Il Sole 24 Ore, 25 aprile 2021
Coperte e ora legale
Chi come me andava per rifugi e bivacchi alpini alla fine del secolo scorso ricorderà certe coperte militari di lana grigia, infeltrite, piegate con cura dai gestori e disposte sui tavolati dei dormitori ad attendere i camminatori alla fine della giornata. Dispiegandole per coricarsi si andava subito a cercare le scritte in bianco che fornivano l’orientamento della coperta. Coperte orientate? Era chiaro a tutti: non ci si aspettava che venissero lavate ogni giorno, e si sapeva che venivano usate da alpinisti come noi, che avevano quindi messo a duro lavoro le estremità inferiori. Fortunatamente la manifattura tessile aveva stampigliato in chiare lettere TESTA e PIEDI ai due estremi di ciascuna coperta.
È quello che oggi chiameremmo un nudge: un suggerimento comportamentale cui è difficile resistere. In questo caso, la soluzione a un gioco di coordinazione. Pensate alla difficoltà di convincere migliaia di persone che non si conoscono tra loro, e che pure sono perfettamente motivate a non mettere la testa dove altri mettono i piedi, a ripiegare le coperte in modo da trasmettere l’informazione che permetterà a chi viene dopo di non mettere la testa dove loro hanno messo i piedi: un esercizio di fiducia nel prossimo e al contempo di altruismo di cui vediamo subito i limiti (per esempio, non torneremo più in questo rifugio, perché preoccuparci di chi viene dopo di noi).
La scritta che orienta ci solleva da questi pensieri: sappiamo che a parte qualche scocciatore masochista (ci sono, ci sono) gli interessi individuali degli alpinisti sono perfettamente allineati e risultano in un comportamento collettivo virtuoso: se proprio vuoi scocciare gli altri, imponendo loro la traccia dei tuoi piedi, devi pagare un prezzo, che è sopportare la traccia dei loro.
Il gioco di coordinazione è una risposta al problema del cambiamento massiccio di comportamento, un tema che oggi è attuale nel contesto della crisi ambientale. Non basta che Anna o Marco riciclino l’imballaggio di cartone: bisogna che tutti, o quantomeno moltissimi, lo facciano. E sappiamo che il cambiamento massiccio di comportamento è difficilissimo: difficile convincere individualmente le persone a fare cose che pure sono nel loro interesse immediato (vedi l’esempio della coperta), difficile se l’interesse non è immediato, e difficile passare dal convincimento all’azione e ancor più alla ripetizione dell’azione nel tempo. Queste difficoltà si moltiplicano tra loro. Ma l’esempio della coperta è interessante e ci mostra una strada, quella del design istituzionale, che permette di trovare soluzioni creative ed efficaci.
Voglio fare un altro esempio che trovo spettacolare. Immaginate che vi sia un consenso chiaro sul fatto che faccia bene all’economia, all’ecologia e alla salute personale alzarsi un’ora prima a partire da fine marzo ogni anno (attenzione: non c’è veramente un consenso, ma immaginiamo che vi sia ai fini dell’argomento): la gente passerebbe più tempo all’aperto nei ristoranti la sera, si consumerebbe meno energia elettrica, si farebbe più esercizio fisico dopo l’orario tipico di lavoro, eccetera. Bene, adesso mettetevi nei panni di un ambizioso spin doctor che deve creare una grande campagna di informazione per convincere individualmente centinaia di milioni di persone a svegliarsi un’ora prima ogni giorno. Poveretto! Tanto per cominciare, i recalcitranti non saranno certo una minoranza come gli scocciatori della coperta orientata; anche i più energici tra noi troveranno che gli si sta rubando un’ora di sonno; e metti pure di aver convinto il 60% della popolazione con una campagna di informazione martellante che dura per mesi (il cui contenuto faccio peraltro fatica a immaginare), come ce la caviamo con una parte della popolazione che non sa bene che cosa fare di sé in quell’ora mattutina, con gli uffici chiusi perché gli altri non si sono svegliati?
L’esercizio che vi ho proposto ha profonde implicazioni, ma soprattutto ribadisce che è veramente difficile pensare di cambiare in modo massiccio il comportamento individuale facendo delle campagne eccetera, anche nelle condizioni favorevolissime in cui: 1) la causa è buona 2) c’è consenso, 3) e il cambiamento è nell’interesse diretto delle persone. (Da cui segue che potete smettere di finanziare campagne di informazione e di comunicazione. Se volete esempi storici, pensate alle inutilissime campagne sul fumo o sulle cinture di sicurezza, che hanno imperversato per anni prima che il cambiamento arrivasse con le leggi appropriate: rispettivamente il divieto di fumare nei luoghi pubblici e l’obbligo delle cinture assortiti da multe e da disincentivi assicurativi.)
Ma l’esercizio mostra anche che ci sono delle soluzioni di facilissimo impiego, come nel caso di TESTA-PIEDI! Come tutti sanno, basta che un’autorità centrale decreti che da domani le sette del mattino saranno le otto del mattino. Tutto qui. Il movimento dei no-sveglia può fare quello che gli pare, far finta che l’ora legale non sia scattata: i suoi adepti arriveranno in ritardo in ufficio, perderanno appuntamenti importanti, entreranno al cinema a metà proiezione, sottoporranno un progetto dopo la scadenza, e via dicendo. Il cambiamento massiccio di comportamento è qui il risultato di un semplice aggiustamento nel punto di riferimento temporale, una nozione astratta, e dell’esistenza di una soluzione stabile in un gioco di coordinazione.
(Ripeto, a tutti quelli che mi scriveranno per criticare l’ora legale: stiamo lavorando nell’ipotesi che i costi dell’ora legale siano sufficientemente inferiori ai benefici da giustificarne la messa in atto.)
Il costo dell’operazione è minimo rispetto alle campagne di informazione, e a differenza delle campagne, il risultato è certo.
Come nel caso delle coperte, anche nel caso dell’ora legale un buon design istituzionale riesce a cambiare il comportamento in modo massiccio. Per cui: 1) voltiamo la pagina delle campagne di informazione; 2) cerchiamo designer istituzionali brillanti per proporre soluzioni creative ai problemi della crisi ambientale.