la Repubblica, 26 aprile 2021
Il supercomputer e la sfida della sostenibilità
La ricerca sui materiali che consente di minimizzare l’impiego di materie prime e di aumentare la quantità di riciclo una volta che i prodotti giungono a fine vita. La crescita della capacità di calcolo grazie alla quale un macchinario può ottenere performance migliori, ma a fronte di consumi ridotti di energia. L’evoluzione tecnologica va di pari passo con la sostenibilità. Due facce della stessa medaglia, come dimostra davinci-1, nuovo super computer di Leonardo, installato nella Torre Fiumara di Genova, che appena nato è stato inserito tra i primi 100 supercomputer al mondo secondo la classifica Top 500 ed è finito sul podio del settore A&D (Aerospazio & Difesa). A stilare il ranking, con cadenza semestrale, è una giuria internazionale di esperti che prendono in considerazione il potenziale dei nuovi supercomputer e il livello di innovazione apportato alla società, non solo a livello di prestazioni di calcolo, ma anche per le cadute sulla produzione industriale e la vita quotidiana. Tanti i terreni di possibile innovazione: dalla manutenzione predittiva, che consente alle macchine di ripararsi da sole, allo sviluppo delle smart city, che puntano a risolvere problemi come il traffico e l’inquinamento grazie all’analisi avanzata dei dati, fino al cosiddetto internet of thing, vale a dire oggetti in grado di comunicare tra loro senza interazione dell’uomo (la tecnologia alla base delle auto a guida autonoma).
Qualche numero può aiutare a comprendere l’eccezionalità di questo gioiello realizzato dalla società italiana attiva nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza, in partnership con Atos (gruppo dell’It con sedi in Francia e Germania) e grazie all’impiego acceleratori di ultima generazione Nvidia (azienda californiana di processori) A100. Il davinci- 1 è dotato di una batteria di oltre 150 unità di supercalcolo, per una potenza complessiva superiore a 5PFlops (5 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo), pari a quella di 10 mila pc di ultima generazione. Ogni unità di calcolo è collegata alle altre da una rete ad alte prestazioni in cui ogni singola connessione possiede una banda di 100Gbit/secondo equivalente a mille connessioni internet a banda larga.
«La tecnologia è avanzatissima, ma può poco se non vi sono professionisti in grado di farla evolvere continuamente e di integrarla con le attività di gruppo», spiega Valerio Cioffi, direttore generale di Leonardo. Per questa ragione il supercomputer rientra nell’ambito di attività dei dieci Leonardo Labs, incubatori nei quali vengono concepite, sperimentate e affinate le nuove tecnologie che permettono il posizionamento sulle nuove opportunità di sviluppo del gruppo.
«Oggi in questi laboratori lavorano giovani ricercatori, affiancati da personale Leonardo; l’obiettivo è arrivare a diverse centinaia di professionisti entro i prossimi cinque anni», aggiunge il dg. Ricordando che la partita della competitività richiede nuove competenze: «Servono professionisti in grado di stare al passo con una trasformazione tecnologica che viaggia a un ritmo impressionante, ma allo stesso tempo offre nuove opportunità di lavoro ad alta specializzazione», aggiunge. Per poi ricordare che le caratteristiche dell’industria 4.0, quella che combina i processi e la produzione fisica con la tecnologia digitale, si sposano alla perfezione con la necessità di indirizzare lo sviluppo in chiave sostenibile. Nella consapevolezza ormai diffusa che ridurre le emissioni inquinanti nell’ambiente e preservare le risorse naturali non è solo un imperativo dal punto di vista etico, ma può anche creare opportunità di crescita del business, accompagnandole con una progressiva riduzione dei rischi ai quali ogni azienda è esposta.«Nel nostro settore aerei, elicotteri, sistemi autonomi sono sempre più ‘intelligenti’, capaci di scambiare informazioni fra loro e con altri sistemi», sottolinea Cioffi. Per comprenderne i benefici, basta un esempio: con la progettazione sviluppata digitalmente si può arrivare a guadagnare l’80% del tempo rispetto a quella tradizionale. «Un prodotto che ha un gemello digitale (una copia dell’originale, del quale ne simula il comportamento, ndr) può essere modificato più rapidamente, consente sviluppi a basso costo e ad alto livello di efficienza, con ricadute positive anche sotto il profilo ambientale, garantendo un minor consumo di energia e materiali».