Corriere della Sera, 27 aprile 2021
La rivincita di Chernobyl
Trentacinque anni dopo, la zona di esclusione attorno alla centrale atomica di Chernobyl esplosa il 26 aprile del 1986 è ancora chiusa, e il pericolo di contaminazione nucleare sempre presente. Ma le autorità ucraine sono sempre più decise a trasformare l’incubo in una risorsa culturale, turistica e soprattutto economica. E stanno lavorando per chiedere di inserire Chernobyl tra le aree dichiarate dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Come le Dolomiti. Sembrerebbe un’idea bislacca, ma tutti sembrano convinti, a cominciare dal presidente Zelensky. Quando è stato inaugurato il nuovo «sarcofago» realizzato per ricoprire il quarto reattore che 35 anni fa lanciò nel cielo quantità immense di elementi radioattivi, Zelensky è apparso entusiasta: «È ora di smettere di impaurire la gente; il luogo va trasformato in una calamita scientifica e turistica».
L’area nel raggio di 30 km attorno alla centrale è ufficialmente disabitata, anche se alcuni vecchi abitanti continuano a vivere nei boschi. Da cinque anni l’Ucraina ha creato una riserva naturale, primo passo per avviare la pratica di fronte all’Unesco. Nella zona in questi anni hanno proliferato gli animali: orsi, lupi, alci e cavalli selvatici. Adesso si sta pensando anche al raro bisonte europeo. Ma i turisti non hanno mai smesso di visitare Chernobyl e da un po’ si organizzano pure giri in aereo. Alcuni sentieri sono stati trattati proprio per permettere il passaggio dei turisti, ma il resto del terreno è pericoloso e lo rimarrà per moltissimo. Dalle visite sono esclusi i minori, proprio perché più esposti al pericolo derivante dalle radiazioni. E la zona viene usata anche per immagazzinare plutonio spento. Insomma, non proprio un paradiso.