pandemia; biblioteche praticamente chiuse, la sanità sempre a un pelo dal default; ci sono i lavoratori in cassa integrazione che a breve non avranno più sostegno; ci sono i morti: più morti civili in un anno di quanti se ne siano contati, in Italia, dal 10 giugno 1940 al 25 aprile 1945, nei cinque anni della Seconda guerra mondiale. Ma la vera tragedia sono le pizzerie chiuse (salvo che per l’asporto, e per asportare asportano) e il caffè nei bicchierini di plastica da consumare in piedi. Soltanto ai ristoratori (che schiamazzano nelle piazze, che agitano le bandiere di Casa Pound, che godono dell’approvazione di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini, che si fanno sotto con le bombe carta davanti ai palazzi romani) si deve prestare attenzione. Tutti «gli altri», strepitano cuochi e baristi, sono «garantiti», hanno uno stipendio sicuro, e noi no. Di qui la richiesta perentoria (che stampa e tg rilanciano in tutte le edizioni e che la Lega salviniana ha trasformato in una comica raccolta di firme contro il governo di cui fa parte) d’«aprire» («in sicurezza», si aggiunge con una spallucciata) per «non chiudere più», meglio senza limitazioni d’orario, ma minimo fino alle undici di sera, con agibilità possibilmente esterna e interna.
È successo in un lampo. Una ministra in carica, Mariastella Gelmini, lascia intendere che, anche se beccati a consumare un’ultima piadina o a servire un ultimo drink dopo le dieci di sera, i contravventori non saranno multati, e forse nemmeno invitati (parafrasando il comandante De Falco) a tirar giù le persiane, cazzo. Grazie ai talk show, e ai partiti di cui sono la grancassa, altrettanti palchi da comizio in cui si parla poco di morti ma moltissimo di ristoratori-elettori e degl’infiniti torti di cui sono vittime, l’Italia non è più una repubblica fondata sul lavoro (e sulle leggi) ma una repubblica fondata sul kebab, sui cappuccini, sugl’involtini primavera (e sui calcoli elettorali mal riposti).