Il Sole 24 Ore, 27 aprile 2021
Albania, Edi Rama ha vinto
Edi Rama avrà altri quattro anni per avvicinare l’Albania all’Europa. Per cercare di superare la crisi provocata dal Covid, lo scontro politico interno e il nemico di sempre: la corruzione.Nelle elezioni di domenica, il Partito socialista del premier albanese ha sfiorato il 50% dei voti validi, staccando di quasi dieci punti percentuali il Partito democratico, la principale formazione di centro-destra guidata da Lulzim Basha. Questi i risultati che, pur non essendo ancora definitivi (lo spoglio è proseguito ieri fino a tarda serata), indicano un vantaggio per i Socialisti ormai difficile da colmare per l’opposizione anche considerando la coalizione annunciata dal Partito democratico con il Movimento socialista per l’integrazione, legato al presidente della Repubblica, Ilir Meta.
La campagna elettorale, con lo scontro anche violento tra gli attivisti delle diverse fazioni, ha visto Rama correre da solo contro tutti, sfidando le accuse di corruzione e il logorio di otto anni di governo. «Sarà decisivo verificare se i Socialisti avranno i seggi in Parlamento sufficienti per formare un governo e guidare il Paese verso la stabilità», spiega Afrim Krasniqi, direttore dell’Istituto albanese per gli studi politici. Secondo i primi calcoli, seguendo il sistema proporzionale su base regionale, il Partito socialista dovrebbe ottenere 76 seggi sui 140 complessivi del Parlamento albanese: due seggi in più di quelli che aveva nel Parlamento uscente.
Gli osservatori internazionali dell’Osce e del Consiglio d’Europa sottolineano come la campagna sia stata «vivace e inclusiva» ma sollevano anche alcuni dubbi: «Molti amministratori pubblici hanno continuato a fare campagna durante i loro compiti ufficiali, utilizzando risorse pubbliche. Questo, insieme al lancio di diversi grandi progetti infrastrutturali governativi, subito prima delle elezioni, ha dato al partito al governo un vantaggio considerevole».
Rama – classe 1964, pittore, giornalista, ex giocatore di basket – dovrà governare un Paese diviso nel quale l’opposizione di centro-destra, dopo aver boicottato le elezioni amministrative del 2019, da un anno diserta i lavori del Parlamento, accusando il governo di prendere tangenti e di connessioni con il crimine organizzato.
L’obiettivo per il leader socialista e per tutto il Paese resta l’Europa: l’Albania, già entrata nella Nato nel 2009, ha ottenuto nel 2020 l’accesso ai negoziati per l’adesione nella Ue ma è in attesa che Bruxelles ne decida i tempi e i modi: l’ultimo anno è passato senza progressi, anzi con una decisa frenata dovuta al caos politico interno al Paese, oltre che alle perplessità dei Paesi membri sull’allargamento.
L’attuale crisi economica, che continua ad alimentare le tensioni politiche e sociali, non aiuterà di certo il governo di Rama. La pandemia e il terremoto che ha colpito le regioni settentrionali a fine 2019 hanno travolto l’economia di un Paese di soli 2,8 milioni di abitanti, nel quale il Pil pro capite – secondo i dati dell’Fmi – non raggiunge i 6mila dollari annui, contro i quasi 9mila dollari della Serbia e i 15mila della Romania.
La presenza delle imprese italiane è determinante: l’interscambio tra le due sponde dell’Adriatico valeva 2,2 miliardi di euro nel 2020, oltre un terzo del commercio complessivo con l’estero del Paese balcanico. «Dall’Italia – spiega Mario Tonucci, fondatore e managing partner di Tonucci&Partners, in Albania dal 1995 – negli anni è aumentato l’interesse per investimenti di qualità nell’agricoltura, nel manifatturiero, nella produzione di energia: deve ritrovare stabilità ma le attuali difficoltà non intaccano le opportunità che l’Albania può offrire».
«L’Europa è l’unica prospettiva possibile per il nostro Paese, per il nostro futuro», ha ripetuto Rama nelle scorse settimane. A lui e all’Albania Bruxelles chiede ulteriori riforme, dopo quella della giustizia, per contrastare l’ostacolo maggiore per lo sviluppo del Paese: la corruzion e.