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 2021  aprile 26 Lunedì calendario

Il giudice scroccone e le motivazioni dopo 7 anni

A 7 anni dalla sentenza d’Appello-bis sull’aggiotaggio Impregilo, per fatti addirittura di 17 anni fa contestati alla società di costruzioni amministrata nel 2004 da Piergiorgio Romiti e dall’allora presidente Paolo Savona (dal 2019 presidente della Consob), le motivazioni dell’assoluzione sono state depositate l’altro giorno in cancelleria dal giudice Piero Gamacchio. È l’ultimo deposito del 67enne magistrato che giovedì scorso ha annunciato di andare in aspettativa 45 giorni (fino poi alla pensione già programmata per luglio) dopo le «leggerezze, pur mai riverberatesi sul lavoro», nell’intermittente saldo di conti in alcuni ristoranti, e dopo la mancata restituzione di 40.000 euro prestatigli nel 2018 da un vecchio amico avvocato (sposato con una giudice) che per riaverli gli ha pignorato un quinto dello stipendio. E proprio il deposito dopo 7 anni (al riparo almeno della sostanziale imprescrittibilità della responsabilità amministrativa dell’ente) è altro perfetto paradosso dell’incarnarsi, nel medesimo magistrato assai stimato da avvocati e pm milanesi, di un peculiare connubio: tra un giudice già una volta sanzionato disciplinarmente per ritardi nelle sentenze, e un giudice nel contempo addirittura secondo per produttività in tutta la Corte d’Appello. L’indagine dello scomparso pm di Monza Walter Mapelli nacque già sotto una luna storta, allorché l’iniziale perquisizione in Impregilo, ordinata nel novembre 2004, coincise con l’anticipazione di un articolo: episodio che poi la Procura di Milano archivierà arrendendosi all’impossibilità di farlo discendere con certezza dalla compresenza a cena, la sera prima, del generale comandante regionale della GdF Emilio Spa-ziante, di un magistrato dell’Ispettorato del ministero della Giustizia (Otello Lupacchini), e del cronista Gianluigi Nuzzi. A Milano, mentre la prescrizione estinse le posi-zioni di Savona e Romiti, il gup Enrico Manzi nel 2009 e l’Appello nel 2012 assolsero Impregilo, ma nel 2013 la Cassazione ordinò un Appello-bis (celebrato appunto nel 2014) sull’adeguatezza o meno dei modelli organizzativi aziendali.