la Repubblica, 25 aprile 2021
La variante indiana fa paura
Con l’India in fiamme per le pire funerarie delle persone uccise dal Covid e travolta da un milione di casi in tre giorni si accrescono i timori sulla variante nata in quel Paese. Per ora i casi scoperti in Europa sono pochi e per le autorità sanitarie internazionali quella modifica del coronavirus è considerata “under investigation”, cioè deve essere approfondita. Al ministero alla Salute si studia la situazione e quando il quadro sarà più chiaro potrebbero essere adottare misure restrittive per chi viene dall’India identiche a quelle previste a suo tempo per il Brasile, sempre a causa di una viariante. A metà gennaio il ministro Roberto Speranza aveva firmato un’ordinanza che bloccava i voli in partenza dal Paese sudamericano, vietando l’ingresso in Italia anche a chi l’aveva transitato nei 14 giorni precedenti. Chi rientrava dal Brasile doveva fare il tampone ed era invitato a rivolgersi ai dipartimenti di prevenzione.Quella variante non si è fatta largo in Italia, la sua presenza è piuttosto bassa in tutti gli ultimi monitoraggi dell’Istituto superiore di sanità e delle Regioni. Ad affermarsi è stata invece la variante inglese. Proprio in Inghilterra è stato scoperto dal 22 febbraio ad oggi il numero più alto di casi di variante indiana in Europa, cioè 122. Sono comunque 21 i Paesi dove è stata individuata e tra questi da ieri c’è la Svizzera, dove è stato trovato un positivo alla variante. In Italia è stato rilevato un solo caso, nel marzo scorso in Toscana.
La variante indiana ha una duplice mutazione della proteina spike e al momento non ci sono evidenze che sia più infettiva o capace di sfuggire ai vaccini. È quello che sta succedendo in India, con un aumento dei casi, a tenere in apprensione. Secondo Massimo Ciccozzi, ordinario di statistica medica ed epidemiologia molecolare al Campus Bio-Medico di Roma, la maggiore trasmissibilità potrebbe essere confermata «dal veloce aumento di casi in India, mentre è per ora contenuta la sua presenza in Europa. Si sta valutando anche la risposta ai vaccini. Dai primi dati, emergerebbe una lieve minore efficacia dei vaccini disponibili su questa variante. Sembrerebbe calare leggermente la risposta degli anticorpi neutralizzanti stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T. Questa comunque è una buona notizia perché indicherebbe una certa efficacia dei vaccini in uso».
E ieri nel mondo si è raggiunta la quota di un miliardo di vaccini somministrati, in meno di 5 mesi. Più della metà sono stati fatti in tre Paesi: gli Usa (225 milioni), la Cina (216) e proprio l’India (138). Il Paese con più immunizzati in rapporto alla popolazione, 6 su 10, è invece Israele.