la Repubblica, 25 aprile 2021
La mappa dei medici no-vax
Le mail stanno ancora arrivando, le Regioni fanno i conteggi, confrontano le liste dei vaccinati con i nomi ricevuti dagli Ordini, dalle Asl, dalle strutture private grandi e piccole. Manca ancora tanto a finire il lavoro, così la legge sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è ferma. Non si sa ancora quanti sono i medici e gli infermieri no-vax. Intanto sono già saltati tutti i primi termini indicati dalla norma e quelli successivi lo saranno a breve. L’ultimo era il 16 aprile, quando tutti gli assessorati dovevano essere in grado di dire chi sono i sanitari senza vaccino. Solo alcune Regioni sembrano vicine a concludere il lavoro. La Toscana ne ha contati 13 mila su 65 mila, la Liguria 7 mila, il Lazio ne stima 10 mila. Al momento pare impossibile che l’obbligo parta ma se ritarda la sua utilità diventerà minima, visto che il decreto che lo ha istituito prevede che sia valido fino alla attuazione completa del “Piano strategico vaccinale” e comunque non oltre la fine dell’anno.
Cosa prevede la legge
La norma è stata annunciata dal premier Mario Draghi il 26 marzo. In vigore dal primo aprile, dà termini serrati. Entro cinque giorni (il 6 aprile) gli Ordini dei medici, le Asl, i privati dovevano scrivere agli assessorati alla Salute i nomi dei loro dipendenti sanitari. Sono giunte migliaia e migliaia di mail, visto che alcune attività, come gli studi dentistici, sono piccolissime. Entro 10 giorni, (il 16 aprile) le Regioni dovevano capire chi tra quei lavoratori non fosse vaccinato. Subito dopo i nomi delle persone senza copertura andavano trasmessi alle Asl di residenza, che avrebbero chiesto loro conto della mancata vaccinazione. Quando quelle comunicazioni finalmente arriveranno, gli operatori avranno 5 giorni per spiegare il perché della mancata copertura e prenotare la somministrazione. Altrimenti saranno sospesi dalle mansioni «che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio».
Obbligati anche i giovani
L’obbligo riguarda categorie più ampie di quelle indicate dal generale Francesco Figliuolo nell’ordinanza sulle priorità. Secondo la norma devono vaccinarsi «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario» (cioè farmacisti, medici, odontoiatri, veterinari, biologi, fisici, chimici, psicologi, infermieri, ostetriche, tecnici, massofisioterapisti, operatori socio-sanitari, assistenti di studio odontoiatrico). Professionisti impiegati in «strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali». Ma il commissario straordinario per l’emergenza il 9 aprile, dopo l’approvazione del decreto, nell’ordinanza sulle priorità sembra indicare un numero meno ampio di categorie, cioè «tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid- 19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private». Per alcuni degli obbligati, come il famoso “psicologo trentacinquenne” citato dal premier come esempio di professionista da non proteggere subito, quindi oggi non sarebbero previsti vaccini.
Le Regioni sono indietro
Quasi tutte le Regioni stanno ancora facendo verifiche sui nomi. La Liguria per ora è a 7 mila non vaccinati su 2 mila mail. La Toscana è a 13 mila su 65 mila operatori, cioè al 20% di non coperti. Ma ha da verificare altri 30 mila nomi. L’Emilia-Romagna ha 150 mila nomi da analizzare e si aspetta un 5% di operatori non in regola. La Lombardia non ha dati ma ritiene che i non vaccinati alla fine saranno il 10%. Stesso numero per la Puglia. Il Lazio ritiene di arrivare al massimo a 10 mila medici e altri professionisti della sanità non vaccinati. Piemonte e Campania non sono ancora in grado di comunicare dati. Va detto che questi numeri poi potrebbero ridursi, ad esempio di fronte a lavoratori che dimostreranno di aver avuto il Covid da poco e di non dover vaccinarsi adesso.
Il Garante della privacy
Come sul decreto che introduce il pass vaccinale, il Garante della privacy non è stato consultato prima della stesura della legge sull’obbligo e ora sta valutando anche questa normativa. In base alla legge deve essere sentito prima dell’approvazione di ogni norma che riguarda il trattamento dei dati. E in effetti alcune Regioni hanno segnalato al Garante i problemi che potrebbero esserci nella comunicazione da parte loro dei dati dei non vaccinati alle Asl.