il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2021
Ultime sui soldi svizzeri di Fontana
Dopo la notizia del 31 marzo scorso di una richiesta rogatoriale alle autorità elvetiche e l’accusa per il presidente lombardo Attilio Fontana di autoriciclaggio e false dichiarazioni in voluntary rispetto ai 5 milioni scudati nel 2016 poi reimpiegati in attività finanziarie, l’inchiesta della Procura di Milano sui soldi in Svizzera del governatore prosegue nel massimo riserbo. In queste settimane gli inquirenti si sono dati da fare per cercare prove oggettive a una interlocuzione informale con le autorità elvetiche rispetto alla conservazione dei documenti da parte di Ubs, presso cui la madre di Fontana ha aperto i conti a partire dal 1997. Ora quella informazione, che ipotizzava l’esistenza negli archivi della banca di tutti i documenti anche oltre i dieci anni, viene confermata da un documento interno di Ubs che sembra definitivamente togliere ogni alibi al presidente Fontana. Tanto più che a quasi un mese dalla notizia della rogatoria, ancora il presidente della Regione Lombardia non ha portato alcuna carta in Procura. Solo, attraverso la difesa, si è limitato ad annunciarne la volontà di richiesta a Ubs. Eppure nel comunicato del 31 marzo firmato dal procuratore Francesco Greco si leggeva: “La difesa del Fontana si è oggi dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento sia in sede rogatoriale che, se del caso, mediante produzione documentale ovvero presentazione spontanea dell’assistito”. Di più: con questo documento inedito che il Fatto ha potuto leggere, pare cadere anche l’opposizione di Fontana che ha sempre dichiarato di avere in mano solo i documenti dal 2009 in poi.
Ora a pagina sette del documento intitolato “Data Privacy Note” si legge chiaramente: “Ubs conserva i dati personali per la durata del rapporto o del contratto con Ubs più ulteriori dieci anni, che riflette il periodo di tempo consentito per la presentazione di azioni legali a seguito della cessazione di tale rapporto o contratto”. Meglio ancora: “Un procedimento legale o regolamentare pendente o minacciato può portare a un mantenimento oltre tale periodo”. I documenti quindi esistono. Si tratta solo di poterli leggerli. La Procura punta direttamente al secondo conto, per l’accusa solo apparentemente collegato alla madre di Fontana. Si tratta del conto del 2005 aperto sempre presso la Ubs di Lugano, riferito a una società nelle Bahamas gestito da due trust di Nassau che si sono alternati nel tempo e con trustee una fondazione familiare a Vaduz in Liechtenstein. Ora questo conto, codice finale 102, nel 2005 riceve 3 milioni dal conto 404 aperto sempre presso Ubs nel 1997. Il trasferimento è firmato dalla madre di Fontana, firma che secondo la Procura sarebbe falsa. Dopodiché nel 2016 Fontana stesso scuderà 5 milioni. I pm si accorgono però che il conto 102 si apre con in pancia già 2 milioni di euro. Questi soldi, spiega l’accusa, non possono arrivare dal presunto nero della madre, che nel 2005 è in pensione da sette anni percependo un reddito previdenziale di 20mila euro. Il primo obiettivo dei pm è capire chi ha aperto quel conto e chi ha messo i due milioni. Domande che ora sappiamo potranno avere una facile e rapida risposta, visto che il conto del 2005 è stato chiuso nel 2016 e dunque, seguendo il documento di Ubs, la banca come policy interna manterrà i documenti sino ad almeno il 2026.
Il documento interno a Ubs spiega poi che la banca “è tenuta a registrare le conversazioni telefoniche esterne e interne di tutti i collaboratori” e “memorizza per un periodo di dieci anni tutti i dati relativi alle comunicazioni in entrata e in uscita private e aziendali all’interno di un archivio elettronico separato e adeguatamente protetto”. Un super-caveau con tutti i dati sensibili. Tra questi ci sono “informazioni personali” e soprattutto “informazioni finanziarie, ivi comprese registrazioni di pagamenti e transazioni e informazioni relative alle proprietà del cliente (inclusi immobili), bilanci, passività, tasse, proventi, guadagni e investimenti (compresi gli obiettivi di investimento)”. Esattamente ciò che cerca la Procura. Nella rogatoria si legge infatti: “Con riferimento alle relazioni sopra indicate (i conti del 1997 e del 2005, ndr) si richiede di acquisire la relativa documentazione di apertura, quella inerente ai soggetti delegati a operare, oltre agli estratti conti e ai giustificativi delle movimentazioni”. Insomma, alla luce del documento di Ubs, si attendono a breve svolte importanti nell’inchiesta.