Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 24 Sabato calendario

E San Gennaro fa causa al sindaco “Paga i tuoi debiti”


ROMA – È la controparte con cui eviteresti di duellare. La causa che nessun primo cittadino vorrebbe mai discutere. Nessuno, forse, a parte de Magistris. Perché quelle quindici pagine arrivate a Palazzo San Giacomo, poche ore fa, danno in estrema sintesi l’infausta notizia: San Gennaro cita in Tribunale il Comune di Napoli. Una vicenda antica e nobile – e di indiscutibile valore civile, che va ben oltre il diffuso culto popolare – finisce in carte bollate e lite. Una storia che non sarà un miracolo a sanare. E di cui, necessariamente, dovrà farsi carico anche il nuovo primo cittadino, all’esito delle amministrative d’autunno.
Sono quasi «undici anni di debiti» accumulati dall’ente locale a spingere la Cappella del Tesoro a promuovere il giudizio contro il sindaco della capitale del sud: la cui iconografia, non solo popolare e cattolica, è quasi inscindibile dal sangue di San Gennaro, e dal prodigio di quella liquefazione nelle ampolle. Che, per tre volte l’anno (il 19 settembre, il 16 dicembre e il sabato precedente la prima domenica di maggio) attira da secoli pellegrini, studiosi, curiosi, turisti. Una diatriba che incrocia memoria e simbologia del patrono: e in cui, per paradosso, la Chiesa non c’entra. Perché quella Cappella, che custodisce le preziose reliquie e il tesoro del martire (ori, argenti, pietre preziose: in gran parte esposti, fino alla pandemia, nel Museo poco distante) è sì uno spazio sacro incastonato nel Duomo: ma governato da un organo laico, la cosiddetta Deputazione, composta da 12 membri. Totalmente indipendente dal potere ecclesiastico. E al cui vertice, non a caso, siede sempre il sindaco.
L’idea stessa della Cappella da erigere nacque tra eruzioni e sconvolgenti pesti – in un’epoca di profonda sofferenza, un po’ come nei giorni dei Covid – su un “patto” che popolo e famiglie nobiliari proposero al santo. Lo ricostrisce puntualmente l’avvocato Andrea Pisani Massamormile nell’articolato atto di citazione depositato in Tribunale, per spiegare su quali basi il sindaco Luigi de Magistris, debba versare alla Cappella, senza se e senza ma, una retta di circa 89mila euro l’anno. E perchè invece – considerate, dal 2011, le annualità in cui ha versato poco e le altre in cui non ha dato un euro – il Comune risulti ormai complessivamente debitore di 737mila 358 euro e 35 centesimi. Ovvero, il corrispettivo di quei 4.014 ducati iniziali che la città di Napoli si impegnò a versare per mantenere la Cappella edificata sulla promessa dell’intera comunità civile. «A nulla sono valse le sollecitazioni verso il Comune – scrive il professor Massamormile – Esiste una obbligazione verso la Cappella», e quel pagamento «non è una graziosa concessione, è l’adempimento di un obbligo». Ma se il Comune, quasi in pre-dissesto, soffocato dai debiti non potesse onorare l’impegno? Il marchese (in realtà, imprenditore) Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, uno dei più anziani membri della Deputazioen, allarga le braccia. «Sarebbe un’offesa enorme: prima ai napoletani, poi al santo patrono», spiega a Repubblica. «Significherebbe per la Cappella, dover trovare un altro patronato laico. Una ferita alla storia».
Ecco, la storia canta su San Gennaro. «Il 13 gennaio del 1527 i rappresentanti dei Seggi (i Sedili) di città, alla presenza dell’arcivescovo – annota ancora Massamormile – fecero voto di erigere la Cappella a San Gennaro in cambio della liberazione della città dalla peste; e per tale finalità si obbligarono a costituire una dotazione annua, mediante il denaro della città di Napoli, di cui erano i rappresentanti», stabilendo la «natura laicale dei beni», riconosciuta poi da varie bolle papali. Una dotazione «indispensabile»: per mantenere i pochissimi dipendenti, per la «manutenzione e il decoro dei beni, anche di interesse artistico e culturale», per curare l’ organizzazione delle feste di San Gennaro. Già «è stato sospeso» ogni obolo ai preti che dicono messa in Cappella. Ma i santi volano alto. Quella pecunia del Comune serve per non chiudere.