La Stampa, 27 aprile 2021
Il modello tedesco: un algoritmo calcola le aliquote
L’alternativa alla riduzione e rimodulazione delle aliquote Irpef è rappresentata dal cosiddetto «modello tedesco», o «sistema ad aliquote marginali continue» che dir si voglia, di cui si è iniziato a parlare l’anno scorso su iniziativa dell’ex ministro dell’Economia Gualtieri convinto che questa fosse la risposta ideale per garantire al nostro sistema fiscale quella progressività che viene indicata dalla nostra Costituzione.
La Germania è l’unico Paese ad usare questo sistema che assicura la tanto evocata progressività applicando un algoritmo. Elemento, questo che per i critici di questa soluzione, finisce col presentare elementi poco comprensibili e di difficile applicazione per il cittadino. I suoi sostenitori suggeriscono invece l’esatto contrario, dal momento che grazie ad una «App appositamente dedicata» è possibile rendere comprensibile e «facile» per tutti individuare la propria aliquota effettiva una volta indicato il proprio reddito annuo.
Anche il sistema tedesco, in realtà, prevede una quota esente (9.168 euro per tutti i contribuenti) e due scaglioni (dal 14 al 24% e poi dal 24 al 42%) anche se poi nel sistema per aliquote, scaglioni e detrazioni, l’aliquota media del prelievo non è nota a priori ma è determinabile solo dopo aver applicato le regole fiscali utili a definire l’imposta netta. Nell’esercizio simulato, invece, l’aliquota specifica diviene immediatamente nota al contribuente, con benefici rilevanti in termini di semplicità del sistema fiscale, di trasparenza e di miglioramento delle irregolarità dell’aliquota marginale.
Il modello esaminato dal Mef prende in considerazione le aliquote medie e non quelle marginali ed inoltre nell’effettuare i calcoli mantiene il «bonus» di 100 euro fino alla soglia di 15.000 euro e fissa l’aliquota massima al 43%. Una volta introdotti una serie di correttivi per neutralizzare eventuali effetti penalizzanti per alcuni contribuenti, anche il modello tedesco arriva ad aggiustare la curva sui redditi tra 40 e 50 mila euro con un beneficio medio di 805 euro.
Secondo le stime Mef questo sistema, che a sua volta richiede circa 11 miliardi di fondi aggiuntivi, produrrebbe un aumento di Pil dello 0,754% e favorirebbe un po’ di più l’occupazione dei lavoratori meno specializzati e con basso livello di istruzione (+3,44% e disoccupazione giù del 16,7%) rispetto a quelli altamente specializzati e più produttivi che aumenterebbero solo dell’ 1,3% con l’indice di disoccupazione in calo del 9,2%.