il Giornale, 26 aprile 2021
La confederazione calcistica italiana del 1921
Ci avevano già provato con la Confederazione Calcistica Italiana, più o meno cent’anni fa, era il luglio del 1921 ed era andata male anche quella volta. Anzi malissimo. Dunque, se qualcuno non ha ancora ben capito cosa sia successo con la Superlega, meglio abbandoni, perché questa primogenitura è stata un delirio, complicatissimo da ridurre e spiegare, eppure reale fino all’osso, un vero e proprio scisma perpetuato dai potenti che in fondo, in questo caso, non avevano neppure tutti i torti. La questione nasce da un problema di sovraffollamento che la Figc non riesce a dipanare, a disputare il campionato nazionale nella stagione 1921 sono iscritte 72 squadre. Mica male. Non si parla di girone all’italiana, per fortuna, ma ci sono una miriade di gare regionali, che portano all’atto conclusivo ma anche a una stagione interminabile che prosegue fino a luglio inoltrato. I grandi club dell’epoca, Juventus, Milan, Inter, Pro Vercelli, Bologna, Torino e Genoa, già molto maldisposti verso la gestione della Federazione che in realtà sta portando il nostro calcio a livelli scadentissimi, si ribellano, si riuniscono a Milano, fondano la Confederazione Calcistica Italiana e organizzano un campionato parallelo a quello ufficiale. Alla scissione aderiscono in tanti, sono 58 i club che entrano nella CCI, e naturalmente i tentativi per evitare un tale scossone sono stati numerosi. Il primo ad essere coinvolto è Vittorio Pozzo. A lui Juventus, Milan e Inter chiedono di elaborare un nuovo format, meno baraonda per innalzare il livello del campionato. La Figc bolla tutta questa operazione come un atto di indisciplina deplorevole, si mette in moto per trovare cavilli nel regolamento che scongiurino questa insubordinazione e inizia a lavorare sui club minori, certa di averli dalla sua parte. Ma intanto il futuro ct mondiale si mette alla scrivania e butta giù nero su bianco. I grandi club sono soddisfatti, i piccoli neppure per sogno, sono tanti e quando si effettua la votazione stravincono, la proposta Pozzo viene cassata, rottura inevitabile. A questo punto entrano in gioco le diplomazie. La Figc si rende conto che un campionato senza le grandi squadre perde di valore ed è molto più probabile che accresca quello degli scissionisti. Quindi cerca di minarne la compattezza. Come prima mossa ci prova con il Genoa e ufficializza la sua vittoria nel campionato del 1915, l’ultimo disputato prima della Grande Guerra, titolo mai assegnato precedentemente in quanto mai concluso con due partite, Milan-Inter e Genoa-Torino, mai giocate per la partenza dei calciatori al fronte. Il tutto celebrato con un gran cerimoniale l’11 dicembre di quell’anno. Seconda mossa un atto di bontà verso i club secessionisti ai quali in un primo tempo era stata preclusa la possibilità di schierare i loro tesserati in Nazionale, accettandone invece l’eventuale convocazione. Del resto i migliori sono tutti dall’altra parte. Poi una sorta di tentativo di legittimare questo scisma presso la Fifa che naturalmente non riconosce la Confederazione Calcistica italiana e ha già dichiarato che avrebbe ufficializzato solo la vincitrice del campionato Figc e anzi avrebbe escluso gli scissionisti da qualsiasi competizione internazionale. Tutti questi tentativi però vanno a vuoto, la CCI parte con il suo campionato e alla Fgci non resta che organizzare l’altro.
Ora, tentare di fare un riassunto di quello che succede è una impresa, ci si prova. Al Sud caos completo, notizie frammentarie, la più originale è su una improbabile finale fra Messinese e Palermo, giocata a Messina davanti a 5mila tifosi che trascorrono l’ora e mezza circa a darsele in continuazione, mazzate a ripetizione con i giocatori del Palermo che escono vincitori e scortati dalla polizia sotto una fittissima sassaiola. Nel campionato Figc al Nord c’è un girone unico per il Piemonte dove oltre a Novese e Us Torinese ci sono anche i Giovani Calciatori Cappuccini. In quello lombardo quattro gironi, e qui c’è la Juventus, ma non è la Juventus, con il Chiasso, poi i gironi ligure, emiliano e veneto. Si arriva a due gironi interregionali di semifinale, uno lo vince la Novese, l’altro la Sampierdarenese dopo spareggio con la Spal vinto per 2-1. La doppia finale fra Novese e Sampierdarenese finisce senza reti, bella a Cremona e vittoria della Novese per 2-1 che quindi si aggiudica il titolo di campione d’Italia Figc.
Poi c’è il campionato dei confederati. Due gironi per la lega Nord, nel primo ci sono Juventus e Milan, nell’altro Genoa, Torino e Internazionale. Quattro gironi per la lega Sud, Sicilia, Campania, Lazio e Marche, passano Fortitudo, Puteolana e Anconitana. Battaglie, si qualifica la Fortitudo che si gioca la finale con la Pro Vercelli per il primo titolo dei confederati che va ai piemontesi vincitori in entrambe le sfide per 3-0 e 5-2. Quindi il campionato del 1921 finisce con due titoli assegnati di campioni d’Italia e effettivamente omologati.
E Juventus, Milan e Inter? Male, anzi malissimo. La Juventus nel suo girone finisce dietro Pro Vercelli, Novara e Bologna a pari punti con Andrea Doria e Mantova, il Milan è decimo, l’Inter addirittura ultima. Ma non retrocede per un semplice motivo, il regolamento in vigore non prevedeva la retrocessione diretta bensì uno spareggio con una delle squadre prime classificate in Seconda Divisione. Gara mai disputata. Quindi, facendo finta di aver capito qualcosa, l’unica certezza è che a Juventus, Inter e Milan non è andata alla grande, anzi l’Inter si salva grazie al Lodo Colombo che nella stagione successiva riunisce le due federazioni belligeranti. Cos’è il Lodo Colombo? Un’altra volta please