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 2021  aprile 29 Giovedì calendario

Massimo Galli contro Matteo Bassetti. Due interviste

Intervista a Massimo Galli
Come sta?
«Se non sentissi troppi giornalisti starei meglio». Ecco, in effetti il professor Massimo Galli ne sente molti. Spesso in tv, è diretto, ironico e affilato come una lama.
I suoi duelli con il professor Bassetti sono sempre più frequenti.
«Non me ne faccia parlare, non vorrei perdere più tempo. Ne ho piene le scuffie di far polemica con quella gente lì». 
Voi esperti dovreste rassicurarci con la vostra autorevolezza, ma litigate spesso, dicendo cose diversissime.
«È un argomento delicato. Cosa devo dire, che io ho ragione e altri dicono corbellerie solenni? Diciamo che alcuni hanno avuto una notevole capacità di contraddirsi, altri praticamente mai. Io non ero nella compagine ristretta ma chiassosa di chi, l’estate scorsa, diceva che il virus era clinicamente morto. Né in quelli dell’immunità di gregge». 
Le sarà capitato di sbagliarsi. 
«Sì e mi è rimasto sul gozzo. Ricordo che mi facevo la barba e mi sono detto: come faccio a dire ai politici, dopo due turisti malati di Covid, di chiudere tutto, quando per la Sars 1 abbiamo avuto solo quattro casi?». 
Una volta è stato smentito anche dal suo ospedale. 
«Dissi che eravamo invasi dalla variante inglese, loro negarono perché avevano dati non aggiornati. È stato molto disturbante essere smentito, ma oggi l’86 % degli isolamenti è per la variante inglese». 
Per Bassetti siamo alla fine del Covid e le varianti non devono fare paura.
«Guardi, la variante inglese pesta giù duro. A differenza di quanto pensavamo, il tasso di mortalità è superiore». 
A Bonaccini ha detto che hanno barattato «centinaia di morti» con le riaperture.
«Me l’ha tirato fuori lui. Mi ha detto che ero nervoso: argomento usato da politicanti non di livello per sminuire dialetticamente gli altri». 
Difende, invece, Speranza.
«Sì, ho dato più volte l’endorsement alla sua serietà. Peccato che, come il Calvino del Visconte dimezzato, anche a lui hanno dimezzato il potere. Cambiare cavallo ora sarebbe sbagliatissimo». 
In questi giorni hanno accusato anche Speranza e Ranieri Guerra per il piano pandemico non aggiornato.
«Non conosco il dettaglio, ma se devono andare nei pasticci anche quelli bravi, allora questo è un Paese che non risparmia davvero nessuno». 
Il governo ha riaperto e lei non è d’accordo.
«Tra noi e la Gran Bretagna c’è un gap di 30 milioni di dosi di vaccino. Nelle migliori delle ipotesi ci aspettano 60 giorni di passione».

***
Intervista a Matteo Bassetti
«Controcorrente io? No, è che in Italia parlano soprattutto i catastrofisti. Il famoso rubinetto che portava malati nei Pronto soccorso si è quasi prosciugato. Il resto sono discorsi da bar». Matteo Bassetti è uno dei virologi più noti. Presentissimo in tv, in un’intervista a Chi non ha nascosto quasi nulla della sua vita privata.
Parole sue: «La telecamera è una droga». È malato di narcisismo?
«Tutti quelli che vanno in tv lo sono. Se dicono di non esserlo, mentono. Io non ci trovo nulla di male». 
Prof e medici non dovrebbero stare in ospedale e università?
«Io sto in ospedale dalle 7.40 alle 20.30. Faccio qualche collegamento con skype. È parte del nostro lavoro comunicare. I docenti hanno un terzo del tempo per parlare alla gente». 
A volte si sfiora l’esibizionismo.
«Siamo libri aperti, ormai siamo personaggi pubblici. Il nostro ruolo è aiutare la gente a capire». 
A volte finisce in lite. Con Massimo Galli sono volate parole grosse. 
«Ha parlato di nani e ballerine, lo trovo gravissimo, rasenta la querela. Ormai non lo ascolto più, lo trovo poco interessante. Anche quando dice qualcosa di giusto, lo dice male». 
Però è vero che lei è vicino a Salvini. 
«Io sono poco ideologico, sono un liberale. Ho posizioni da medico, non da politico. Certo, Salvini lo conosco e lo sento, come altri: e lo trovo una persona di buon senso».
Il ministro Speranza fa parte dei catastrofisti di cui parlava prima?
«Sì. Forse ci vorrebbe un ministro medico». 
Sta pensando a Pierpaolo Sileri?
«Sarebbe una bellissima figura, dal grande spessore culturale e scientifico. Sono di sicuro più vicino a Sileri che a Speranza».
Forse nell’andare in tv c’è stato un eccesso di agonismo che ha portato a qualche errore. 
«Tutti abbiamo sbagliato. Io ho detto che non sarebbe arrivata la seconda ondata. Ma poi ho avvertito che la terza sarebbe arrivata a febbraio, dolorosa come la seconda. Oggi è finita». 
Come finita? E le varianti?
«Siamo lontani dal picco. E non è che chiudendoci in casa le varianti di colpo spariranno. Io penso che il modo migliore per uscirne in fretta siano le vaccinazioni. Ecco, cerchiamo di dire alle persone di non avere paura delle varianti. Altrimenti, in un Paese già vaccinoscettico, la gente farà a meno di immunizzarsi».