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 2021  aprile 25 Domenica calendario

La seconda vita dei fari

Ho dormito una notte in un faro, abbracciata al vento. Era novembre. La lanterna di Rua Reidh, in gaelico “punta ammorbidita”, nelle Highland occidentali, in Scozia, si alzava solitaria all’estremità di una penisola rivestita d’erica, al termine di un sentiero tagliato da rivoli color del whisky. Progettata da David Stevenson cugino del Robert Louis scrittore e automatizzata nel 1986, aveva 8 camere e una grande cucina per mangiare tutti insieme. Dopo un tramonto che spennellò il cielo di rosa-dentifricio, mi misi a letto. Nell’illusione di ripararmi dall’ululare del vento, accumulai le coperte che non servivano nel caminetto spento. Stregata da quel non luogo tra terra e mare, non chiusi occhio quella notte. Eppure, il faro è l’archetipo dell’approdo. Il guardiano era il suo custode. Olio d’oliva, di colza e di balena bianca erano i suoi combustibili. Il bianco di Spagna e la terra detta “rossetto inglese” servivano a lucidare le lanterne; gli stoppini venivano tagliati con forbici ricurve usate per i peli delle orecchie dei cavalli.
Austeri e sfidanti delle tempeste, il nome ereditato dalla torre di Pharos, a ovest del delta del Nilo nel III secolo a.C. illuminata da un fuoco di fascine, i fari erano 130 nel 1800, nel mondo. Nell’elenco apparivano anche il Faro di Livorno, del 1303, e la Lanterna di Genova, del 1128, dotata della “stanza dello scapolo” da cui si accendeva il segnale luminoso. Le coste italiane ne annoverano adesso 147. Con 541 fanali, 146 mede (segnalamenti della rotta di entrata a un porto) e 27 boe luminose, sono di responsabilità del Servizio Fari della Marina Militare. Seguendo il destino degli altri fari del mondo, alla fine degli anni 1990 sono stati automatizzati, dotati di lampade elettriche, sorgenti luminose a LED o a scarica di gas, monitorati ormai a distanza. Le prime riconversioni in piccoli alberghi o musei (il Faro della Vittoria a Trieste, la Lanterna di Genova e il Faro di San Venerio sull’isola del Tino) sono recenti, successive alle metamorfosi già avvenute in Norvegia, Scozia, Cornovaglia, Stati Uniti e Croazia.
Il primo in Italia a mutare destinazione d’uso in seguito a una gara dell’Agenzia del Demanio è Capo Spartivento, una robusta casa rossa del 1864 acquattata tra euforbia e lentisco a ovest delle spiagge di Chia, in Sardegna. L’ultimo guardiano, Guido Leone, se ne era andato nel 1972, lasciandosi alle spalle la mulattiera di Cala Cipolla, le capre e i muli ricevuti in dotazione. Con l’automazione della lanterna se ne andò anche il maestro che, per 25mila lire al mese, veniva a fare scuola ai bambini. All’inizio degli anni 2000 fu l’imprenditore cagliaritano Alessio Raggio, adesso socio di maggioranza di New Fari Srl, a vincerne la concessione. Il ritrovamento di un mucchietto di fotografie nell’archivio della Marina Militare alla Maddalena lo guidò nella ricostruzione. Un processo, all’insegna dell’adozione del fotovoltaico e della fitodepurazione delle acque, che non si è mai fermato. Di recente, Raggio ha rilevato anche i vicini alloggi dei semaforisti, «un rudere che avrà 4 suite e una piscina sospesa con vista sull’isola di Tuerredda».
Successivi bandi di Regione Sardegna, Demanio Ligure e Difesa Servizi, la Spa controllata dal ministero della Difesa che ha la missione di valorizzarne il patrimonio immobiliare (54 milioni di fatturato nel 2020), gli hanno affidato la concessione del Semaforo di Capo Figari a Golfo Aranci davanti all’Isola di Tavolara, del Faro di Guardia a Ponza il cui progetto prevede la realizzazione di un palco a sbalzo con un pianoforte a coda, e del Semaforo Nuovo del Parco di Portofino: «tre camere da raggiungere in 40 minuti di cammino, cambusa da calare in elicottero e parete touch screen che riproduce il suoni della natura», con cantieri che partiranno a breve.
Un patrimonio, quello delle lanterne con segnalamento attivo e non, con gli alloggi dei faristi ormai inutilizzati, entrato nel progetto Valore Paese Fari, portato avanti da Difesa Servizi con l’Agenzia del Demanio, che snocciola i seguenti risultati: 40 fari dati in concessione, 8 ancora disponibili nell’ambito del bando che scade il 23 giugno 2021 che comprende Capel Rosso, Isola di Giannutri; Capo Rizzuto; Capo Rossello, Realmonte; Dromo Caderini; Vieste; Punta Alice, Cirò Marina; Punta Stilo, Monasterace; Rasocolmo. Con Punta Fenaio al Giglio, Capo Faro a Salina e il Faro di Brucoli trasformati in piccoli hotel di carattere, altri in procinto di aprire. Beni fragili su cui insistono vincoli monumentali, paesaggistici, talvolta archeologici, come a Brucoli, la lanterna che guarda all’Etna, con alle spalle un castello aragonese del 1400, costruito su antiche cisterne, da cui sono state ricavate 3 camere improntate a design anni ’60, pietra di Modica e lampade di Mario Nanni.
Nell’ottobre del 2020 i fari suscettibili di riconversione sono convogliati nel progetto Valore Paese Italia, partecipato anche da Enit e MiBact, che prevede la messa in rete e la valorizzazione di torri e fari, dimore storiche, beni pubblici su cammini e ciclovie, musei militari, case cantoniere, foresterie e circoli militari. Un prossimo bando del Demanio metterà a disposizione ulteriori fari in Calabria. A fine agosto, dal Porto Antico di Genova partirà il Marina Militare Nastro Rosa Tour 2021, con arrivo all’Arsenale di Venezia, organizzato da Difesa Servizi. E chi avrà la fortuna di essere a bordo del veliero di appoggio sperimenterà un inedito lighthouse watching.