Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 24 Sabato calendario

Scene da un divorzio. Così si è rotto il patto tra Grillo e Casaleggio


Che sarebbe finita così, bisognava capirlo quando ci fu il trasloco. Ovvero quando Gianroberto Casaleggio decise di spostare il cuore digitale del Movimento dal sito Beppegrillo.it al suo, ribattezzandolo “Blog delle stelle”. L’amico, fino ad allora proprietario del simbolo, del blog e dunque del M5S, non voleva saperne. Così la telefonata si concluse malissimo: «Vaffanculo, non ti voglio più sentire!» disse Casaleggio. Fu quella l’ultima volta che parlò con Grillo, perché qualche giorno dopo morì.
La coppia che avrebbe messo sottosopra la politica italiana era nata la sera del primo aprile di dodici anni prima, in un camerino del teatro Goldoni di Livorno. Il comico aveva letto un articolo che lo aveva colpito e lo aveva invitato al suo spettacolo. «Venne in camerino – raccontò poi – e mi descrisse webcasting, chatterbot, wiki, downshifting, usability e copyleft. Lo assecondai, sorrisi, cercai di non contrariarlo. Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie alla Rete».
L’indomani Casaleggio se ne tornò a Settimo Torinese, dove era candidato alle comunali in una lista civica (prese sei voti, la lista arrivò terza su tre) mentre Grillo cominciò a riflettere sulla proposta che il geniale sconosciuto gli aveva fatto: creare un suo blog.
Nove mesi esatti dopo il suo concepimento, nacque così il sito Beppegrillo.it, che diventò rapidamente un fenomeno internazionale. Il comico era l’oratore, il frontman, ma il blog lo gestiva Casaleggio, con suo figlio Davide. Insieme decisero l’assalto al fortino della politica, insieme pianificarono i Vaffa Day, insieme lanciarono il Movimento 5 Stelle. Ma legalmente ognuno si teneva il suo.
Così solo Grillo era il proprietario del simbolo del Movimento, indispensabile per presentare le liste. E solo Grillo (con il nipote e il commercialista) fondò nel 2012 l’“Associazione Movimento 5 Stelle”. Alla “Casaleggio Associati” toccò la gestione operativa: il blog, strumento fondamentale per orientare, intercettare e far votare gli iscritti.
Sembrava che potesse funzionare. E infatti funzionò fino al 2015, quando Gianroberto – gravemente malato – decise di lasciare al figlio qualcosa di più. Così prima registrò a nome di Davide un nuovo sito (il Blog delle Stelle) poi fondò con lui una nuova creatura, l’Associazione Rousseau. Davanti al notaio, padre e figlio versarono 150 euro a testa e si autonominarono a vita presidente, vicepresidente, membri del consiglio direttivo e tesoriere. Era l’8 aprile 2016: quattro giorni dopo, Gianroberto morì e tutto restò a Davide.
Il quale riuscì a fare quel trasloco che Grillo aveva negato al padre. Fondando una nuova “Associazione Movimento 5 Stelle” i cui soci erano solo due, lui e Luigi Di Maio, ciascuno dei quali otteneva qualcosa da Grillo: Di Maio l’uso gratuito del simbolo, Casaleggio jr il passaggio a Rousseau della gestione delle votazioni dei Cinquestelle. Con il trasferimento immediato di tutti i dati dal sito di Grillo al suo.
Per la seconda volta, il comico non la prese bene. I rapporti con il figlio dell’amico scomparso sono così diventati sempre più freddi, ma a lui è rimasto il bastone del comando. Che non ha esitato a usare, nei momenti più difficili.
Spingendo i suoi ad accettare prima l’alleanza con il Pd per dar vita al Conte-bis – un’alleanza contro la quale Gianroberto aveva usato parole nettissime: «Se entrasse in un governo con il Partito democratico, io uscirei dal Movimento» – e poi persino quella con l’odiato Berlusconi, già bollato come «psiconano», per far nascere il governo Draghi.
Ormai divisi anche sulla linea politica, sulla fedeltà alle origini e sulla gestione del Movimento, alla fine Grillo e Casaleggio si ritrovano oggi prigionieri degli incastri che erano stati architettati per blindare la stanza dei bottoni, costretti a rivolgersi agli avvocati per risolvere una faccenda che riguarda, alla fine della fiera, proprio ciò che Beppe e Gianroberto, quella sera di 17 anni fa nel camerino del Goldoni consideravano lo sterco del diavolo: il denaro della politica.