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 2021  aprile 25 Domenica calendario

La vita spregiudicata di Patricia Highsmith


 
Avrebbe compiuto cent’anni Patricia Highsmith il 19 di gennaio (stesso giorno di Edgar Allan Poe, poco più di un secolo prima), venuta al mondo sotto quella che definiva una «stella malaticcia». Ma certo la longevità non doveva essere nei suoi obiettivi dopo aver dissipato una vita all’insegna di Bacco tabacco e Venere, riscattata peraltro da una produzione letteraria che si sottrae alla definizione di genere, come il noir o il realismo gotico, pur avendoli lambiti, lontana comunque dai canoni hard boyled di Chandler, Hammer e James Cain. Quando nasce, i genitori si erano già separati. Un giorno la mamma, Mary, le confiderà di avere tentato di abortirla ingerendo della trementina, aggiungendo, per il gusto di provocarla: «È buffo che a te piaccia annusare la trementina, Pat». Della sua educazione si segnalano due aspetti rilevanti: l’interesse assai precoce per la lettura: Melville, Dickens, Poe, Conrad, Hawthorne e, non da ultimo, Dostoevskij, e, fin da subito, l’immersione quasi totalitaria nell’universo femminile: scuola, college (Barnard), amicizie, amori. C’erano state delle insegnanti salutiste che portavano le bimbe al mare e poi, tutte insieme nude, a sguazzare (Diana swimming) e vivere, nel caso di Pat, i primi turbamenti. Laureata a vent’anni, vive a New York nel Village, immersa nel grande fermento artistico, culturale e politico dei primi anni 40, quando in Europa infuria la guerra e l’America accoglie gli esuli in fuga dal nazifascismo, tra cui scrittori, scienziati e cineasti. Pat aderisce alla Young Communist League e si legge coscienziosamente testi di Marx e di Engels e persino I fondamenti del Leninismo di Stalin, ma poi agli impegnati, impegnativi dibattiti in sezione preferisce la vita bohémienne dei parties, delle gallerie d’arte, nel momento dell’esplosione dell’espressionismo astratto, dei club e dei bar delle grandi bevute, più consona alle sue aspirazioni letterarie. Puntando subito in alto, manda i suoi primi racconti al «New Yorker», invano, forse sconcertando i pur sofisticati redattori della rivista con le sue immersioni nei lati più tenebrosi dell’animo umano. La svolta avviene quando, nella sua ormai frenetica vita sociale e amorosa, incontra Margot Johnson, una talentuosa agente letteraria che si prende a cuore Sconosciuti in treno, il suo primo romanzo, congegno infernale per un doppio delitto perfetto. Margot non solo lo piazza da Harper, un editore di tutto rispetto per un’esordiente, ma riesce a metterne le bozze in mano ad Alfred Hitchcock convincendolo che è nelle sue corde, in particolare con il suo ultimo film, Rope (in italiano Nodo scorsoio). Il libro esce nel ’50 ed entra nella lista breve dell’Edgar Allan Poe Award; il film (con un finale annacquato) nel ’51 ed è il motore, anche per il libro, di un successo internazionale. In Italia lo pubblica Bompiani nel ’54, ma senza seguito: per leggere altri suoi libri in italiano ci vorranno oltre vent’anni e la passione di Oreste Del Buono e di Vittorio Di Giuro e, a seguire, quella dello scrivente e di Elisabetta Sgarbi che riescono a portarsi in dote alla Nave di Teseo anche l’opera della Highsmith.
Patrizia, però, nell’euforia del successo, aveva provato a rovinare tutto con il suo secondo libro, The Price of Salt, l’autobiografica ossessione amorosa di una giovane commessa per una bellissima, elegante e ricca cliente, madre di famiglia. Questo in un’epoca in cui storie di lesbismo erano tollerate in un’editoria di nicchia, a patto che sfociassero nella redenzione etero o in una tragica infelicità fino al suicidio. La provvidenziale Margot convince Patrizia a usare uno pseudonimo, le trova un piccolo editore di qualità e il libro diventa un bestseller perché, anche grazie al lieto fine, conquista un largo pubblico di antenati LGBT. È solo nel 1990, a quasi settant’anni, che si decide a pubblicarlo con il suo nome e il nome della protagonista maggiore Carol come titolo, magari in coincidenza con il lento spegnimento nella malattia di sua madre Mary, che tutta la vita l’ha perseguitata per la sua “perversione”.
Carol resa indimenticabile dal volto di Cate Blanchett, nel film di Todd Haynes (2015), quando introduce l’estasiata Therese nella Hoak Room dell’Hotel Algonquin dove aleggia ancora la presenza di Dorothy Parker. Con la conquista di un relativo benessere, Pat si sente pronta a varcare l’Oceano, volta a un consumismo culturale, agevolato nel suo caso da una discreta conoscenza delle principali lingue europee, vettore di più ampi scenari narrativi. Un po’ com’era successo a Fitzgerald, Hemingway, Dos Passos tra le due guerre. Tom Ripley, per esempio, protagonista di cinque romanzi, il suo alter ego, con l’unica differenza che lei non ha mai eseguito efferati assassinii ma solo pensati, nasce a Positano («la sua Betlemme»). Al di là dello spunto narrativo fornitole dalla lettura de Gli ambasciatori di Henry James, dove un signore del New England incarica un giovane di recarsi a Parigi per recuperare il figliolo sperduto nella dolce vita della Ville Lumière, Patrizia, un mattino, dalla terrazza dell’albergo Miramare, vede Tom Ripley in un ragazzo bruno, con i pantaloncini corti, un asciugamano sulle spalle e con sandali salire dalla spiaggia. (Lei non lo precisa ma noi sappiamo che i sandali sono di cuoio biondo, come quelli che gli artigiani locali ti confezionavano su misura in pochi minuti a un prezzo irrisorio). Tom, nel primo romanzo della serie, Il talento di Mr. Ripley (1957), la sua missione di recupero del giovin signore la svolgerà a Positano, ribattezzata Mongibello, dando avvio alla sua carriera di criminale psicopatico, ambiguo seduttore, più duttile di Zelig, bon vivant, prototipo del figlio di puttana che l’autrice riesce a renderci perfino simpatico. Tom, portato sullo schermo più volte da fior di registi con il volto, a mio parere più azzeccato, anche di Matt Damon, sarà celebrato per questo centenario con una serie tv prodotta da Showtime. Ma la sorpresa maggiore, in autunno, sarà la pubblicazione da parte della Nave di Teseo di Diario e taccuini che ci sveleranno tutti i retroscena della sua opera narrativa oltre alle trame di una vita scapestrata, oltre ogni limite.